Scrivono i Prof

Un minuto, un seme

Scritto da La cinciallegra il 27 Maggio 2010.

Chissà se qualcuno si è accorto di uno stormo di cinciallegre che sorvolava Portogruaro, giovedì 20 maggio, intorno mezzogiorno…
Probabilmente no: il giovedì c’è mercato e figuriamoci se, invece di curiosare tra le bancarelle, uno si pensa di alzare gli occhi al cielo per vedere se, tra un piccione e l’altro, c’è qualche nuova specie di volatile che sorvola la città del Lemene!
Meglio. Siamo passate inosservate e dunque era impossibile barare.
Come già ricordato in altri articoli, avendo tempo a disposizione, per una cinciallegra è facile, volando, spostarsi velocemente e andare qui e lì; il problema è quando vuole essere in tanti luoghi diversi nello stesso momento e quel momento è…un minuto. Dalle ore 12.00 del 20 maggio 2010 alle ore 12.01 del 20 maggio 2010.
Non avendo il dono dell’ubiquità è impossibile.

Urge dunque l’aiuto delle amiche cinciallegre, e siccome il vincolo dell’amicizia per le cinciallegre è sacro, è bastato un fischio e in un battibaleno ci siamo trovate a decine; che dico: a centinaia.
Appuntamento alle 11.45 per accordi, poi ciascuna si è alzata in volo in missione speciale.
Ritrovo allo stesso posto per una veloce relazione e, “rompete le file”, ognuna è ritornata al nido proprio. Una mezz’oretta in tutto, niente di che.
Località e scopo della “missione” sono presto detti.
Poiché alla cinciallegra scribacchina era giunta voce che il Ministero dell’Istruzione aveva trasmesso alle scuole l’invito della Presidenza del Consiglio ad esporre a mezz’asta le bandiere, in segno di lutto per la scomparsa dei due militari italiani deceduti nell’attentato di Herat in Afghanistan e che, per onorare i militari caduti nella missione di pace, le classi e il personale degli Istituti erano stati invitati ad osservare, proprio alle ore 12.00 di giovedì 20, un minuto di silenzio in concomitanza con i funerali solenni, figuratevi se non era, questa, un’occasione imperdibile, per la cinciallegra con le zampette-scriventi, sia per osservare – lei sì – un minuto di silenzio, sia per fare un giretto sui davanzali delle classi di tutti gli Istituti di Portogruaro per…dare un’occhiatina.
Capite bene che da sola, pur con tutta la più buona volontà, proprio non ce la poteva fare.
Ecco il senso del fischio, ecco il motivo della convocazione urgente delle amiche cinciallegre, ecco il doveroso resoconto, per la verità poco entusiasmante.
Per rispetto ai militari caduti, noi, le zampette sui davanzali delle classi di tutte le scuole del Portogruarese le abbiamo appoggiate un po’ prima delle 12.00, in modo da non far rumore nemmeno con il battito delle ali e il nostro minuto abbondante di silenzio l’abbiamo osservato nel modo più semplice del mondo: stando zitte.
Nelle classi è successo un po’ di tutto.
Classi che non avevano ricevuto la circolare o l’avevano ricevuta ma non l’avevano letta o l’avevano letta ma non ne avevano tenuto conto; insegnanti che hanno osservato il minuto di silenzio perché ci credevano, insieme a studenti che hanno osservato il minuto di silenzio perché ci credevano; docenti che hanno ottemperato, perché “la circolare-lo-chiede-ma-noi-non-siamo-d’accordo”; professori che, non essendo d’accordo, non si sono posti il problema che forse i venticinque alunni di quella classe invece erano d’accordo e hanno finto di dimenticarsi della circolare; insegnanti che, invece del minuto di silenzio, prima, dopo, durante mezzogiorno hanno detto agli studenti “parliamone” (della circolare, o della presenza dei soldati in Afghanistan), oppure “decidete voi, che per noi fa lo stesso”; docenti che proprio in quel preciso momento dovevano spiegare, verificare, vedere un film, terminare un lavoro già iniziato, assegnare i compiti per tre giorni dopo, raccontare una barzelletta, parlare della gita, e dunque avrebbero anche voluto se avessero potuto, ma proprio non potevano; professori che, siccome erano in sala insegnanti o al computer, o in segreteria, credevano che la cosa non li riguardasse; studenti idem…
Impossibile riassumere tutto: pensate quanti Istituti ci sono a Portogruaro e quante classi.
Quanti “mezzogiorno” diversi hanno osservato, giovedì 20 maggio, i due occhietti delle tante cinciallegre amiche mie che si sono fermate sui davanzali delle aule, in silenzio, con il sottofondo dei rintocchi del campanile che tutti ci invidiano, perché pende e dà l’idea che siamo uguali a Pisa…
Bastava guardarli, quei due occhietti, al ritorno dalla “missione”, per capire se era stato un minuto bello o un minuto brutto, quello che avevano visto: non serviva neanche aprissero il beccuccio per relazionare…
Un minuto.
Cos’è “un minuto” in una giornata di scuola?
Cos’è “un minuto” per le due ore che, minimo, ogni insegnante trascorre con le sue classi ogni settimana?
Cos’è “un minuto” in un anno scolastico?
Cos’è “QUEL minuto intorno a mezzogiorno”, nelle ventiquattr’ore di un docente o di uno studente, non un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi, ma il 20 maggio 2010?
La cinciallegra scribacchina preme i tasti del computer e intanto pensa alla frase di Thomas Merton: “Il tempo galoppa, la vita sfugge tra le mani. Ma può sfuggire come sabbia oppure come una semente”.
Un minuto. Sabbia o semente.
La cinciallegra scribacchina preme i tasti del computer e intanto pensa alla frase di Robert L. Stevenson: “Non giudicare ciascun giorno in base al raccolto che hai ottenuto, ma dai semi che hai piantato”.
Un minuto. Un seme piantato oppure no.


P.S. Mi giunge notizia proprio ora che in altri paesi, in altre città, in altre province, in altre regioni d’Italia, altre amiche cinciallegre hanno curiosato in altri Istituti scolastici e giovedì 20 maggio, intorno a mezzogiorno, è accaduto lo stesso. Se può confortare, siamo nella norma…sic! (Dev’essere il singhiozzo. Ne soffrono anche le cinciallegre).
P.P.S. La cinciallegra scribacchina confessa che sabato a mezzogiorno ha osservato, credendoci, insieme ad una sua classe, che ci credeva, il minuto di silenzio che qualcuno, giovedì, si era “scordato”.
(E’ opinione comune tra le cinciallegre che un seme piantato anche due giorni in ritardo è sempre un seme piantato).

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