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La filosofia? Non serve a niente

Scritto da Prof. B il 13 Novembre 2013.

La filosofia? Non serve a niente
Ho passato mezza giovinezza a cercare di rispondere a due domande: 1."Studi filosofia? E a cosa serve?"; 2."Studi filosofia? E cosa sarebbe?".
Ricordo tante soste imbarazzate sul pianerottolo, con la condòmina di turno in attesa della risposta che non arrivava mai. Neanche alla prima delle due domande, quella più facile. Avevo provato a esser sincero con una zia, una volta: "Studio filosofia perché – avevo spiegato – pur preferendo la letteratura, mi pare che un libro di filosofia in mano faccia tutt’altro effetto, quanto a darsi un tono". A quel punto la zia, pensando con gratitudine ai suoi figli miei cugini (Economia e commercio, soprattutto commercio) e guardando sua sorella mia madre, aveva pianto una lacrima sola, simbolica di tutto il dolore che lei si sarebbe risparmiata, e preso la fuga. (Nella vita, mi è capitato altre volte di esser sincero e di scatenare il panico. Mai più, non fa per me.)
Nei lunghi anni fuori corso all’università (l’altra metà della mia giovinezza), avevo perciò elaborato una serie di risposte pronte all’uso. Va da sé che, se non avessi avuto il problema di dover dare false spiegazioni a dirimpettai e parenti, mi sarei laureato prima; ma il fetore di cavolo che emana dagli usci altrui è più fastidioso di quello di casa propria, e far chiudere la porta alla condòmina inquirente era diventato il mio trenta-e-lode.
"La filosofia allarga la mente", "Serve a trovare un equilibro, a non finire dall’analista" ripetevo, di ritorno dall’analista. O ancora: "E’ terapeutica; e infatti deve sapere che…" – ma la condòmina, a quanto pare, sapeva; e, sapendo, raccoglieva in fretta e furia scopa e paletta e via di corsa in casa, mentre le vibrisse le fremevano per lo spavento. Io invece, salutato l’ultimo bigodino, riprendevo indisturbato la via delle scale.
Insomma, tanta fatica per niente: anzi, a considerare le reazioni di quanti ormai mi tappavano la bocca appena cercavo di rispondere, c’era quasi da credere che gli interrogativi non fossero autentici (d’altronde è pur vero che, come scrive Canetti, "l’ignoranza non deve impoverirsi con il sapere", per conservare intatta – aggiungo io – la sua meraviglia. Sì, forse questo spiegava tutto).
Sta di fatto che, ripresi gli studi senza più scuse, quando ormai non serviva più, ecco che mi imbatto nella risposta perfetta. Una risposta alla mia domanda, alla domanda che io non avevo osato formulare a me stesso, convinto com’ero che a un interrogativo idiota non si potesse dare una risposta non idiota: "A cosa serve la filosofia?"– perché, dopo tutto, me l’ero sempre chiesto anch’io. Se l’era domandato Aristotele. E, genialmente, aveva risposto così: "E’ evidente che noi non ricerchiamo la filosofia per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa". Dunque la grandezza della filosofia, la sua "superiorità" in termini aristotelici, stava nella sua in-utilità, nella sua in-servibilità, nell’esser fine e non strumento, nella sua superfluità rispetto ai bisogni primari che altre forme di sapere, tutte più necessarie della filosofia ma non superiori ad essa, avevano già soddisfatto e soddisfacevano. Infatti, poco sopra (Met., A 2, 982 b 22 – 24) Aristotele aveva premesso che la filosofia era sorta "…quando già c’era pressoché tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all’agiatezza ed al benessere” – il famoso "primum vivere" di medievale, futura memoria. Ecco allora, accanto al sano realismo che portava il filosofo a riconoscere l’urgenza e la priorità delle necessità materiali, la genialità che gli consentiva di concepire l’esercizio del pensiero come attività non necessaria, puramente gratuita, inutile. Ed ecco la risposta perfetta, così com’era stata scritta prima ancora che qualcuno osasse chiedere, qualche migliaio d’anni fa. A cosa serve la filosofia? A niente. (Come a niente servono la musica, la poesia, le arti plastiche e figurative… Non "servono" perché non sono mezzi ma fini e forse, come fini e non mezzi, ci suggeriscono qualcosa sulla natura dell’uomo e sull’essenza di una vita che gli somigli.)

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