Scrivono i Prof

La chiesa e il convento di San Francesco in Portogruaro. Ritrovamenti, nuove memorie.

Scritto da Autori Vari il 26 Aprile 2011.

ERRATA CORRIGE relativa alle pagine della mostra: pag.3, quarta colonna: 10 maggio 1281 invece che 10 marzo 1281.
       ... pianta-pupulin3_113 pavimentazione recinzione
Itinerario alla scoperta di        Pavimentazione a nord della
San Francesco e delle memorie     demolita chiesa di S. Francesco.
attuali dello spirito francescano.
Disegno Bepi Pupulin.

Gli autori che hanno contribuito alla pubblicazione di questo articolo sono gli allievi della 1AL, la docente di Storia del territorio Emanuela Ortis, l'archeologa Alessandra Pellizzato, Francesca Borgo (al tempo, laurenda in Lettere Moderne) e la direttrice del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro dott.ssa Elena Pettenò. Il testo e le foto sono quelli della Mostra presentata alla cittadinanza durante l'a.s. 2008/2009.

Aria e luce nuovamente sfiorano il pavimento in mattonelle sistemate a scacchiera lungo la diagonale, nuovamente battono sui basamenti di alcuni muri perimetrali, mentre polvere e fango sono lavati via dalla pioggia. Osserviamo curiosi attraverso la recinzione di protezione del cantiere. Si tratta di parte della pavimentazione del complesso del convento e della chiesa di San Francesco abbattuta nel 1830-1831.

Il ritrovamento avviene durante i lavori di rifacimento del nuovo teatro ed è situato proprio davanti all’entrata principale della nostra scuola. Insieme alla professoressa Emanuela Ortis e con la collaborazione dei docenti Rosa Maria Miret e Graziella Bellomo, parte una semplice ricognizione volta a rimettere insieme tracce diverse, dislocate in luoghi diversi.
1AL al cancello 800 1AL in piedi 800
Seduti sui sassi ascoltiamo con La 1AL con la prof.ssa Emanuela Ortis
interesse e prendiamo appunti. e l'archeologa Alessandra Pellizzato.
 
Si ricompongono le testimonianze, i pezzi, le parti quasi deprivate della forza che viene dall’insieme e si approfondiscono le conoscenze con quanto ci dicono gli esperti e le autorità competenti.
Ne esce la voce di una nuova memoria che racconta della chiesa, del convento e dello spirito francescano che ancora oggi è fra noi presente.
 
 
punto1 45L’archeologa Alessandra Pellizzato assieme a due colleghi della ditta “Diego Malvestito” di Concordia Sagittaria su commissione della Soprintendenza  per i Beni Archeologici del Veneto  ha effettuato per tre settimane nel mese di settembre 2008, un sondaggio nell’area ovest di Piazza Marconi.
Ci racconta del modo di procedere.
1AL_al_cancello_150     alessandra_pelizzato_3_113
Nei pressi dell'entrata principale L'archeologa A. Pellizzato
dell'Istituto "Marco Belli", al lavoro durante lo scavo.
l'archeologa A. Pellizzato risponde
alle nostre domande.
In primo momento si è effettuata una ricerca storico-archivistica che ha comportato l’individuazione di documenti che testimoniassero la storia delle costruzioni di quest’area. Quindi, una volta individuato il sito con precisione e con il conforto delle notizie avute, sono iniziate le operazioni di scavo con mezzo meccanico (scavatore) e con la supervisione dell’archeologa stessa. Infine, una volta arrivati su strati o strutture di livello archeologico si è proceduto alla pulizia con una cazzuola e si è passati alla fase di documentazione con fotografie e rilievo in scala 1:20 o 1:50 utilizzando le schede “US” (Unità Stratigrafiche). Ad ogni “US” ha corrisposto uno strato di terreno, di pavimento o muro. L’archeologa ci spiega che lo scopo di catalogare tutto ciò che si vede permette di ricostruire la vita del sito dall’alto verso il basso e aggiunge:
particolare_della_cartografia_attuale_di_PortogruaroIn_rosso_lo_scavo_per_il_nuovo_teatro_citta.jpg113a Panoramica del sondaggio area di Pzza Marconi foto di scavo 800
Fig.1 Particolare della cartografia attuale Fig.2 Panoramica del sondaggio nell'
di Portogruaro. In rosso lo scavo per il area di P.zza Marconi.(foto di scavo)
nuovo Teatro. In verde l'area interessata
allo scavo archeologico.
“Alla luce di rinvenimenti effettuati in occasione dei lavori di costruzione del nuovo Teatro cittadino, il Comune di Portogruaro – in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e la Provincia di Venezia – ha promosso la realizzazione di un sondaggio archeologico nell’ambito di piazza Marconi (Fig. 1), all’interno del quale, nel corso del XIII secolo, sorse il complesso ecclesiastico e conventuale di San Francesco, demolito nel 1830 in concomitanza alla costruzione del Duomo di Sant’Andrea.
Questo complesso, sorto in prossimità della porta settentrionale della città, allora denominata appunto porta San Francesco, era delimitato verso nord e verso est dagli spalti delle mura cittadine, mentre verso sud confinava con la “Calle che va allo spalto”, l’odierna via Silvio Pellico.
Ad ovest del complesso passava la Strada Pubblica, ossia l’attuale Via Martiri della Libertà, asse viario principale della città.
Pavimentazione_di_ambiente_a_nord_della_chiesa_foto_di_scavo113 Scavo_del_nuovo_Teatro_cittadino_foto_di_scavo113
Fig3. Pavimentazione di ambiente Fig.4 Scavo del nuovo Teatro cittadino.
a nord della chiesa.(foto di scavo) (foto di scavo)
Durante la campagna di scavo del 2008 sono state portate alla luce una serie di strutture murarie appartenenti alla chiesa stessa (relative ai muri perimetrali nord e sud dell’edificio ecclesiastico) e parte di un ambiente del complesso conventuale di San Francesco, all’interno del quale si conserva ancora una serie stratificata di pavimentazioni molto pregiate (figg. 2-3).
Sono state rinvenute anche alcune murature e parte di una pavimentazione relative all’Oratorio di Sant’Antonio, edificio adiacente al perimetrale sud della chiesa sopravvissuto alla demolizione di quest’ultima e raso al suolo qualche decennio più tardi.
Della navata unica della chiesa non rimane purtroppo alcuna pavimentazione, probabilmente riutilizzata in altro contesto, mentre resta una porzione di un piccolo altare laterale sicuramente dedicato alla figura di qualche santo.
Sono presenti anche strutture murarie di epoca settecentesca e ottocentesca, oltre a murature la cui datazione – per ora non puntuale – potrà essere stabilita solamente in seguito ad una campagna di scavo più approfondita.
 
Anche il restauro di un edificio adiacente all’area del nuovo Teatro cittadino (sede della Scuola Musicale Santa Cecilia) ha fornito numerose notizie sulla vita e gli insediamenti cittadini che caratterizzano quest’area urbana di Portogruaro.
Scavo del nuovo teatro cittadinoBase di forno XIV XV secolo800 Olletta_in_ceramica_grezzaXIV_secolo_113
Fig.5 Scavo del nuovo Teatro cittadino - Fig.6 Olletta in ceramica grezza
Base di forno (XIV-XV secolo)(foto di scavo) (XIV secolo)
Rimangono infatti evidenze archeologiche di un insediamento di tipo abitativo che mostra di avere una continuità di vita a partire dal XIII secolo sino ai giorni nostri, sorto in prossimità dell’antica chiesa di San Francesco e avente entrata principale su via Martiri della Libertà.
Si tratta di un rinvenimento molto interessante che attesta anche per Portogruaro la presenza di un modello abitativo elementare, con strutture lignee e pavimentazioni in terra battuta, che nei secoli evolve in un’architettura più monumentale, con largo uso di pietra e mattoni.
In particolare la presenza di forni interni all’abitazione, insieme al ritrovamento di abbondanti scorie di lavorazione e di oggetti in ferro (chiodi, chiavi, coltelli e oggetti acuminati), sembra suggerire la presenza di un laboratorio artigianale sorto attorno al XV secolo.
La continuità di vita di questo sito sino ai giorni nostri ne ha permesso una conservazione notevole dal punto di vista archeologico, nonostante alcuni massicci interventi di epoca moderna. (figg 4-5-6)”.
Alessandra Pellizzato

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   targhetta_torre_s_Gottardo_113 Porta_torre_di_S._Gottardo_gi_S._Francesco_113
Iscrizione affissa alla Torre S.Gottardo.     Torre S.Gottardo.
Il pavimento scoperto, quasi un’intimità esposta allo sguardo di chiunque, ha mosso la nostra curiosità. Quale casa, abitazione, edificio lo nascondeva? La ricerca ci ha così condotto a considerare altre tracce presenti in città. Abbiamo scoperto che già la targhetta gialla affissa sulla facciata di torre S. Gottardo riferisce della “Già Porta di San Francesco”.

punto3_45
Vera_da_pozzo_del_convento_113
Vera da pozzo sistemata nei
giardinetti "Ippolito Nievo".
In classe, sfogliando il libro “Zibaldone Portogruarese”, di Attilio Nodari, abbiamo trovato che la vera da pozzo sistemata negli attuali giardinetti “Ippolito Nievo” certamente proviene dal cortile del convento dei francescani che per molto tempo vi attinsero l’acqua.

punto4_45

Duomo_S_Andrea_Apostolo_113      SS_Rocco_Sebastiano_Veduta_Portogruaro_113
Duomo di San Andrea Apostolo. "Madonna con Bambino e
SS. Rocco e Sebastiano"
Scuola di Palma il Giovane.
Entrando nel duomo di San Andrea Apostolo sfogliamo il pieghevole che fa da guida storico-artistica e ci disponiamo a guardare con attenzione. Troviamo interessante il dipinto “Madonna col Bambino e i SS. Rocco e Sebastiano” della Scuola di Palma il Giovane. Sottostante le figure  dei santi con lo sguardo rivolto alla Vergine, si trova una veduta di Portogruaro della I^ metà del ‘600 indicata dalla mano di San Rocco e quasi affidata alla Vergine e al Figlio da quella si San Sebastiano.

Panorama_Portogruaro113
                     Panorama di Portogruaro del 1631. Disegno di Luigi Faretti 1858.
Da questo dipinto è stato tratto il noto “Panorama di Portogruaro nel 1631”, disegno realizzato da Luigi Fabretti nel 1858 in cui in basso a destra è riprodotta la chiesa con il campanile e i convento di San Francesco prossimi alla torre di San Gottardo.
 
 
 
 
Fulcherio_documento_113         tomba_vescovi_duomo_113
Particolare tratto dal testo "Italia Sacra", Tomba dei vescovi. Vi si legge
volume V° dello storico Ughelli. anche il nome del vescovo
Fulcherio di Zucola.
La fondazione della Chiesa di San Francesco si poteva leggere nell’iscrizione apposta sulla porta della stessa e riferita nel volume V° del testo “Italia Sacra” dello storico Ughelli (1720) della quale proponiamo la traduzione:
“Questa chiesa con tutto il convento fu fondata dal reverendissimo frate Fulcherio di Zucola vescovo di Concordia e affidata per sempre all’ordine dei Frati minori come appare nella concessione della sua Bolla 10 maggio1281" .
In duomo sono conservate le ceneri del vescovo Fulcherio nella tomba dei Vescovi.
Incontro_con_F._Borgo_113
Francesca Borgo con alcuni allievi
della 1AL durante la lezione in classe.
Mentre svolgevamo le nostre ricerche siamo venuti a conoscenza che Francesca Borgo,  laureanda in Storia dell’ Arte  Moderna presso la facoltà di Lettere dell’università di Venezia, per la sua tesi di laurea ha approfondito lo studio della chiesa di San Francesco. La prof.ssa Emanuela Ortis l’ha invitata in classe nostra. Per noi è stata occasione di arricchimento e di Francesca abbiamo apprezzato l’entusiasmo che ci ha saputo trasmettere. Di quanto ci ha raccontato proponiamo la seguente sintesi.
pianta1_113
fig.7 Ipotesi di Intitolazioni degli altari voluta dal
visitatore Cesare de Nores nel 1584.
(fonte: visita apostolica Cesare de Nores)
“Il convento di San Francesco, dopo i lavori di ampliamento che seguirono l’inondazione del Tagliamento nel 1450, comprendeva, oltre alle celle dei frati e ai locali di servizio (una cucina con refettorio, cantina, stalla, legnaia), due chiostri, un piccolo cimitero e la chiesa di San Francesco, con annesso l’oratorio di Sant’Antonio Abate.
Dalla visita apostolica del 1584 si possono ricavare alcune informazioni utili a descrivere la chiesa (fig. 7): erano ovviamente presenti diversi altari dedicati a santi dell’ordine, a San Bernardino, e ai lati dell’altare maggiore a Francesco e Sant’Antonio, presso cui si trovava il sepolcro di Fulcherio di Zuccola, e a culti cui i francescani erano particolarmente devoti, come l’Immacolata Concezione.

         Disegno_chiesa_convento_s_Francesco113   Piantina_Convento113
fig.8 Vista assonometrica della chiesa   fig. 9 "Disegni delli beni di ragione del Ven.
e del convento di S. Francesco del 1768   Monastero de R.R. Minori Conv. Anno MDCCLXVI"
e demoliti nel 1830-1831. (A.S.VE.C.R.S.   (A.S.VE. S.Francesco di Portogruaro. Busta Unica. IV)
S.Francesco di Portogruaro.    
Busta Unica. II, c.IV)    
Anche se non si conserva nessuna immagine dell’interno di San Francesco, una vista assonometrica e una pianta dell’intero complesso conventuale, entrambe realizzate nella seconda metà del secolo XVIII, possono aiutare a ricostruirne l’aspetto (fig. 8-9): il tempio – rivolto con il presbiterio a oriente - era a navata unica, aveva due cappelle absidali, e comunicava a destra con la sacrestia e a sinistra con l’oratorio; sulla facciata era collocato il gruppo scultoreo della "Madonna in trono con bambino" ora conservato al Museo Nazionale Concordiese. Lungo il lato sinistro, vicino al cimitero e all’incrocio con l’attuale via Martiri, si trovava un piccolo edificio costruito nel 1426 dalla confraternita di San Tommaso dei Battuti come propria sede; associazioni di fedeli come questa, che si riunivano per scopi devoti e assistenziali, erano molto diffuse: presso San Francesco esistevano infatti anche la scuola di Sant’Antonio e quella dell’ Immacolata Concezione.
     pianta2_113
fig. 10 Ipotesi di intitolazione degli altari nella
seconda metà del XVIII secolo. (fonte: visite pastorali
Alvise Maria Gabrieli e Giuseppe Maria Bressa
Erano queste fraterne a curare l’ordine e il decoro degli altari di San Tommaso, di Sant’Antonio e dell’Immacolata: fu proprio per ornare il proprio altare che nel 1497 la scuola di San Tommaso commissionò a Cima da Conegliano l’"L'Incredulità di San Tommaso" (1504), ora alla National Gallery di Londra; anche il dipinto  di Gregorio Lazzarini oggi in Sant’Andrea, l’"Immacolata Concezione con Sant’Anna e San Floriano" (1718), fu collocato sull’altare dell’Immacolata dai confratelli della scuola. Lo stesso pittore eseguì - in soli cinque anni -  20 tele per la chiesa, di cui si conservano il "Cristo in Gloria" (1722) e la "Madonna con Bambino e i SS. Orsola, Chiara, Bernardino e Bonaventura" (1720).  Nei documenti e negli inventari settecenteschi si citano poi alcuni dipinti difficili da identificare, andati probabilmente perduti.
Non rientra invece tra le opere presenti all'interno della chiesa la “Presentazione di Gesù al tempio” di Giovanni Martini del 1512, come si era sempre erroneamente creduto e ribadito nella storiografia precedente. Ornava invece l'altare della confraternita della Beata Vergine della Ceriola nel vecchio duomo di Sant'Andrea.
Due visite pastorali successive, del 1768 e del 1781, testimoniano un cambiamento nelle intitolazioni degli altari (fig. 10); negli stessi anni si susseguono una serie di eventi che segnano in modo decisivo la storia di San Francesco.
            1AL_con_copia_Incredulit_113
1AL all'interno del duomo di Portogruaro.
Sullo sfondo la copia dell'Incredulità di San
Tommaso di Eugenio Bonò (1871)
In seguito al decreto con cui, nel giugno del 1769, la Serenissima ordinava la soppressione di tutti i conventi abitati da meno di dodici religiosi, gli ultimi sette frati di San Francesco lasciavano Portogruaro. Nel marzo dell’anno successivo la chiesa veniva donata alla Cattedrale di Concordia, che acquistò anche il resto del convento per 900 ducati (nonostante una stima di 1453 ducati). Dopo diversi lavori di ristrutturazione e adeguamento della chiesa, la traslazione della cattedra episcopale, che dal 1586 aveva sede in Sant’Andrea, divenne effettiva dalla fine del 1771. Già nel 1787 si decise però di ricostruire il duomo con dimensioni più ampie e spaziose, e di tornare quindi a riunire la parrocchia e il Capitolo nella nuova fabbrica: nel frattempo, la chiesa di San Francesco avrebbe ospitato sia il clero vescovile che quello parrocchiale, prima di essere distrutta.  I lavori di demolizione iniziarono nel 1830, e i materiali vennero impiegati per l’edificazione di Sant’Andrea, che venne inaugurata nel 1833; l’oratorio di Sant’Antonio Abate e il convento di San Francesco, suddiviso in piccole unità abitative e affittato a privati, rimasero invece in piedi fin oltre la seconda metà del XIX secolo".
Francesca Borgo
 
      incredulit_113_copia
Incredulità di San Tommaso
di Cima da Conegliano, 1504
National Gallery di Londra.
All’interno del duomo si trova anche una copia dell’ “Incredulità di San Tommaso” eseguita da Eugenio Bonò. L’originale omonimo di quest’opera, su richiesta della confraternita di San Tommaso dei Battuti che aveva l'altare proprio all’interno della chiesa di San Francesco,  fu eseguito nel 1504 da Giovanni Battista Cima da Conegliano (1459/60-1517/18). L’opera a causa delle sue cattive condizioni, nonostante i due interventi di restauro degli anni 1820 e 1850 a cura della Accademia delle Belle Arti di Venezia fu venduta nel 1871 alla National Gallery di Londra dove attualmente si trova e la si può ammirare in tutta la sua bellezza grazie ad un recente e complesso restauro.
Qualcuno di noi si ferma a riflettere un po’ riconoscendosi in Tommaso, tutto proteso nel cercare di toccare con mano, quale metafora del nostro atteggiamento razionale.
            madonna_113_copia               assunta_113_copia
Gregorio Lazzarini     Gregorio Lazzarini
(Venezia 1665-Villabona 1730)   (Venezia 1665-Villabona 1730)
S. Chiara tra i Ss. Bonaventura     Immacolata Concezione con S. Anna
e Bernardino da Siena. Sopra la Beata   e S. Floriano 1718.
Vergine col Bambino e S. Orsola in gloria     Eseguito per la chiesa di S. Francesco.
con le compagne di martirio, 1720.  
Eseguito per la chiesa di S. Francesco.  
       G_Lazzarini_Cristo_in_Gloria_113
Gregorio Lazzarini (Venezia 1665-Villabona 1730)
Cristo in gloria tra gli angeli, 1722.
Eseguito per la chiesa di S. Francesco.
 Proseguendo la nostra ricerca sulle tracce della chiesa di S. Francesco scopriamo che presso il Museo Nazionale Concordiese si trova una "Madonna in trono" che era collacata proprio sulla facciata della chiesa. Abbiamo voluto approfondire e far tesoro della competenza della dott.ssa Elena Pettenò, direttrice del museo. Di seguito, il suo contributo:
 
     museo_porto_113
Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro 
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"Nell’atrio del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro sono esposti due monumenti degni d’interesse; si tratta dell’ara di Marcus Acutius Noetus, liberto commemorato per la sua liberalità nei confronti della colonia Iulia Concordia, databile attorno alla metà del I secolo d.C., e di una trecentesca Madonna in tronocon il Bambino in grembo.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso i due manufatti vennero giustapposti all’ingresso del Museo dal momento che la scultura a carattere religioso venne realizzata da un frammento del monumento di età romana.
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fig. 11 Ara di Marcus Acutius Noetus 
L’ara di Marcus Acutius Noetus (fig.11), in calcare d’Aurisina, misura m 1,05×1,25×0,82 nelle dimensioni massime e si presenta oggi ricomposta e integrata, a seguito del restauro condotto nel 1954. L’iscrizione riporta la seguente dedica: “A Marco Acuzio Noeto, liberto di Marco, Augustale. Egli lasciò per testamento alla colonia di Concordia per i giochi, per la cena e per il banchetto 400.000 sesterzi. Inoltre lasciò 400.000 sesterzi per un aiuto all'annona. Oltre a questo il figlio spese a beneficio di opere pubbliche quanto restò di tutta l'eredità”(traduzione di B. Scarpa Bonazza).
    ara1_113        ara2_113
fig.12 Lato minore dell' ara    fig13. Lato minore dell' ara 
I lati minori presentano (figg. 12-13)una decorazione a soggetto analogo, con alcune varianti: un cratere, dal quale fuoriescono tralci di vite, sui cui viticci si inseriscono dei volatili. La differente resa delle raffigurazioni porta a supporre che siano state realizzate da artigiani diversi, comunque appartenenti ad un’unica bottega, che lavoravano partendo da un modello o cartone unico.
Il frammento da cui è ricavata la Madonna in trono (fig.14), di forma irregolare, misura m 0,82×1,24×0,27 nelle dimensioni massime. La Madonna nimbata siede sul trono e sorregge con il braccio sinistro il Bambino dal nimbo crucigero, che volge lo sguardo alla Madre; la mano destra è alzata in gesto benedicente. Nella parte superiore del trono risalta, sulla destra, il busto di San Francesco, sulla sinistra spicca Giovanni Battista.
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           fig. 14  Madonna in trono 
Sotto alla scultura, si trova un’iscrizione (fig.15), in caratteri gotici, dove si legge:
  
A·D·M·C·C·C· XIIII· XX· MENSIS / SEPTEMBRIS. FACTU(m) · FUIT· HO(c) ·OP(us).
  
Si tratta all’apparenza di un elemento datante estremamente preciso, ma a tal proposito esistono numerosi dubbi.
Le vicende che hanno portato alla realizzazione della scultura della Madonna in trono rientrano a pieno titolo nel reimpiego di un elemento antico di particolare qualità formale entro un edificio cristiano, con implicazioni pratiche e culturali; infatti, il caso portogruarese sembra inserirsi in un fenomeno che coinvolse diverse realtà della penisola italiana tra il IV e il XIV secolo.
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                                   fig. 15 Iscrizione
Nel corso del XIII secolo, mentre si andava edificando la chiesa annessa al Convento di San Francesco, giunse a Portogruaro un’ara commemorativa di un cittadino romano, realizzata intorno alla metà del I secolo d.C., rinvenuta in un terreno di probabile proprietà dei Canonici di Concordia che progressivamente stavano trasferendo, o meglio estendendo, le proprietà fondiarie nelle terre dell’erigendo centro di Portogruaro. Il manufatto, scelto, o forse solo preferito ad altri, in ragione della decorazione che ne ornava i lati, venne trasportato per essere letteralmente fatto in pezzi, da cui
     assonometria_particolare_porta_113
fig. 16  Vista assonometria della chiesa e del convento di S. Francesco 
demoliti nel 1830. A.S.VE.C.R.S. S.Francesco di Portogruaro.
Busta Unica. c, IV. Particolare.
furono ricavati gli elementi per un’edicola e una scultura da porre sulla facciata della chiesa (fig.16).
Quando, intorno agli anni Trenta dell’Ottocento, la chiesa venne demolita e il materiale venne riutilizzato per costruire il duomo di Sant’Andrea, nuove correnti animavano la vita culturale di Portogruaro, correnti ascrivibili ad un’antiquaria di cui i Muschietti, insieme ad altre famiglie della città, erano stati antesignani. Furono proprio loro a recuperare i diversi frammenti dell’ara per conservarli nella loro raccolta familiare.
 
Lì li vide Dario Bertolini, allorquando si accinse allo studio delle lapidi concordiesi; riconosciuta la pertinenza dei pezzi ad un unico monumento, li pubblicò ampiamente e, quando nel 1888 venne inaugurato il Museo Nazionale Concordiese, i diversi frammenti vennero qui trasportati. Mezzo secolo più tardi, le due lastre laterali, facenti parte dell’edicola sulla facciata, e quella rinvenuta nelle fondamenta di un ponte portogruarese, vennero restaurate ad opera della Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, e collocati l’uno al centro dell’atrio su basamento in laterizi, l’altro addossato alla parete sinistra, su un frammento di pietra sagomata, in modo da «richiamare il rapporto che vi corre» da tempi ormai remoti".
Elena Pettenò
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Chiesa di S. Agnese   
punto6_45Lasciato il Museo andiamo a visitare la chiesa di Sant’Agnese annessa al demolito convento retto dall’Ordine dei Francescani Osservanti Minori dal 1481 al 1769, anno della loro soppressione voluta dal Senato Veneto coincidente con quella dell’ordine dei Conventuali di San Francesco.
 
Ai Francescani di Sant’Agnese si devono preziose opere di valore storico e artistico oltre che religioso che si possono ancora ammirare: l’affresco della lunetta esterna sopra il portale principale e quelli posti sotto le travature del tetto, il “Compianto”, dichiarato monumento nazionale, il dipinto con "Cristo in croce e Santi", nonché una marmorea lastra tombale con il simbolo della fratellanza francescana. Vi troviamo opere di valore storico e artistico oltre che religioso.
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Vergine col Bambino tra S. Pietro e
S. Francesco
Prima di entrare alziamo lo sguardo e sopra il portale principale la prof.ssa E. Ortis ci fa notare un affresco in lunetta,"Vergine col Bambino tra San Pietro e San Francesco" e ci spiega che è datato tra la fine sec. XV e l’ inizio sec. XVI ed è riapparso durante i restauri effettuati dopo la Iª guerra mondiale.
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          Santi e Beati francescani
In quel contesto fu costruito il pronao che lo protegge. Entriamo in chiesa e, sotto le travature del tetto, scorgiamo una cornice in affresco. Sono i Santi e beati francescani di autore ignoto. Sono stati riportati alla luce durante i lavori di restauro del 1986. Sulla parete di sinistra della chiesa compaiono 14 figure a mezzobusto inquadrate all’interno di un medaglione mentre, sulla destra, i dipinti sono 11 poiché rimangono incompiuti gli ultimi tre riquadri.
           Cristo_con_santi____5a_113
Cristo in croce tra i santi Pietro d'Alcantara, 
Francesco, Antonio da Padova, Lucia e Agnese. 
Sulla parete di destra un quadro ad olio raffi gura "Cristo in croce tra i Santi Pietro d’Alcantara, Francesco, Antonio da Padova, Lucia e Agnese". Di autore ignoto, il dipinto ha rivisto la luce nel corso del recente restauro, quando è stato separato dalla soprastante tela di S. Apollonia, S. Lucia e S. Barbara. Potrebbe essere stato eseguito dopo il 1669, anno della canonizzazione di S. Pietro d’Alcantara la cui presenza indica l’adesione dei francescani di S. Agnese alla rigorosa riforma monastica da lui sostenuta.
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        Compianto sul Cristo morto.
Ancora, sulla parete di destra ci colpisce per l’espressività un gruppo scultoreo in terracotta policroma di autore ignoto e dei secoli XV-XVI. Rappresenta un tema molto caro ai francescani, il "Compianto sul Cristo morto". Il gruppo scultoreo è stato tradizionalmente attribuito al maestro del genere, lo scultore modenese Guido Mazzoni (1450-1518), ma un confronto stilistico ne esclude la diretta paternità. La professoressa precisa che la composizione comprende, come da canone del compianto, otto figure fisse: il Cristo e da sinistra a destra Nicodemo, San Giovanni, la Madonna, Maria di Cleofa, la Maddalena, Maria di Salome e Giuseppe di Arimatea.
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Lapide sepolcrale.  
Nel corridoio che conduce alla sacrestia, tra le altre iscrizioni, notiamo, poggiata sulla parete, la lapide sepolcrale con la scritta “SEPULTURA FRATRUM”. Al centro è scolpito lo stemma dei francescani che vanta una lunga storia. Testi antichi conducono a san Bonaventura che si sarebbe scelto per stemma la mano di Cristo e quella di Francesco, fissate insieme con un unico chiodo, per significare l’inscindibile patto concluso con il Salvatore. Intorno al 1500 il ministro generale Francesco Sansone assunse questo stemma come emblema dell’Ordine, introducendo qualche modifica nella sua forma grafica e cambiando non poco il suo significato. Ad oggi il simbolo rappresenta la conformità di S. Francesco a Cristo: le loro braccia si incrociano ed entrambe le loro mani sono trafitte. Francesco, infatti, ricevette le stimmate sul Monte La Verna. Ancora, le braccia incrociate e forate di S. Francesco e Gesù Cristo significano “Pax et Bonum” (pace e bene). 
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      Monumento dedicato a padre
       Bernardino da Portogruaro.
punto7_45Usciti da Sant’Agnese e proseguendo per viale G. Matteotti in mezzo al verde cittadino troviamo un monumento eretto in onore di padre Bernardino da Portogruaro nel centenario della sua morte (1995). Si tratta di un francescano illustre. Proprio nel periodo in cui venivano demoliti la chiesa e il convento di S. Francesco, Giuseppe Dal Vago maturava la sua scelta religiosa. Assumerà il nome di Padre Bernardino da Portogruaro. Era nato a Portogruaro il 15 gennaio 1822 e fu Ministro Generale dell’Ordine dei Minori dal 1869 al 1889. In tale veste si prodigò per la riorganizzazione dell’Ordine stesso, svolgendo anche un’intensa attività missionaria. Morì a Quaracchi-Firenze nel 1895 e le sue spoglie riposano nell’Isola di San Francesco del Deserto a Venezia.
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    Santuario Madonna di Fatima
punto8_45Poco più in là il santuario di Madonna di Fatima dei Frati Minori Cappuccini, in viale Cadorna, ci ricorda la loro presenza in città fin dal 1570. All’epoca avevano il convento sulla sinistra del Lemene nella zona sud di Portogruaro, in direzione di Concordia, e la loro chiesa era dedicata a S. Lazzaro, perché sorgeva sul luogo dell’antico lazzaretto. I frati, espulsi nel 1810, fecero ritorno a Portogruaro nel 1947. Il santuario fu consacrato nel 1953. Dal 1999 nel loro convento ha sede il Centro di Evangelizzazione dei Cappuccini del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.
Conclusa la nostra ricerca ci siamo accorti di aver delineato un nuovo percorso cittadino e di aver maturato una maggior consapevolezza della ricchezza storico-artistica e religiosa della città.

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