Il nodo
Scritto da prof.ssa Luisella Saro il 29 Marzo 2010.
C’è una “cima” annodata, nella nostra home-page, in alto. Potremmo dire, letteralmente, “il nodo della questione”.
Siccome siamo quasi al termine dell’anno scolastico ed è sin troppo facile scivolare nell’ironia ed immaginare -da allievi- gli scrutini e il cappio pronto a stritolare l’inerme e sottomesso studente, sarà il caso che spendiamo due parole sul significato del simbolo.
Non serve la scala per arrivare a comprendere che, se lo spunto per il nome del nostro Giornalino è stato il “log”, e “log” in inglese significa tronco di legno, e quel legno, nel 1700, era il pezzo di legno fissato ad una fune con nodi a distanza regolare, lanciato in mare e lasciato galleggiare e che il numero di nodi fuori bordo, entro un intervallo fisso di tempo, indicava, approssimativamente, la velocità della nave, da cui la convenzione di indicare la velocità di una nave in nodi, qualcosa, la nostra “cima annodata” (è noto che, quella che comunemente chiamiamo “corda”, in gergo marinaresco assume il nome di “cima”) qualche pertinenza con l’oggetto in questione, e cioè il “log” ce l’ha.
Quel che forse risulta un po’ più difficile da comprendere, per cui riteniamo utile esplicitarne meglio il significato, è che con il “nodo” abbiamo voluto ricordare, innanzitutto a noi stessi, che a scuola, insieme, si “sciolgono nodi”, perché, studiando, si dirimono delle questioni, perché, passo dopo passo, si chiariscono le idee; ma anche che a scuola si “annodano” legami di amicizia, rapporti umani che, si spera, dureranno nel tempo.
Niente fantascientifici e minacciosi riferimenti subliminali, dunque, ad esiti catastrofici già ipotizzati (o magari da esorcizzare) per gli scrutini finali, ma due constatazioni -entrambe peculiari della scuola- sulle quali desideriamo riflettere insieme, anche strada facendo.
Credo che dovrò “fare un nodo” da qualche parte, perché ho come la percezione di aver dimenticato di dire un sacco di altre cose importanti sui “nodi”, ed è anche vero che, prima o poi, “tutti i nodi vengono al pettine”. Ma questa è un’altra storia!