Editoriale di settembre: Prove d'orchestra
Scritto da La cinciallegra il 11 Settembre 2011.
Voglio pensarlo così, quest’anno scolastico al “Marco Belli” e – mi piacerebbe – nelle scuole di tutta Italia. Come preparatorio a tante prove d’orchestra per un magnifico concerto a giugno.
Penso agli studenti, innanzitutto. Studenti che hanno scelto lo strumento che è loro più congeniale e riceveranno spartiti, inizieranno ad imparare a leggere pentagrammi, a prendere dimestichezza con le note, con le battute, con il setticlavio e, nel tempo, esercitandosi, sapranno eseguire le parti loro assegnate.
Non si è lasciati soli, quando ci si prepara per le prove d’orchestra, perché nei piccoli gruppi si viene seguiti dai docenti dei singoli strumenti, pronti ad intervenire, a “mostrare come si fa”, a consigliare, a correggere, a motivare, in un tenace e appassionato lavoro di perfezionamento.
Ai docenti anche il compito di presentare le sonate e le sinfonie, contestualizzandole e collocandole nel solco della tradizione. E il compito di far incontrare agli allievi gli autori che quelle opere hanno prodotto, affinché si chiedano da quali desideri del cuore nasca il bisogno, insito nell’uomo, di circondarsi di bellezza.
Ma compito loro sarà anche recuperare il senso di un impegno costante, dell’esercizio. Non si diventa bravi musicisti se non si ripetono più e più volte i passaggi più ostici: quelli che non vengono! Un giovane musicista impara rigore e passione da un maestro appassionato e rigoroso. E, soprattutto, ci starà a mettere in gioco se stesso, innanzitutto, e poi parte del tempo delle proprie giornate, se chi gli sta di fronte gli spiega perché vale la pena. Ergo: è bene che il direttore ripensi seriamente al motivo che l’ha spinto a scegliere quella carriera anziché un’altra e vada a recuperarlo nei meandri della memoria, se, stanco, o distratto da mille altre cose, non ce l’ha più così ben presente, perché il direttore per contratto deve dirigere e per dirigere deve avere le idee chiare, anzi chiarissime su quel che sta facendo e, soprattutto, sul “perché” lo fa.
Ma sono tanti i musicisti di una grande orchestra. E così, accanto ai diversi talenti presenti in ogni classe, indispensabili, tutti, a rendere indimenticabile il concerto di fine anno, voglio pensare in quest’orchestra anche all’apporto, importantissimo, dei genitori.
Sono più grandi e magari li facciamo sedere dietro, perché protagonisti, a scuola, sono i ragazzi, guidati dal loro “direttore” che è l’insegnante. Ma mancherebbe certamente qualcosa se non ci fossero, presenti non solo come spettatori, in platea, ma nello stesso palcoscenico dei figli, anche coloro che, nei modi straordinari che solo i genitori conoscono, possono e devono contribuire all’educazione, alla formazione e alla crescita dei propri figli. Insegnando loro come si sta insieme agli altri senza sovrastarli, rispettando le pause, prestando attenzione agli ‘attacchi’, seguendo il ritmo, cercando un’armonia, mettendo i propri talenti al servizio di tutti. Come si fa a casa, del resto.
Dopo il lavoro in piccoli gruppi, in cui ciascuno consoliderà le proprie abilità, nel tempo si potrà provare a suonare insieme. Tutti.
Non mi sento di dire che sarà facile (le cinciallegre non amano le bugie!). I primi tempi sarà faticoso suonare insieme. Bisognerà provare e riprovare. Qualche volta subire la frustrazione di ripetere ancora e ancora le stesse battute. O di sentirsi le sgridate del direttore. O di tornarsene a casa con le orecchie basse perché…è tutto da rifare. E quindi altre ore di esercizio, e sudore, e dita che dolgono…
Poi però andrà meglio. Càpita sempre, quando si seguono le “dritte” di un bravo direttore d’orchestra. Un direttore che venga considerato autorevole e nei confronti del quale ci si pone con umiltà, col desiderio vero di imparare.
E’ richiesta umiltà, dunque. E, dall’altra parte, è indispensabile che nessun adulto si stanchi di ricordare perché “vale la pena”. Il senso del lavoro che si sta compiendo.
Come? Facendo sentire, il primo giorno e tutte le volte che serve, “quella sonata”, o “quell’ opera”, o “quella sinfonia” eseguita alla perfezione da un’orchestra che ha avuto tempo, desiderio e possibilità di esercitarsi a lungo, seguita da un direttore valido, fino ad arrivare…lì.
Avere di fronte un traguardo: “quel” traguardo, e cioè la bellezza di una sinfonia che, suonata senza sbavature, in armonia, tocca le corde del cuore e fa accapponare la pelle, è stimolo irresistibile per un cammino affascinante ed è, per tutti, certezza di un traguardo che, a patto ci si impegni seriamente, viene percepito come raggiungibile.
Saranno tante le prove d’orchestra necessarie per arrivare al concerto di fine anno. Ci sarà bisogno di pazienza, di lavoro caparbio, e di un impegno, serio e motivato, da parte di tutti.
Ma alla fine il successo è garantito perché ognuno, insostituibile per la meravigliosa unicità che lo rende speciale, avrà dato il suo contributo: avrà suonato al meglio lo strumento che ha scelto, o avrà seguito ed indirizzato meglio che poteva gli allievi che gli sono stati assegnati.
Voglio immaginarlo così, quest’anno scolastico al “Marco Belli” e – mi piacerebbe – nelle scuole di tutta Italia. Un compito per ognuno e un obiettivo per tutti. Un obiettivo alto. Una sinfonia difficile. Una sfida. Affinché ciascuno possa perfezionarsi nel suo strumento. Affinché possa dire che la scuola è un luogo in cui si cresce e si cresce insieme. Affinché ciascuno possa veder compensata la sua fatica dalla bellezza, indimenticabile, di un concerto per la riuscita del quale si sono impegnati al massimo tutti, ma proprio tutti.