Editoriale di ottobre
Scritto da La cinciallegra
il 01 Ottobre 2010.
PER DOMANI A MEMORIA
Quattro parole (e qualche necessaria spiegazione) ed è possibile legare il passato al presente e il presente al futuro. Già questo non è poco. Ma la sfida è un’altra. Come un immaginario filo di Arianna, secondo la cinciallegra sarà solo legando saldamente insieme il nostro passato (e cioè la storia da cui veniamo e che ci costituisce), al nostro presente (l’ “hic et nunc”, che è il tempo di cui siamo responsabili), al futuro (in un impegno che veda protagonisti tutti e ciascuno, nella propria specialissima individualità); solo in questo modo…non ci si “perderà”.
E solo in questo modo avrà un senso vero il nostro fare, vivere, essere scuola.L’anno scolastico è appena iniziato ed è necessario tracciare il cammino da subito. Sì: il cammino. Perché, se dovesse, con un’immagine, descrivere ciò che vede ogni giorno (a scuola ma anche nei suoi voletti “extra moenia”), alla cinciallegra verrebbe in mente una strada senza la linea di mezzeria, senza il guard rail, senza cartelli stradali che indichino eventuali dossi, o limiti di velocità, o curve pericolose o, più banalmente…la direzione.
O sguardi disorientati, alla ricerca di argini come un fiume che sentisse di aver perduto la via che naturalmente lo conduce al mare.
Bisognerebbe interpellare la storia o la filosofia o la sociologia, per comprendere come sia potuto accadere che siano scomparsi i “segnali stradali” o si siano piano piano sgretolati gli argini. Ma le teorie non bastano: descrivono, ma non risolvono.
Se infatti sono tante le cause che ci hanno condotti qui: ad una realtà nichilista, relativista, al cosiddetto pensiero debole, ad una società “liquida” e l’effetto sono i volti sperduti di molti dei ragazzi che abbiamo di fronte, la cinciallegra è convinta che compito della scuola è - sembra persino banale - riacchiappare il filo che lega passato e presente. E’ un filo che la società vuol convincerci che è un “dedalo”, una ragnatela sottilissima e persino insidiosa, e che invece avremmo tutti bisogno fosse una corda salda come quelle delle arrampicate in montagna, quando – lo raccomandano sempre, gli istruttori! – il capo-cordata è alpinista esperto ed è buona cosa che gli altri…si fidino.
La cinciallegra osserva chi le passa accanto, a scuola e nella vita, e si accorge invece che non ci si fida più. Che è come se l’anello tra le generazioni si fosse incrinato. Come se il capo-cordata fosse diventato timoroso o incapace di dare ragione dei passi che compie in salita. Confuso. Dimentico della meta. O vede giovani fare continuamente resistenza, stanchi e immotivati a proseguire un cammino che nessuno sa più dire loro dove condurrà. O ragazzi che, in questa strada che al termine dell’anno scolastico dovrebbe portare tutti… “più in alto”, prendono sentieri diversi, col rischio di perdersi, o sganciano l’imbragatura, in una falsa e presuntuosa idea di autonomia che, lo sa bene chi si cimenta nelle ferrate, in montagna può costare la vita.
Ecco allora il senso del titolo.
“Per domani”: per mettere fondamenta stabili ad un domani che non sia destinato a sgretolarsi per colpa o imperizia, è importante recuperare la “memoria”, che è storia (tutta la storia, anche quella che non ci piacerebbe fosse accaduta!); è valori, è tradizioni, è cultura. E’ ciò che spiega il nostro presente: ciò che siamo.
Un tempo, a memoria facevano imparare le poesie. Serviva per tenere in allenamento il cervello, per accantonare un po’ di cultura generale e dare pilastri ad un’esistenza che, senza fondamenta, senza valori portanti, come una casa, cadrebbe.
Non era, dunque - come poi qualcuno ha fatto credere - un’operazione insensata, o addirittura una “violenza”. Era imparare a memoria… “in memoria”. Come nella staffetta: una generazione che passa alla successiva la staffetta virtuale delle cose che contano davvero. Che non possono andar perdute.
E invece, un giorno, insieme all’acqua sporca, hanno buttato via pure…il bambino. E’ sembrato che non valesse la pena trattenere nulla. Che nulla potesse più avere valore “per sempre”.“Per domani, a memoria”, ci diceva la maestra.
La “memoria” (il “da dove veniamo”, il “cosa ci costituisce”), che è ancora nostro compito di adulti trasmettere con serietà, competenza, onestà intellettuale, come del resto è sempre capitato nella trasmissione tra generazioni, certamente deve essere vagliata dagli studenti: dalla loro ragione, dono preziosissimo da sfidare ogni secondo. E dalla loro libertà.
Però, vanno recuperati i cartelli stradali perduti. Vanno ricostruiti gli argini, perché ogni fiume ritrovi la sua strada verso il mare. Va ritrovato il filo che possa tenere, saldissimi, passato, presente e futuro.Questo il compito della scuola come comunità educante.
E non c’è da avere paura: “un filo di canapa, preso da solo, è fragile, ma unito ad altri forma una gomena in grado di tirare una nave”. (Cardinale John Henry Newman)