Scrivono i Prof

Conoscenze vs competenze?

Scritto da La cinciallegra il 24 Maggio 2010.

E’ bello volare!
Ti sposti qua e là e non hai problemi di ingorghi, di code, di ticket in autostrada, di treni in ritardo…Volare da cinciallegra ti permette di andare velocemente ora alla riunione al Ministero della Pubblica Istruzione, ora in classe, ora in sala insegnanti. Tre mondi che dovrebbero essere almeno virtualmente (ma preferirei dire ‘sostanzialmente’) vicini e invece talvolta non solo paiono lontanissimi, ma sembra parlino lingue diverse.
E’ proprio bello volare!
Un esempio? Racconto di un voletto che mi sono concessa l’altro giorno. Prima una capatina a Roma, ad una riunione delle tante commissioni che si occupano di scuola. Si parlava, tra le altre cose, di ‘competenze’. Il DM 9 del 27 gennaio 2010 decreta che i Consigli di classe compilino la scheda di certificazione delle competenze dell’obbligo per gli studenti che, terminati i dieci anni prescritti, richiedono l’attestato. Si discuteva di quello.


La finestra della stanza era semiaperta, ho appoggiato le zampette sul davanzale ed ho ascoltato con attenzione. Sono una cinciallegra e, siccome non si può avere tutto, se ho le ali evidentemente non ho le mani per prendere appunti e, nel tempo, ho dunque affinato la memoria, per trattenere l’essenziale. Volo in direzione Portogruaro e, quell’essenziale, me lo ripeto più volte, anche se so che di certo a scuola se ne riparlerà. E infatti è così.
Altro voletto in sala insegnanti, dove colgo il chiacchiericcio tra i colleghi, un po’ insofferenti per le scartoffie che si aggiungono ad altre scartoffie, un po’ perplessi perché “competenze” pare faccia necessariamente a cazzotti con “conoscenze”.
Sarà che sono una cinciallegra e, per le ragioni dette sopra, non avendo le mani non so e non posso dare cazzotti; sarà perché, da cinciallegra, vedendo spesso le cose dall’ “alto” (…della mia bassezza…), lo sguardo è diverso, ma tutta questa contraddizione tra una cosa (le conoscenze) e l’altra (le competenze) proprio non la vedo.
Mi tolgo dunque dalla bagarre e, scrollatina di spalle (anzi, di alucce), decido il terzo volo della giornata, quello che, in fondo, faccio più volentieri. Vado in classe.
E’ questo il luogo in cui, lo confesso, mi sento più a mio agio; il momento in cui anche le cose che sembrano complicate diventano semplicissime; la cartina di tornasole per verificare “sul campo” le teorie, siano esse pedagogiche, didattiche, o…ministeriali.
Ascoltati dunque i discorsi per la verità ancora un po’ nebulosi in commissione ministeriale e pure il confronto acceso in sala insegnanti, entro in classe e, mentre varco la soglia e dico, ricambiata, “buongiorno”, non posso non chiedermi che cosa, in fondo, è mutato nell’insegnamento, nel mio modo di stare in classe e di “fare scuola”, tra prima di aver letto il DM 9 del 27 gennaio 2010 e dopo la lettura del DM 9 del 27 gennaio 2010.
Niente. Niente di niente.
Perché un apprendimento sia “significativo”, l’ho sempre saputo (l’han sempre saputo la mia testa e pure il mio cuore, sia quand’ero studentessa, sia ora che sono un’ insegnante), le conoscenze e le competenze non possono fare a cazzotti, ma devono andare necessariamente a braccetto, perché non esistono competenze che non passino attraverso delle conoscenze, e conoscenze astratte, mnemoniche, non sono mai servite a nessuno e a nulla, se non - forse - a partecipare a qualche quiz televisivo “domanda-risposta”, più frase di rito: “L’accendiamo?”.
Le conoscenze SONO competenze quando diventano sapere vivo, ri-applicabile nella vita, per cui, mentre compilo il registro e segno gli assenti, sposto in un angolino del cervello quel che ho sentito a Roma e pure quel che ho sentito in sala insegnanti e, come sempre, esattamente come sempre, mi chiedo: “Cosa mi interessa che ‘portino a casa’, oggi, QUESTI studenti: Valentina, Carolina, Marta…Debora, Alice, Sofia? (Ho seguito l’ordine alfabetico e ricordato solo i primi tre e gli ultimi tre di una classe, per non annoiare il lettore, ma ho ben presenti i volti di tutti i miei studenti e di ciascuno ed è a loro che penso: a tutti e a ciascuno, mentre, compilando il registro, ogni giorno mi pongo, da sempre e non da oggi, la stessa domanda).
E’ questione di pochi attimi.
Un “buongiorno” guardandosi negli occhi, la mano che compila il registro, “questa” domanda e…il resto viene da sé. Un passetto alla volta fatto insieme e le conoscenze diventano, con il contributo di tutti, competenze. Oplà!
Non sto a snocciolare teorie o tecniche di insegnamento: ognuno di noi mette in campo ciò che sa, ciò che sa fare e, soprattutto, chi è, e dunque non esistono bacchette magiche, o formule, o modalità didattico-pedagogiche innovative, perché le conoscenze diventino competenze e cioè – ribadisco – un sapere che aiuta a vivere e non si perde, finita la lezione o terminato il ciclo di studi.
Sapete invece che faccio, anziché parlare di didattica e di pedagogia? Propongo pure a voi l’esperienza entusiasmante della…cinciallegra. Per passare dalle “teorie” alla “realtà” e, dunque, alle “competenze”, chi ha voglia, faccia un “voletto” virtuale alla sezione del LogBelli denominata “Incontri-riflessioni”. Troverà, a titolo esemplificativo di quanto scritto sopra, un po’ di testi che iniziano con “Caro amico…” o qualcosa di analogo.
Esattamente come previsto dal programma, i ragazzi hanno incontrato autori del Seicento, del Settecento e dell’Ottocento (ecco perché la sezione “incontri”); non si sono limitati ad “impararne” vita morte miracoli ( e cioè opere, poetica, peculiarità stilistiche…) per ripeterli, a pappagallo, alla prof., ma, dall’incontro, è scaturito, ‘naturaliter’, un confronto stimolante.
Hanno studiato con serietà ed impegno, si sono lasciati provocare da ciò che hanno letto e da ciò che hanno capito e poi, in una lettera, hanno posto domande o proposto riflessioni. Grazie a questo incontro-confronto hanno “conosciuto”, sono umanamente cresciuti ( e scusate se è una competenza da poco, aprirsi alle domande sulla/della vita, e cioè ALLA vita!) e certamente non dimenticheranno più l’esperienza accaduta, perché gli incontri importanti non si scordano mai.
Non è finita: hanno scritto con “competenza”.
A volte, dall’incontro con l’autore, scaturisce l’analisi di un suo testo, altre volte (il LogBelli ne è un esempio, seppur modesto…) nasce un articolo di giornale; questa volta una lettera.
Certificheremo.
Perché, vedete (e mi riferisco ai colleghi), come sempre, a scuola e nella vita, si tratta di scegliere: o, brontolando, riempire, senza crederci, altri moduli, sentendosi sempre più imprigionati dagli orpelli burocratici, o fare quello che con passione abbiamo sempre silenziosamente fatto, nelle nostre classi: semplicemente…gli insegnanti. E vivere la “novità” della certificazione delle competenze (che, nella sostanza, “novità” non è affatto!) come una sfida stimolante per tutti. Fare, cioè, di necessità, virtù.
E’ possibile? E’ possibile!

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