Come le dita di una mano
Scritto da prof.ssa Luisella Saro il 29 Marzo 2010.
“Questa è la storia di quattro persone chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno, Nessuno. C’era un lavoro urgente da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Finì che Ciascuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ognuno avrebbe potuto fare”.
Questa citazione, per la verità anonima, potrebbe essere sintetizzata con l’arcinoto detto “scarica barile”, per il quale non è necessario spendere parole.
E’ evidente che, messa in pratica la citazione, o giocare allo “scarica barile” (che poi è tutto tranne che un gioco), la realtà non si muove. Resta ferma, bloccata: un click di una foto. Immobilità assoluta.
Non ci piace una realtà così!
Quand’ero piccola, il mio nonno materno Giannino, geometra, uomo tutto d’un pezzo, con certezze salde e incrollabili, mi ripeteva spesso: “Ogni cosa al suo posto e ad ogni posto la sua cosa”. All’epoca non me ne rendevo conto, ma, in questo modo, ora so che voleva insegnarmi l’ordine. E mi ha pure aiutato a comprendere che, nell’ottica in cui l’ “ordine” non è solo qualcosa di apparente, o legato puramente all’estetica, ma ha a che fare con la persona e con la vita, “ogni cosa al suo posto e ad ogni posto la sua cosa” significa anche che ciascuno, nel mondo, ha il suo posticino che l’aspetta e che, in base alle peculiarità, ai talenti, al carattere, ha il compito di rimboccarsi le maniche e di scoprire qual è.
Sì, perché, basta volerlo, e a questo mondo c’è proprio posto per tutti e pure la possibilità di compiti (mica solo scolastici!) da svolgere con passione.
Penso al romanzo I Malavoglia di Verga e mi viene in mente questo passaggio: “Padron ‘Ntoni, per spiegare il miracolo, soleva dire, mostrando il pugno chiuso -un pugno che sembrava fatto di legno di noce- Per menare il remo bisogna che le cinque dita si aiutino l’un l’altro. Diceva pure: - Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve fare da dito grosso, e il dito piccolo deve fare da dito piccolo. E la famigliola di padron ‘Ntoni era realmente disposta come le dita della mano”.
A parte la coincidenza -per la verità cercata; sennò uno che si laurea a fare?- (e cioè che padron ‘Ntoni, quando parla del “remo” pare stia parlando proprio a noi e un po’ ci aiuta a comprendere le modalità del “viaggio” che stiamo compiendo insieme, in questa nave ‘virtuale’) la cosa bella è che, in questo stare insieme che accomuna studenti e insegnanti e in questo giornalino d’Istituto che stiamo costruendo, giorno dopo giorno, capiamo che ciascuno ha un compito ed è un compito indelegabile; e che tutti sono utili a tutti: Ognuno, Qualcuno, Ciascuno.
E ci accorgiamo che sarebbe proprio bello (ma bello-bello) che…Nessuno si tirasse indietro.
La scommessa di vivere la scuola anche in un modo forse un po’ inusuale, e cioè senza permettere che la vita se ne resti fuori dalla porta, sarebbe stata vinta.
prof.ssa Luisella Saro