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Pensavo che gli americani fossero... E invece...

Scritto da Silvia Marzio, 4CS il 21 Aprile 2011.

Pensavo che, appartenendo alla nazione più moderna, ricca ed evoluta, nonché alla potenza militare più forte del mondo, gli americani fossero molto “pieni di se stessi”. Invece, sarà forse perché quelli che abbiamo conosciuto nella prima fase di scambio tra scuole internazionali sono figli di immigrati russi, ucraini, cinesi, peruviani e coreani, così non è.
Sono ragazzi come noi, che provengono da molto lontano e hanno solo usi, costumi e abitudini diversi dai nostri.
Non ho avuto modo di scoprire tutte queste “differenze” in quanto, sicuramente, i loro teachers hanno detto loro le stesse cose che gli insegnanti nostri hanno detto a noi: “Quando andate presso le famiglie che vi ospitano, cercate di condividere in toto usi, abitudini e costumi del luogo”.
In ogni caso, ho potuto notare alcune particolarità quali il fatto che non spengono mai la luce quando escono da una stanza, l’uso indiscriminato di piastra per capelli, la doccia tutti i giorni (forse le bollette da loro non sono così ‘pesanti’ come da noi…), il non chiudere mai le porte tra un ambiente e l’altro (la mia ospite mi ha detto che, nell’appartamentino che condivide con la mamma e il fratello più grande, c’è solo la porta d’entrata e non ci sono altre porte interne, tranne quella del bagno). Altra cosa che ho notato: quando entrano in un ambiente hanno la tendenza a salutare un po’ tutti, non come noi che salutiamo solo chi conosciamo; danno facilmente confidenza, così come, altrettanto facilmente, ti dicono se non gli piaci e se non hanno voglia di conversare con te. Il cibo per loro non è cult come per noi: mangiano qualsiasi cosa, soprattutto roba fritta e confezionata, e a tutte le ore; per questo forse ci sono un sacco di ragazzi americani piuttosto robusti. Certo hanno apprezzato molto i nostri spaghetti, la nostra pizza, i nostri panini al formaggio e al prosciutto e il nostro caffè! Infine, vestono con la prima cosa che capita loro a tiro, senza pensare troppo agli abbinamenti, diversamente da noi.

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