Progetti e attività

Le declinazioni di un messaggio

Scritto da Prof.ssa Monica Imperatore il 23 Maggio 2017.

Le declinazioni di un messaggio

È arrivato il momento. Anche quest’anno il lavoro dei ragazzi dei laboratori di teatro educazione STEP è giunto a termine. Gli studenti sono pronti con una rassegna di spettacoli che si raccolgono sotto il titolo SMS.

Naturalmente SMS (Short Message Service) non rappresenta in questa occasione solo il messaggio mandato con il telefonino, cioè una trasmissione di informazioni che nell’intenzione vorrebbe essere veloce, immediata e sintetica, ma che spesso risulta incompleta, farraginosa e vuota.

I ragazzi l’hanno riempita. Infatti SMS è diventato un acronimo al quale dare più significati, come si legge sulla locandina della rassegna.

Frutto della sperimentazione e della ricerca dei tre gruppi di lavoro, quello degli Istituti tecnici e quelli dei Licei (principianti e esperti), SMS ha tre declinazioni.
Si presenta come riflessione sul mondo virtuale, che giornalmente attraversa e accompagna le nostre vite. Nato per avvicinarci e comprenderci, è molto spesso invece un luogo anonimo dove sfogare le proprie frustrazioni senza davvero confrontarsi con gli altri.
Ma è anche "Tempesta di emozioni", intesa come l’insieme dei temporali interiori con i quali ogni individuo comunica nel suo dialogo interiore e che cerca di riconoscere e dominare nella relazione con gli altri.
Infine è la libera interpretazione della Tempesta di Shakespeare, della quale è stato colto soprattutto il messaggio legato ai temi forti della salvezza e del perdono, non senza un pizzico di ironia e leggerezza.

SMS è, dunque, il punto di contatto fra varie forme di messaggi e varie forme di comunicazione: la letteratura, gli autori classici da un lato e le emozioni, le riflessioni sul presente e la scrittura creativa degli studenti dall'altro. Così la rassegna SMS, servizio di messaggi corti, diventa un servizio a favore della voce esteriore e interiore dell'essere umano.

Buona visione a tutti

Articolo La Nuova Venezia, 23 maggio 2017

 

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