Progetti e attività

La mia esperienza in Brasile

Scritto da Carolina Grando il 26 Giugno 2013.

La mia esperienza in Brasile

Carolina Grando è un’allieva del nostro Istituto che ha partecipato ad un programma annuale di mobilità studentesca in Brasile con Intercultura. Durante questo periodo è stata ospite di una famiglia e ha frequentato una scuola media superiore nella comunità che l’ha accolta. Ho ricevuto la email seguente da Carolina ed invito tutti a leggerla. Prof.ssa Ortis Patrizia

Lo scorso febbraio, quando mi comunicarono che ero stata selezionata per il “Programma annuale in Brasile”, non la presi bene. Speravo e desideravo di trascorrere un anno negli Stati Uniti, ma ancor di più, in Canada, nel Quebec.
La delusione che provai nel sapere che sarei partita per il Brasile (Stato di San Paolo) era legata all´ignoranza popolare che lo giudica ancora come un Paese del terzo mondo, nonostante in questi ultimi decenni si sia sviluppato e la sua economia sia cresciuta considerevolmente tanto da inquadrarla tra le principali al mondo. Col passare dei giorni, mi convinsi del fatto che anche il Brasile sarebbe stato un ottimo paese dove trascorrere quasi un anno e vivere un´esperienza unica come poche.

div style="text-align: left;">Cominciai a concentrarmi sugli aspetti positivi che già conoscevo di questo paese, come il clima caldo durante tutto l’anno, l’ospitalità delle persone ed infine il carnevale. Inoltre il Brasile possedeva una grande qualità che lo distingueva dagli Stati Uniti o dal Canada: l’alta considerazione data alla famiglia. Di fatto, essere una famiglia é una delle caratteristiche più considerate e valorizzate dalla cultura brasiliana, a differenza degli Stati Uniti o del Canada dove è sempre più difficile incontrare un modello di famiglia ideale.

Ciò che rese me e la mia famiglia ancor più entusiasti fu ricevere un’email dalla famiglia ospitante in cui si presentava e diceva di essere pronta ad accogliermi a braccia aperte. Da questo momento io e Ana Grabrili, la figlia di undici anni, cominciammo a scambiarci diverse email per conoscerci e per organizzare il mio arrivo in Brasile.

Il tempo passò e il giorno della mia partenza arrivò. Il primo agosto 2012 mi ritrovai a Roma con la mia famiglia per una riunione generale organizzata da Intercultura, prima della partenza e dei saluti.

Il giorno seguente mi imbarcai per il Brasile e arrivai la mattina del 3 agosto. Durante il viaggio in bus da San Paolo a Barra Bonita, la città dove avrei vissuto, cominciai a farmi un’idea di ciò che fosse il Brasile e pensai che, tutto sommato, non era affatto così male. Dopo circa quattro ore di viaggio arrivai a destinazione, sapendo che la mia nuova famiglia sarebbe stata là pronta ad accogliermi.

Avevo immaginato diverse volte come sarebbe stato conoscere la famiglia ospitante, considerando anche il fatto che potesse essere strano ed imbarazzante. Di fatto, fu proprio così. Nonostante sapessimo che avremmo vissuto insieme e che saremmo stati una famiglia durante undici lunghi mesi, si creò, al mio arrivo, un forte imbarazzo che rese quella situazione ambigua. Ricordo che salimmo in macchina e Ana Gabrieli mi osservò durante tutto il tragitto fino a casa, rendendomi nervosa.

Quando vidi per la prima volta la casa dove sarei vissuta per quasi un anno, pensai che fosse piccola, trasandata ed inospitale. Ricordo che entrammo in cucina e Marzia, la mamma, cominciò a parlare in portoghese e l’unica cosa che ricordo di aver capito é che mi diede il benvenuto mostrandomi la casa. La famiglia mi propose di uscire per conoscere la città ed io accettai, curiosa, visto che la mia prima impressione sul Brasile non era stata poi così male.

Evidentemente mi sbagliavo visto che, quando arrivammo in centro, cominciai a piangere in preda alla disperazione perché solo in quel momento realizzai che mi trovavo in un paese totalmente differente dal mio e che avrei faticato per adattarmi ed accettare quella realtà.

Ma il peggio arrivò con il mio primo giorno di scuola.

Pensavo che quello che avevo visto fosse stato sufficiente per capire che il Brasile era ancora un paese povero e che avrebbe dovuto lavorare abbastanza per progredire, nonostante il notevole sviluppo economico degli ultimi decenni, ma mi sbagliavo di nuovo. Difatti la scuola che avrei frequentato era molto simile ad una struttura abbandonata, sviluppata su un solo piano e priva di asfalto in alcuni punti visto che si trattava di una struttura aperta. Le classi erano piccole e contenevano fino a quaranta alunni.

Ricordo come ieri l’agitazione che provai percependo, quando entrai nella mia nuova classe, gli occhi curiosi di trentotto persone che mi fissavano e squadravano dalla testa ai piedi. Mi sedetti su un banco indicatomi dalla professoressa di Fisica e prestai attenzione alla lezione fino a quando una mia compagna di classe si avvicinò si presentò dicendomi che sarebbe stata disponibile se avessi avuto bisogno di aiuto. Durante l’intervallo ebbi l’occasione di stringere amicizia con alcune mie compagne di classe che si presentarono curiose di conoscermi e di sapere qualcosa sul mio paese di origine.

Al termine del mio primo giorno di scuola mi sentii felice di essere riuscita a fare nuove amicizie così velocemente.

In realtà, ciò era dovuto al fatto che i brasiliani sono persone estremamente accoglienti e amichevoli, specialmente con le persone straniere. Nei giorni successivi realizzai, però, che la mia classe era maleducata, indisciplinata ed era realmente difficile seguire la lezione. Del resto da una scuola pubblica in Brasile é solo questo che ci si può aspettare.

Attualmente le scuola pubbliche sono considerate inferiori rispetto alle scuole private a causa della scarsa qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. Se si hanno le possibilità economiche per frequentare una scuola privata, sono maggiormente garantiti un insegnamento migliore e un maggior successo nella vita professionale.

La grande differenza tra le classi sociali è solo uno dei problemi che la società brasiliana sta vivendo al giorno d’oggi. Il governo brasiliano si impegna ad incentivare un progetto che promuova una scuola dove i figli di ricchi e poveri possano studiare insieme, ma questo progetto è di difficile realizzazione. (Per inciso: l’anno scolastico comincia a febbraio e termina in dicembre con un mese di vacanze che solitamente è quello di luglio; la scuola brasiliana si articola così: tre anni di “ensino primário”, nove anni di “ensino fundamental” che si divide tra “fundamental um e dois” ed infine tre anni di “ensino médio” al termine del quale si deve affrontare un esame, “vestibular”, per poter entrare in una università. A differenza delle scuole elementari, medie e superiori, le università pubbliche offrono corsi di studio di alta qualità).

Così, dopo circa due settimane, decisi di cambiare scuola sperando che la situazione migliorasse o per lo meno cambiasse.

Difatti la situazione migliorò e riuscii a stringere amicizia con le mie nuove compagne di classe. Nei giorni seguenti percepii che, in realtà, le nuove amicizie che avevo fatto non erano poi tanto sincere, così decisi di avvicinarmi ad un gruppo di miei compagni di classe che se ne stava sempre in disparte e giocava a carte durante l’intervallo. Nacque così una bellissima amicizia ed io appresi a giocare a “truco”, un tipico gioco brasiliano che si fa con le carte.

Col passare delle due prime settimane mi resi conto che l’euforia e l’entusiasmo che provai nel conoscere e scoprire così tante cose sul Brasile, scomparvero. Capii che la mia esperienza non sarebbe stata poi così facile come avevo immaginato ma, anzi, sarebbe stata caratterizzata da alti e bassi. La nostalgia di casa e quella della mia famiglia si facevano sentire, specialmente quando si trattava di dover affrontare le difficoltà da sola.

Le settimane passavano e il giorno del mio sedicesimo compleanno arrivò.

La famiglia ospitante organizzò un “churrasco” per festeggiare il mio compleanno, invitando amici e parenti. Il “churrasco” è una sorte di barbecue brasiliano che riunisce la famiglia o gli amici con lo scopo di mangiare, bere e divertirsi. I brasiliani adorano fare “churrasco” visto che sono un popolo festaiolo ed ogni occasione è valida per festeggiare. Il “churrasco”, inoltre, è un’ottima occasione per assaporare carne alla griglia. I brasiliani sono veri amanti della carne visto che come pietanza compare normalmente nel menù accompagnata da riso, fagioli e verdura.

I mesi passavano e il clima diventava sempre più caldo.

Arrivò dicembre e con esso il Natale.

La cultura brasiliana e quella italiana sono molto simili quando si tratta delle festività di fine anno. Il pranzo con la carne di suino ed il panettone sono due tipici esempi.

In gennaio io e la mia famiglia ospitante andammo a São Vicente, un comune dello Stato di San Paolo posto sul litorale, per passare le ferie e visitare alcuni parenti. Si dice che São Vicente sia stata una delle prime città fondate dai colonizzatori portoghesi e che qui essi tentarono di coltivare la canna di zucchero non riuscendoci per causa della presenza del “mangue”, una tipica vegetazione del litorale paolistano che impedisce la coltivazione di varie piante.

Passarono circa due mesi e il carnevale arrivò.

La città fu invasa dai ballerini delle diverse scuole di samba che danzavano mostrando i loro corpi scolpiti e le loro capacità nel praticare questo ballo. Assistei incantata alle diverse sfilate delle varie scuole di samba anche se queste non sono comparabili con quelle di San Paolo o Rio de Janeiro, famose in tutto il mondo. Il carnevale é considerato il miglior evento dell’anno per la festa e il trambusto che generano grande allegria e divertimento. Ciò nonostante, il carnevale brasiliano genera un grande problema: un elevato numero di ragazze che ingravidano durante questo periodo.

Il governo brasiliano cerca di incentivare la propaganda di anticoncezionali per evitare o diminuire questo problema.

Purtroppo il carnevale non é l´unica occasione che determina questo rischio: esiste un genere musicale che nasce e si sviluppa nelle favelas di Rio de Janeiro, il funk, che incita ad una specie di danza sensuale dove il contatto fisico tra uomo e donna degenera nel sesso. Esistono, però, diversi tipi di musica che si ispirano al funk solo per il ritmo e che sono quasi inoffensivi come per esempio il “funkinejo” una sorte di funk con “sertanejo”. I generi musicali più apprezzati sono, comunque, il samba e il “pagode”, due tipi di musica ben allegri che caratterizzano la cultura brasiliana.

Ascoltare musica e guardare la televisione mi sono stati di grande aiuto per apprendere con maggior facilità il portoghese. Inizialmente quando arrivai in Brasile, la comunicazione fu il mio più grande problema, nonostante avessi fatto alcune lezioni di portoghese con una ragazza brasiliana che conobbi durante una delle riunione orientative di Intercultura e che si rese disponibile per aiutarmi. Col passare del tempo imparai a scrivere e a comunicare senza grande difficoltà, conoscendo sempre più il Brasile e la sua cultura.

Manca solo una settimana al mio rientro in Italia e ciò mi fa riflettere su cosa sia stata e cosa abbia significato per me questa esperienza. Credo di essere cresciuta molto con questa esperienza, non solo per il fatto di essere riuscita a superare le mie difficoltà da sola, ma anche per aver maturato in me l’accettazione di una nuova cultura e di una società molto differenti dalla mia. Ciò che mi ha dato questa esperienza è qualcosa di così grande che mi ha reso una persona più ricca, più forte e migliore.

Se tornassi indietro rifarei questa esperienza altre cento volte perché non c´è niente di più interessante che conoscersi e scoprire che, in realtà, si è differenti da come si pensa.

Ti potrebbero interessare