Broadstair, Agosto 2014
Scritto da Redazione il 07 Ottobre 2014.

Nell’accingermi a fare il resoconto di questo viaggio di studio ho riflettuto molto sull’opportunità di destinarlo al giornalino scolastico: in fondo potrebbe formare oggetto di un tema piuttosto elementare. Poi mi sono convinta che, tuttavia, l’esperienza che abbiamo maturata i miei tredici compagni di ventura ed io, forse potrà tornare utile a tutti gli altri studenti del nostro Istituto che avranno l’intenzione e la fortuna di poterla ripetere nel prossimo futuro.
Ci siamo ritrovati, puntuali, all’aeroporto Marco Polo di Venezia, in tredici studenti e la professoressa di inglese. Espletate le operazioni previste dal check-in, emozionatissime (userò fino in fondo il femminile perché eravamo tredici ragazze, la professoressa e un solo ragazzo), abbiamo salito la scaletta dell’aereo e poi via, in volo, verso Londra. Atterrate all’aeroporto di Gatwick, un autobus ci ha condotte a Broadstairs, nel Kent; questa è un’apprezzata e frequentata stazione turistica che ospita la “Kent School of English” alla quale eravamo state iscritte per un corso di studio della lingua inglese per due settimane.
All’arrivo in città c’erano ad attenderci le famiglie che ci avrebbero ospitate. Quella cui eravamo state assegnate Giada ed io, per la verità, ha fatto mezz’ora di ritardo. Questa mancata puntualità ad un appuntamento per noi così importante ci ha un po’ insospettito sulla serietà della famiglia che ci era toccata. L’agenzia che ha organizzato il viaggio ci aveva avvertito della qualità del cibo inglese, che avremmo potuto non apprezzare sempre e, soprattutto, ci aveva fatto notare che il concetto di pulizia degli alloggi spesso non corrisponde ai nostri canoni abituali. La circostanza del ritardo, il misero panino incartato che la padrona di casa ci ha fatto trovare per cena e, soprattutto, la sporcizia della camera cui eravamo state destinate, delle lenzuola e del copriletto, che presentava sospette macchie di unto, non ci hanno fatto dormire tutta la notte. Pur riconoscendo la sincera gentilezza della famiglia, anche se, proprio per questo un po’ dispiaciute, il mattino seguente abbiamo segnalato il disagio alla prof. e all’agenzia viaggi, corredandolo di documentazione fotografica eseguita con i cellulari. Devo dire che l’organizzazione, con buona tempestività, ci ha subito cambiato destinazione e ci siamo ritrovate in una casa bellissima, con ospiti che non dimenticheremo mai.
Quindi dopo il primo, fastidioso contrattempo, abbiamo cominciato a vivere la nostra esperienza inglese come un lieto fine di una favola.
La signora Emma, padrona di casa, ci preparava pranzetti all’italiana gustosissimi e degni di una brava cuoca nostrana. Il signor Andrew era sempre disponibile a darci uno strappo in auto fino all’autobus che ci portava a scuola e con i due ragazzi, Isabel di dieci anni e Jacob di tredici anni, è nata una tale simpatia che, quando, purtroppo, li abbiamo dovuti lasciare, abbiamo letto nelle lacrime che rigavano le loro guance un affetto vero e reciproco. La scuola è stata una sorpresa piacevole, per nulla pesante e molto utile per prendere un po’ di confidenza con la lingua. Noi ragazze italiane siamo state distribuite in classi diverse, con compagni che provenivano da ogni paese europeo, ma anche con cinesi, russi e ucraini (ancora insieme e non ancora in guerra).
Le nostre giornate cominciavano con la sveglia alle sette del mattino con una colazione in famiglia, assieme alla signora Emma, a base di latte con i cereali e una corsa fino alla fermata del bus che alle otto e mezzo del mattino ci passava a prendere per portarci a scuola. Ogni giorno in classe si cambiava professore e si doveva parlare in inglese con tutti i compagni di classe, anche con quelli italiani. Finite le tre ore di lezione andavamo a mangiare insieme, variando tra i molti ristorantini dell’High Street di Broadstairs. Ogni pomeriggio, sempre organizzate dalla scuola, si svolgevano diverse attività come bowling, quiz, passeggiate, oppure sport alla Wellesley House, un college con piscina, prati, campi da calcio, da tennis e da pallavolo. Di solito alle sei l’autobus ci portava a casa per cenare e trascorrere del tempo con la famiglia e per poterci quindi preparare per le uscite serali. Le attività serali erano tutte molto divertenti: andavamo in discoteca, al cinema, a fare recitazione, al cabaret; abbiamo anche imparato alcuni balli folk e fatto un barbecue nella spiaggia; inoltre avevamo l’opportunità di apprendere in continuazione nuovi termini inglesi scherzando e parlando con ragazzi di varie provenienze. I due sabati sono stati interamente dedicati alle gite: una a Londra, dove da anni sognavo di andare, ed una a Cambridge. In ambedue le città, dopo la visita guidata, ci è stato dato del tempo libero per gli acquisti. Nel pomeriggio di altre due giornate siamo stati a Canterbury e alle bianche scogliere di Dover, due località che identificano i miti storici e geografici del Regno Unito. La domenica, quando dovevamo partire per tornare a casa, eravamo tutte dispiaciute e qualcuna di noi si è anche commossa ripensando ai bei momenti passati insieme. Spero di ritornare a Broadstairs e di rivedere la mia famiglia inglese il prossimo anno.
Nel frattempo sono certa che il mio inglese è migliorato tantissimo: ho imparato ed ho impressi nella memoria tantissimi nuovi vocaboli e, soprattutto, credo di aver acquisito una buona capacità di comprendere la conversazione in una lingua che mi ha sempre affascinato.