Vi svelo un segreto
Scritto da Luce il 04 Maggio 2010.
Cos’è che ci spinge a venire a scuola? Cos’è che ogni mattina ci fa svegliare più o meno all’alba? Chi ce lo fa fare a prendere un autobus, piuttosto che un treno, così presto? Perché tutto questo? Alcuni di voi risponderanno dicendo che è la scuola dell’obbligo e “tocca” frequentarla; o che si viene perché lo vogliono per noi i nostri genitori; o perché è utile avere un diploma; o per imparare delle cose che potranno servirci nella vita e bla bla bla. Ma ognuno di voi si è mai chiesto davvero PERCHE’ viene a scuola?
Anch’io ad essere sincera ho considerato molto passivamente questa domanda fino a qualche tempo fa, o, se ci pensavo, mi rispondevo scegliendo, di volta in volta, una delle opzioni sopra citate. Ma perché fermarsi solo al guscio della questione, perché non scavare un po’?
Anch’io ad essere sincera ho considerato molto passivamente questa domanda fino a qualche tempo fa, o, se ci pensavo, mi rispondevo scegliendo, di volta in volta, una delle opzioni sopra citate. Ma perché fermarsi solo al guscio della questione, perché non scavare un po’?
E’ risaputo che le cose più belle sono sempre quelle nascoste! Anche il Piccolo Principe dice che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Ma è veramente così risaputo? No. L’essenziale è invisibile agli occhi, ma non al cuore.
È un lavoro lungo: mi ci son voluti cinque anni di scuola superiore per capirlo; per capire tutto il percorso di scuola e di vita che ho affrontato tra i banchi. Del resto non è neanche corretto dire: “Se l’avessi saputo prima, adesso sarei a cavallo!”
Probabilmente è questo il “mio” momento; prima, forse, non sarei riuscita a capire la ragione vera per cui vengo a scuola. Sono certa che a questo punto vi chiederete: ma ce lo vuoi dire o no qual è il “segreto” nascosto nel titolo?
Io vi racconto la mia storia, perché sono stata aiutata a “s-velare” il mio cuore, con l’avvertimento che però sta a ciascuno di voi scoprire la propria strada e rispondere alle domande del proprio cuore, e pure trovare la ragione per cui valga la pena davvero alzarsi la mattina e prendere la strada che conduce a scuola.
Le materie possono trasmettere sensazioni diverse ad ognuno di noi: una poesia in italiano, o in francese, un testo di inglese, un brano di qualche filosofo comunicano interesse, noia, incanto, ma anche divertimento, passione, piacere…qualsiasi emozione voi vogliate.
Quello che sto cercando di fare io è prenderle tutte, queste sensazioni, cioè “farle mie”. Come se ognuna di esse , pensando che ognuna di esse è un regalo fatto proprio a me.
È questo, a mio avviso, il “senso” del venire ogni giorno a scuola: portare a casa ciò che i testi trasmettono. Non per forza tutte le parole che pronunciano i professori: loro ci conducono e ci danno una mano a svelare la bellezza di ciò che si fa in classe. Sta poi a ciascuno capire cosa si vuol “mettere in saccoccia” di quel giorno di scuola.
Non tutti i professori sono uguali: c’è anche chi ama venire a scuola per il piacere di insegnare e di trasmettere ciò che ama, ed è proprio questo che ci permette di cogliere i frutti di tutto il lavoro svolto. Si può scorgere anche dall’ultima fila della classe che la persona in cattedra fa il suo mestiere con una diversa luce negli occhi! Il grande passo è proprio questo: accorgersi di quella luce e…catturarla.
A me son serviti tutto e cinque, questi anni, per riuscire a riconoscerla, per capire che in fondo venire a scuola non è così “palloso” come pensavo; che se tornassi indietro sceglierei ancora questo indirizzo, con tutti i pregi e i difetti che ha, perché questi anni trascorsi al “Belli” sono stati e sono parte di me e hanno fatto in modo che oggi sia diventata la persona che sono.
Si cresce a scuola, l’avreste mai detto? Che lo vogliate o no, è una verità.
È questo il segreto. Scendere nelle parole, lasciare che parlino di noi, capire ciò che vogliono trasmettere al nostro cuore e, perché no, lasciare che “lavorino dentro” e ci aiutino a crescere.
È la chiave: accettare quello che si presenta davanti ogni giorno ed essere pronti ad accoglierlo senza pregiudizi, ma semplicemente aprendosi con disponibilità ad accogliere quello che trasmette.
È stata dura arrivare a questo punto e so che la strada non ancora terminata.
Un altro segreto è essere consapevoli che non si finisce mai di imparare e quindi questo “dovrebbe essere” uno stimolo per continuare a svegliarsi al mattino per prendere la corriera e arrivare fino a scuola.
Questa è la mia storia, e se sono arrivata qui lo devo a coloro che mi hanno aiutato a comprendere tutto questo; a me e a una persona speciale: Gloria.
Un consiglio: salvate tutto ciò che di più bello incontrate ogni giorno!
È un lavoro lungo: mi ci son voluti cinque anni di scuola superiore per capirlo; per capire tutto il percorso di scuola e di vita che ho affrontato tra i banchi. Del resto non è neanche corretto dire: “Se l’avessi saputo prima, adesso sarei a cavallo!”
Probabilmente è questo il “mio” momento; prima, forse, non sarei riuscita a capire la ragione vera per cui vengo a scuola. Sono certa che a questo punto vi chiederete: ma ce lo vuoi dire o no qual è il “segreto” nascosto nel titolo?
Io vi racconto la mia storia, perché sono stata aiutata a “s-velare” il mio cuore, con l’avvertimento che però sta a ciascuno di voi scoprire la propria strada e rispondere alle domande del proprio cuore, e pure trovare la ragione per cui valga la pena davvero alzarsi la mattina e prendere la strada che conduce a scuola.
Le materie possono trasmettere sensazioni diverse ad ognuno di noi: una poesia in italiano, o in francese, un testo di inglese, un brano di qualche filosofo comunicano interesse, noia, incanto, ma anche divertimento, passione, piacere…qualsiasi emozione voi vogliate.
Quello che sto cercando di fare io è prenderle tutte, queste sensazioni, cioè “farle mie”. Come se ognuna di esse , pensando che ognuna di esse è un regalo fatto proprio a me.
È questo, a mio avviso, il “senso” del venire ogni giorno a scuola: portare a casa ciò che i testi trasmettono. Non per forza tutte le parole che pronunciano i professori: loro ci conducono e ci danno una mano a svelare la bellezza di ciò che si fa in classe. Sta poi a ciascuno capire cosa si vuol “mettere in saccoccia” di quel giorno di scuola.
Non tutti i professori sono uguali: c’è anche chi ama venire a scuola per il piacere di insegnare e di trasmettere ciò che ama, ed è proprio questo che ci permette di cogliere i frutti di tutto il lavoro svolto. Si può scorgere anche dall’ultima fila della classe che la persona in cattedra fa il suo mestiere con una diversa luce negli occhi! Il grande passo è proprio questo: accorgersi di quella luce e…catturarla.
A me son serviti tutto e cinque, questi anni, per riuscire a riconoscerla, per capire che in fondo venire a scuola non è così “palloso” come pensavo; che se tornassi indietro sceglierei ancora questo indirizzo, con tutti i pregi e i difetti che ha, perché questi anni trascorsi al “Belli” sono stati e sono parte di me e hanno fatto in modo che oggi sia diventata la persona che sono.
Si cresce a scuola, l’avreste mai detto? Che lo vogliate o no, è una verità.
È questo il segreto. Scendere nelle parole, lasciare che parlino di noi, capire ciò che vogliono trasmettere al nostro cuore e, perché no, lasciare che “lavorino dentro” e ci aiutino a crescere.
È la chiave: accettare quello che si presenta davanti ogni giorno ed essere pronti ad accoglierlo senza pregiudizi, ma semplicemente aprendosi con disponibilità ad accogliere quello che trasmette.
È stata dura arrivare a questo punto e so che la strada non ancora terminata.
Un altro segreto è essere consapevoli che non si finisce mai di imparare e quindi questo “dovrebbe essere” uno stimolo per continuare a svegliarsi al mattino per prendere la corriera e arrivare fino a scuola.
Questa è la mia storia, e se sono arrivata qui lo devo a coloro che mi hanno aiutato a comprendere tutto questo; a me e a una persona speciale: Gloria.
Un consiglio: salvate tutto ciò che di più bello incontrate ogni giorno!