Incontri e riflessioni

Una fragolina minuscola spuntata in una fessura da marciapiede

Scritto da prof.ssa Luisella Saro e allievi il 02 Ottobre 2011.

Una fragolina minuscola spuntata in una fessura da marciapiede

“Fine luglio. Pomeriggio di un sabato afosissimo… Ed entri a sorpresa tu, amica carissima, e mi racconti di un piccolo miracolo. ‘Vieni a vedere’, mi dici… Mi porta d’un fiato a contemplare una fragolina minuscola, intenerita, che è spuntata in una crepa, una fessura di marciapiede di una città in un pomeriggio tra i più caldi e afosi. Un puntino verde, un piccolo punto rosso”. (Angelo Casati)

Stamattina sono andata al bar per un caffè. Mentre aspettavo, ho chiesto a un signore se, per cortesia, potevo prendere il quotidiano che aveva appena terminato di sfogliare. “Lasci stare, signora… Non vale la pena… Sempre solo brutte notizie…”. Non era una battuta. Lo diceva con amarezza. Gli ho sorriso ed ho preso lo stesso il giornale. Ma l’ho aperto con un’attenzione diversa.

Verissimo. Ho letto attentamente tutti i titoli e non ce n’era uno – dico uno – che offrisse uno spiraglio, anche solo uno spiraglio di luce.
Ora: non è che la realtà sia rose e fiori (ma quando mai lo è stata?!). Il punto vero è che, quand’anche accadono cose belle (e, per fortuna - sfido chiunque a dimostrare il contrario - eccome se ne accadono, ogni giorno, di cose belle, qui e in ogni luogo!), nel tempo ci hanno fatto credere che non contano, perché “non fanno notizia”. Poco da fare: i giornali vendono se sbattono il morto in prima pagina, se hanno l’esclusiva sull’ultimo gossip, se sfrucugliano, se annaspano nel marcio, se intercettano, se demoliscono, se sparano a zero contro Tizio, Caio e anche Sempronio. E così ha proprio ragione il signore incontrato al bar: viene da lasciar stare, da spegnere il televisore e da non leggere più e, quel che è peggio, si rischia di credere che, davvero, il mondo sia solo “quella roba lì”. Nera e in putrefazione.

L’altro giorno, sulle scale, stavo parlando con il preside. Ad un certo punto mi ha detto: “Lo sa, professoressa? Ho capito una cosa. Anche un problema può essere un’opportunità. Dipende da come lo si guarda”. Ecco. Credo che il punto sia questo. Non è che i problemi non ci siano. Ci sono, da che mondo è mondo. A fare la differenza è il nostro modo di affrontarli: permettendo che ci schiaccino, o cercando nelle cose che accadono – tutte – il germe di bene da cui partire. Questo abbiamo bisogno di ricordarci tra adulti. Questo hanno bisogno di sentirsi dire i ragazzi che abbiamo di fronte.

I loro occhi che si stanno aprendo alla vita non vogliono essere bendati – ci mancherebbe! – e ai giovani non va neanche raccontata la favoletta per addolcire la pillola ed edulcorare la realtà. Non è bene nemmeno “dis-trarli”, o invitarli a girare la testa dall’altra parte, quando c’è da affrontare un ostacolo, un problema, una difficoltà. In un mondo che appare sempre più disperato, hanno però diritto ad avere di fronte adulti consapevoli della realtà, e dunque obiettivi nel descriverla, ma adulti che siano anche custodi e portatori di speranza. Come gli adulti – genitori e insegnanti - che avevamo di fronte noi, alla loro età.

E’ a tal punto vero, questo, che sono proprio i ragazzi, per primi, a confidarci che il mondo così come viene loro presentato li spaventa, li annichilisce, li spinge all’inerzia o alla violenza. E sono sempre loro a raccontarci, invece, con entusiasmo, quando accade qualcosa di bello nelle loro giornate, nelle loro famiglie, con i loro amici, al loro paese… E così, come istintivamente si “chiudono” di fronte al brutto che imperversa, istintivamente si aprono, e ri-fioriscono, quando incontrano bellezza. Forse, semplicemente, perché è ciò che di più ci “cor-risponde” (e cioè risponde ai desideri più profondi e più veri del loro cuore). I testi che seguono ne sono un esempio.

Invitati a pensare ad una cosa significativa accaduta quest’estate, ciascuno ha scritto la “sua”.
Non anticipo nulla, se non lo stupore provato nel momento in cui, leggendo, comprendevo che, pur giovanissimi, i ragazzi hanno ben capito che quando parlavano di “una cosa bella accaduta” non intendevano, automaticamente, che quella cosa era stata piacevole o facile o indolore.

Più spesso, le loro brevi testimonianze, raccontate con la semplicità e la freschezza degli adolescenti, sono la dimostrazione che è necessario impegnarci, insieme, perché tutti educhiamo lo sguardo. Solo così sarà possibile che “anche un problema diventi un’opportunità”. Solo così potremo accorgerci se, “in una crepa, una fessura di marciapiede di una città in un pomeriggio tra i più caldi e afosi è spuntata una fragolina minuscola, intenerita. Un puntino verde, un piccolo punto rosso”. E stupirci, dunque, dei piccoli miracoli quotidiani.

prof.ssa Luisella Saro

"Grazie, coincidenza!" di Elisa Tasca

Uno sguardo, un sorriso e un “…Ma?”.
“Non lo so, forse…”.
Aveva capito a cosa pensavo e forse anche lei pensava la stessa cosa.
Era un semplice pomeriggio d’estate tra sorelle. Il sole splendeva radioso nel cielo, le nuvole si potevano contare sulle dita di una mano, la macchina fresca, raffreddata dal condizionatore era il posto ideale in cui stare quando fuori, all’ombra, c’erano più o meno quaranta gradi.
“Ma come hai fatto, Cri?”, le dico sorpresa.
“ A fare cosa?”, mi chiede lei.
“ A capire cosa volevo dire… Insomma, stavamo ascoltando musica, non parlavamo, non ho mai accennato questo discorso oggi...”.
“Boh!”. mi risponde lei, assorta probabilmente in mille altri pensieri.
Io lo trovo sorprendente. Potrà sembrare una banale e pura e semplice coincidenza, ma lei aveva capito a cosa pensavo. E io continuo a riflettere.
Non la vedevo da circa tre mesi: viaggia ovunque, degnandoci della sua presenza a casa per circa due mesi l’anno. Ci separano sette anni, mentalità diverse, stili di vita differenti, gusti diversissimi… Insomma, ci assomigliamo ben poco.
Probabilmente passerò per una pazza esaltata che si sofferma su tutto ciò che accade, eppure mi piace osservare la realtà e riflettere, occupando tutto il tempo che serve. E’ così che ho scoperto quanto può stupirmi e meravigliarmi la vita!
Mentre ripenso a ciò che ci è accaduto, mi sembra di comporre un puzzle, il puzzle del nostro rapporto. Mancano ancora alcuni pezzi, ma uno l’ho trovato in un caldo pomeriggio d’estate, in un silenzio occupato dalla musica e strappato da un “ma”. Quaranta gradi all’ombra e noi che ci accorgiamo che “ci capiamo al volo”, grazie ad una semplice coincidenza.


"Creata per sorprenderci" di Anna Marsonetto

E' domenica 26 giugno. Sono in un autobus un po' vecchio con Antonella, Agnese, Alessia e altri 24 ragazzi. C'è odore di benzina, la polvere dei sedili mi prude il naso e sono le 9:00 della mattina. Oggi siamo partiti presto dal college, perché abbiamo un'escursione che aspetto da tantissimo tempo: Cascate del Niagara. Ah, ho dimenticato un dettaglio non da poco: siamo in Canada.

Tutti scherzano, ridono, cantano, giocano a carte, scattano qualche foto. Io ascolto musica. Dopo un po' tolgo le cuffie e comincio a chiacchierare anch'io. Voglio conoscere i “friulani”. ”Siamo quasi arrivati”, dice la professoressa Forte, dell'istituto “Le Filandiere” di San Vito al Tagliamento. Sono agitatissima: è da una vita che aspetto questo momento!

L'autobus costeggia un fiume che, man mano che andiamo avanti, è sempre più irruento, arrabbiato, pericoloso.
Eccole, le ho intraviste, nascoste da una nuvola di vapore, le Niagara Falls!

Il pullman si ferma proprio davanti. Non credo ai miei occhi. Ho i brividi e mi scende una lacrima. Il Canada è il mio Paese preferito e mi sembra ancora di essere in un sogno. Dopo mezz'ora, senza neanche essermene resa conto, sono a bordo della Maid of the Mist con un impermeabile blu e con la macchina fotografica in mano. Un'emozione unica, una “botta” di adrenalina, un'esperienza indimenticabile: tutta quell'acqua che scende impetuosa, senza paura di niente. Acqua che ti toglie il respiro per qualche istante ed è come ti sussurrasse: sono stata creata per sorprenderti.

Scatto una foto. E’ una meraviglia! Ho immortalato un gabbiano che vola di fronte alle cascate. Poi scendo dalla barca, tutta fradicia. Sono a casa, in Italia, davanti al computer. Sto riguardando tutte le foto del viaggio. Mia cugina Sara lascia un commento su Facebook proprio su quell'immagine: "Guardalo, Anna! Chissà se quel gabbiano è Jonathan…".


"Eppure non stavo facendo nulla di che..." di Beatrice Samassa

Chiudo gli occhi inumiditi dalle lacrime. Non piangevo, stesa sopra il telo. Mi godevo il sole di agosto, la mia ultima giornata al mare, in attesa dell’inizio della scuola che silenziosamente si avvicinava. Il mio respiro scompariva nel fruscio delle onde. Il battito del mio cuore era udibile solo con un’ alta concentrazione. Ma, distratta da ogni colore che vedevo nelle palpebre chiuse, non lo percepivo. Cercavo, invece, di sentire quello della persona stesa accanto a me. Lei, leggendo, lasciava che i raggi di quel caldo sole pomeridiano le abbronzassero la schiena umida, mentre era concentrata sulle pagine di un libro. Io ero stesa nel verso opposto, con la pancia rivolta verso il sole, come fossi stata “l’altra faccia della moneta”. Insieme, silenziose, ci stavamo dicendo tutto. Guardavamo in direzioni opposte ma i nostri pensieri si incrociavano.

Mi volto verso di lei aprendo gli occhi; lei si accorge e mi sorride. “Sono felice”, mormora una vocina dentro di me. Eppure non stavo facendo nulla di che… Cosa suscitava tale felicità? Certo, il mare era bellissimo e non poteva offuscare la mente con pensieri cupi, ma la vita mi stava sussurrando all’orecchio che ciò che stavo sperimentando era una delle cose più belle concesse agli umani: l’amicizia.

“Ti voglio bene”, penso. Ma non lo dico a voce alta. Non parlo. Per timidezza, per discrezione, per paura di rovinare questo momento. Ricambio il sorriso cercando il suo sguardo.

“Ti voglio bene!”, urla il mio cuore. E passando la mano sulla fronte sudata, chiudo gli occhi e ricomincio a giocare con i colori che ora sembrano più accesi e vivaci, perché mi ricordano il colore della sua pelle, dei suoi capelli, dei suoi occhi.


"Hanno ucciso l'Uomo-ragno" di Mattia Calvi

Quest’estate ho avuto molti bei momenti tra cui Parigi, la settimana con i miei cugini e molti altri eventi.
Ma ho deciso di parlare di una canzone che conoscevo e che ho riscoperto.
La canzone è “Hanno ucciso l’Uomo-ragno” cantata da Max Pezzali degli 883.
Questa canzone mi piace molto per due motivi.
Per prima cosa Spider-man (alias Uomo-ragno) è di sicuro il mio supereroe preferito.
Mi piace perché, sotto la maschera che scherza davanti alla morte, c’è un ragazzo che ha molti problemi, ma lotta comunque contro il crimine.

L’altro motivo è che la canzone ha un significato molto bello.
Ad esempio, nella strofa:”Le facce di Vogue sono miti per noi,attori troppo belli sono gli unici eroi.
Lui invece, sì, lui era la star, ma tanto non ritornerà”, a mio parere il significato è che spesso riteniamo eroi gli idoli e le star come attori e cantanti, invece di vedere i veri eroi che a volte si sacrificano non per la fama, bensì per aiutare gli altri.
Un altro pezzo pieno di significato a mio parere è questo: “Alla centrale della polizia, il commissario dice:’Che volete che sia? Quello che è successo non ci fermerà,il crimine non vincerà’”.

A mio parere qui la canzone vuole lasciare intendere che, anche se il migliore non dovesse farcela, ci saranno altri pronti a dare una mano. Per me questa canzone non è solo una delle più belle canzoni degli 883 insieme a “Gli anni”,ma è un canzone davvero ricca di significato.
E’ bellissima.


"La bellezza di sentirsi amati" di A.

Ci sono stati momenti belli quest'estate. Uno di questi è stato il campo scuola. Ho trascorso una settimana fantastica con persone meravigliose, in un paesino vicino a Bergamo. Sembrava sperduto tra i monti. Il paesaggio era stupendo e affascinante. Pur in piena estate, le montagne erano innevate, ma rigogliose di alberi verdi che insieme formavano una macchia uniforme.

In questa stupenda settimana ho conosciuto persone veramente speciali, con le quali ho fatto esperienze indimenticabili e con le quali mantengo ancora un bellissimo rapporto. Mi hanno fatta sentire amata, accettata e “speciale” e non le ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto capire che per loro sono importante.

Mi sono divertita molto, ho imparato molte cose e, facendo attività, ho capito che ci sono persone che hanno sofferto veramente molto nella vita, ma non per questo hanno mai pensato di arrendersi, perché erano circondate da persone che le facevano sentire amate.

Gli adulti non smettono mai di ripetere che i problemi degli adolescenti non sono grandi quanto i loro, ma vi assicuro che da questa esperienza ho capito che i ragazzi possono soffrire molto più dei grandi, forse perché sono più fragili, o, forse, proprio perché devono ancora crescere, esprimono i propri sentimenti e stati d'animo così come sono!


"La lettera" di Maria Giorgia Bianco di 2AE

Eccola, è arrivata. Era tanto che l'aspettavamo ed ora è proprio qui, davanti a noi. C'è ansia, dentro di me, come dentro a chi mi sta intorno, ma il più ansioso e curioso penso sia proprio lui, il diretto interessato: mio fratello Mirco.

In quella lettera tanto attesa è appeso il filo della nostra vita, c'è la risposta dell'esame a cui si è sottoposto Mirco per vedere se il tumore che l'ha atterrito per nove lunghissimi mesi se n'è finalmente andato.

Nessuno aveva il coraggio di aprire quella maledetta lettera, perché avevamo paura di una brutta notizia. Eravamo stanchi di ricevere solo notizie pessime! Si fa coraggio mio papà. La apre. Vedo le sue mani tremare ed i suoi occhi lucidi scorrere su quelle parole. Poi alza il volto verso di noi… Pochi interminabili secondi ci separano dal risultato.

Ecco. Ora la sua bocca carnosa accenna un sorriso, il suo sorriso più bello. Il tumore non c’è più! Faccio un salto verso l’alto come segno di vittoria e corro ad abbracciare mio fratello, il vero vincitore! Ora tutti sprizziamo di felicità e non vediamo l’ora di buttarci alle spalle i nove mesi peggiori della nostra vita…


"La notte delle stelle" di Silvia Moretto

Concordia Sagittaria. È sorprendente come anche in una piccola città come la mia possano accadere cose grandiose, quasi invisibili agli occhi. Era la sera del 10 Agosto 2011, la tanto attesa notte di San Lorenzo, e, dopo aver mangiato all’aria aperta, mi sono ritrovata sul terrazzo di casa in compagnia di altre tre persone: Chiara, una grande amica, Enrico, il suo fidanzato e Alberto, il mio. Giacevamo tutti e quattro con il naso all’insù e la bocca semi-aperta ad aspettare di vedere una stella cadente per esprimere ognuno il proprio desiderio. Io, seduta sulle ginocchia di Alberto, ero un po’ impaziente… ed anche infreddolita. Troppo concentrata a guardare il cielo, non ho notato l’abbraccio caloroso di Alberto, la sua premurosità, la felicità che vibrava nell’aria e splendeva dentro di me.

Quella sera non ho avuto la fortuna di vedere una stella cadente, la sua scia luminosa nel buio del cielo, ma ho avuto la fortuna più grande di percepire quella luce dentro di me, che portava felicità in ogni punto del mio corpo. Dopotutto a che serve esprimere un desiderio se il sogno più grande si sta già avverando?

"Lezioni che mi accompagneranno nella vita"di Felipe Marcassò

L'estate 2011 è stata una fra le più belle della mia vita. Fra le numerose esperienze ed avventure vissute, il ricordo più bello che mi torna alla mente è la settimana di campo-scuola che ho trascorso con i miei amici prima di tornare fra i banchi. Quest' esperienza è cominciata il 21 agosto, per poi terminare la domenica successiva, il 28. Quest’esperienza si ripete da quando frequentavo la quarta elementare, ma quest' anno è stato speciale, perché sapevo che sarebbe stato l’ultimo.

Nell'arco della settimana, trascorsa in una casa di montagna, chiamata “Casa Paisa”, presso Tramonti, io ed i miei amici abbiamo affrontato un percorso indimenticabile, ricco di momenti - alcuni divertenti, altri meno - che comunque ci hanno aiutato a crescere e a maturare.

In questa settimana, oltre ad esserci divertiti, abbiamo anche meditato sulla scelta importante della scuola superiore, che ha richiesto molto tempo per riflettere e per pensare a quella che sarebbe stata la strada “giusta” per noi. Tirando le conclusioni, penso di aver lasciato un pezzettino di cuore tra le mura di quella casa, dove ho appreso lezioni che mi accompagneranno nella vita.


"L'ultima serata al campo-scuola" di Anto '97

Il momento più bello, emozionante e coinvolgente di quest'estate è stato sicuramente l'ultima serata trascorsa al campo-scuola. L'intera settimana è stata strepitosa, ma ciò che è accaduto quella sera non lo scorderò mai

.

Questo è stato l'ultimo campo-scuola, perciò abbiamo voluto organizzare qualcosa di speciale. Io ed altri miei compagni, in rappresentanza di tutti i gruppi di ragazzi, ci siamo incontrati per scrivere una lettera di ringraziamento agli animatori.

Durante la lettura del testo, dopo cena, davanti a tutti, molti ragazzi e adulti si sono messi a piangere. Ma non erano lacrime di tristezza; erano lacrime di gioia! Quel momento è stato importante e significativo per me, perché si è creata una sorta di complicità fra di noi: non esistevano persone antipatiche o con cui non andavamo d'accordo, ma eravamo tutti uniti, come una famiglia.

Grazie a questa esperienza ho stretto molte amicizie e ho conosciuto più profondamente certe persone con cui prima non avevo nessun tipo di legame e che ancora oggi frequento. La cosa che sicuramente mi rimarrà impressa, però, è l'emozione che ho provato in quel momento, durante l’ultima serata del caposcuola. Non smettevo di piangere. Non so se per la felicità o la tristezza; forse per entrambe. Di felicità sicuramente, dato che ero circondata da alcune delle persone a cui volevo più bene, ma d'altro canto pesavano su di me tutti i cambiamenti che ha portato quest'anno e che hanno cambiato la mia vita, come la scelta della scuola superiore…


"20-21 agosto 2011, Madrid" di Linda Diamante

Ho visto il sorriso stampato sulla faccia di due milioni di persone, sedute a terra su un immenso campo di terra battuta. Il caldo, il vento che solleva la polvere e rende l’aria irrespirabile, le cavallette, lo stomaco che fa male, perché siamo tanti e il cibo non è sufficiente, perciò questa sera niente cena. Le gambe fanno ancora male per i chilometri percorsi oggi, ma non ha importanza. Niente ha importanza, ora. Sappiamo che tutte le fatiche sono ripagate.

Due milioni di giovani che si tengono per mano, pur non conoscendosi, pur parlando lingue diverse, pur sventolando bandiere di colori differenti. Ci comprendiamo, in un modo o nell’altro, perché i sorrisi raccontano molto più di quanto possano fare le parole. Sui megaschermi brillano frasi tradotte in decine e decine di lingue diverse, così come sui cartelloni, sugli stand, sulle magliette che indossiamo. L’aerodromo di Cuatro Vientos di Madrid abbraccia tutto il mondo, questa notte, e gli altoparlanti rimbombano sotto la pioggia che comincia a scendere più intensamente. E’ una frase, detta in spagnolo e poi tradotta per tutti: “Sono orgoglioso dei miei giovani”. I sorrisi si allargano ancora di più, se possibile.

Anche noi, gli adulti del futuro, siamo orgogliosi di noi stessi; orgogliosi di far parte di una cosa così grande; orgogliosi dei sacrifici che ci hanno permesso di essere qui, questa notte. Sappiamo che abbiamo fatto la scelta giusta. E sotto la pioggia battente della capitale spagnola ci stringiamo gli uni agli altri, scambiandoci bandiere e magliette. Alla fine non ci importa molto di parlare del luogo da cui veniamo: adesso siamo qui, a questa Giornata Mondiale della Gioventù e, paradossalmente, ci sentiamo più vicini a casa di quanto lo siamo mai stati.


"Pensavo di aver perso tutto, invece..." di Marina Vello

Il mio diciassettesimo compleanno è stata una delle poche esperienze significative di quest'estate. Purtroppo per me è stata significativa in senso negativo, perché ho sperimentato cosa significa allontanarsi, separarsi dalle persone.

Proprio nel giorno che sarebbe dovuto essere uno dei più belli dell'estate, mi sono trovata nel bel mezzo di una lite, di cui la protagonista ero io. Non ho litigato con amici. Peggio. Ho avuto una discussione con i miei nonni.

Attualmente rappresentano per me un punto d'appoggio, so che potrò sempre contare su di loro, finché ci saranno, ma quel giorno ho sentito il mondo crollarmi addosso. Me ne sono andata dalla casa dei miei nonni sbattendo la porta, con le lacrime agli occhi. Non sapevo che fare.

Di chiedere scusa non se ne parlava: sono troppo testarda ed ero sicura di avere la ragione dalla mia parte, e così per due mesi non li ho visti e non ho parlato con loro. E' stato difficile, perché mi sono sentita trasparente, come se non esistessi. Ho cercato di fingere indifferenza nei loro confronti, ma stavo male. Fortunatamente sono riuscita a riallacciare abbastanza i rapporti.

Ho sperimentato sulla mia pelle che essere trasparenti per le persone che ami è una delle sensazioni più brutte che un essere umano possa provare. Pensavo di aver perso tutto, invece mi sono accorta di non aver perso niente. Loro ci sono sempre stati; hanno solo cercato di farmi capire la "lezione". In parte l'ho capita. A volte capita di sbagliare: nessuno è perfetto.


"Quest'estate ho scoperto... mia mamma" di Anonima

La cosa più bella che ho scoperto questa estate è stata mia mamma.
Lo so, sembra strano, ma è così.
Io e lei abbiamo sempre avuto un rapporto stranissimo, nel senso che non abbiamo mai avuto molto dialogo, ma recentemente qualcosa è cambiato: abbiamo iniziato a parlare di più, a confrontarci, e mi ha visto piangere mentre parlavamo di argomenti spiacevoli per me, ma soprattutto dolorosi, come…mio padre.
Sono una persona che tende a tenersi tutto dentro, a farsi vedere grande, forte, coraggiosa, ma è esattamente il contrario, altrimenti non avrei mai avuto problemi a parlare con mia mamma.
Forse ho iniziato a cambiare da quando ho visto lei abbattuta a causa mia, per la scuola, e mi sono sentita in un millesimo di secondo spiazzata, in colpa.
Vedo la fatica che fa per mandare avanti la "baracca": me e mio fratello, e tutto da sola, senza alcun aiuto.
Vorrei aiutarla, ma sono ancora troppo piccola per lavorare, e così, magari con piccole cose, come lavare i piatti, cerco di farlo.
E' giovane e mi pare non abbia vissuto per niente la sua vita: ha sempre avuto dispiaceri, pensieri, preoccupazioni... Ma la ammiro, perché ogni volta che è caduta ha sempre saputo rialzarsi con grande dignità. Per questo posso dire che è una gran donna!
Ora il rapporto con lei è cambiato: siamo sempre più unite e spero lo saremo ancora di più.
Dovremo affrontare ancora mille problemi, ma ce la faremo come sempre.
Sono fiera di avere una mamma come lei!
Grazie, mamma, ti voglio bene!

"Un rapporto da non dare per scontato" di Antonella Mennitto

Forse parlerò di un rapporto “scontato”, di un rapporto che c’è da sempre, ma che quest’estate è stato importante per me, anzi fondamentale: il rapporto con la mia mamma! Non è facile descrivere quello che sento nei suoi confronti. Mia mamma quest’estate mi è stata sempre vicina, sempre. Ha avuto la capacità di ascoltarmi pazientemente, per ore, di accettare le mie scelte, pur essendo diverse dal suo modo di pensare; mi ha coccolato come se fossi una bimba ancora piccola quando ne avevo bisogno e ha saputo cogliere l’essenza di me in ogni mio piccolo gesto.

Sono riuscita ad affrontare tutte le esperienze che ho vissuto quest’estate, come le due settimane trascorse in Canada, ad Auronzo e anche l’esperienza lavorativa di babysitter, sostenuta dall’autostima e dalla sicurezza che piano piano negli anni mia mamma mi ha aiutato a coltivare. Ogni volta ero pronta a partire, sapendo che a casa ci sarebbe stata la mamma ad aspettarmi, per ascoltarmi, per sentirmi dire che è fiera di me.

Un rapporto, questo, che purtroppo mi accorgo di dare spesso per scontato, senza rendermi conto di essere fortunata, senza fermarmi a valorizzarlo in tutto il suo splendore.


"Un viaggio tutti insieme" di Anonimo

Quest'estate, sinceramente, mi ha un po' deluso, forse perché mi aspettavo un po' troppo: prima di viverla, infatti, era come una leggenda. "L'estate della terza media": mesi senza preoccupazioni, senza compiti, libero dagli stress degli impegni… Effettivamente così è stato, ma mi ero preparato ad un'estate di totale divertimento e non posso dire che sia stata proprio così.

Ripensando ai mesi estivi, ricordo i pomeriggi trascorsi con gli amici, le giornate in compagnia dei parenti, le risate, le emozioni… Ma uno dei più bei ricordi che quest'estate mi lascerà è stato sicuramente un viaggio: un bellissimo viaggio con la mia famiglia, in Provenza, regione della Francia che, per la meravigliosa natura e per le sue caratteristiche cittadine, può ricordare la Toscana.

Sempre più spesso sento, purtroppo, che moltissime famiglie si stanno "sciogliendo", per colpa di divorzi o di problemi. Fin da piccolo, quest'idea che la mia famiglia potesse non essere più la stessa mi ha terrorizzato. Fare questo viaggio tutti insieme, perciò, mi ha regalato un sacco di gioia.


"Un'esperienza che mi ha scaldato il cuore" di un'alunna di 2AE

Questa estate è stata diversa dalle altre. Fin da bambina, faccio parte del coro parrocchiale di Summaga che, durante il mese di giugno, accompagna i ragazzini dai sette ai dodici anni a trascorrere una settimana nella “casa di Cristo Re” a Tramonti di Sotto.

I ragazzi del coro "Le voci dell'Abbazia", in questa settimana, si offrono come animatori. Quest'anno, poiché molti erano impegnati per gli esami di Stato o all'università, abbiamo dato la disponibilità per la settimana solo in cinque: io e altre mie quattro coetanee. Sembrava un'impresa quasi impossibile stare insieme a trenta bambini vispi e vivaci in sole cinque di noi, che oltretutto non avevano mai provato un'esperienza del genere, ma non ci siamo perse d’animo. Abbiamo cominciato a predisporre il programma prevedendo giochi, serate e attività, già con incontri settimanali iniziati nel mese di gennaio e, dopo un lungo lavoro durato sei mesi, è arrivata la tanto attesa settimana.

All'inizio ci siamo messi tutti in cerchio e abbiamo fatto conoscenza, poi hanno preso il via tutte le attività previste. E' vero, i bambini sono come le spugne: è incredibile il modo in cui si possa trasmettere loro vivacità, allegria, sprint. La settimana è andata molto bene e ho dato il massimo per stare con i bambini, ridere e scherzare con loro, e per diventare una figura di riferimento nei momenti più seri. E' stata un'esperienza meravigliosa: ogni bambino con i suoi sorrisi e le sue domande, ma anche con i suoi capricci, mi ha donato tanto. E’ stupendo quando chiedi a una bambina: "Cosa vorresti fare da grande?" e lei risponde: "Voglio diventare un animatrice, voglio diventare uguale a te!”. Ti si scalda il cuore…


"Un'uscita di scena meravigliosa!" di Rachele Daneluzzo

Una meraviglia! La sabbia dorata, che scotta sotto i piedi, scaldata da un sole che domina il cielo. Oh sì, il cielo: una delle meraviglie più grandi della terra, con il suo azzurro indescrivibile che verso sera si trasforma.

E poi c'è il mare: il mare che con le sue onde ballerine bagna, danzando, la sabbia. I gabbiani si uniscono alla danza del mare, e si gettano in picchiata sulla superficie cristallina. La sera si avvicina dopo un giorno splendido, uno dei più bei giorni di luglio.

Il sole comincia a scendere per donare il suo posto alla luna. Ma tutto questo avviene con gran classe: il sole e il cielo si tingono di rosso, un rosso indefinibile. Io lascio il mio libro per osservare quest'uscita di scena meravigliosa.

Le persone cominciano a rientrare a casa, io no. Rimango! Cenerò più tardi. Preferisco, ora, nutrire i miei occhi con questo spettacolo bellissimo.


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