Incontri e riflessioni

Un contributo alla storia dell’emigrazione veneta: il mio parente Mario Damo

Scritto da Laura Bortolussi il 05 Marzo 2011.

Mario Damo con la Governor General nel giorno della consegna dell'Onorificenza OAM
L’anno scorso, durante le lezioni di “Storia del territorio”, con la prof.ssa Emanuela Ortis abbiamo svolto una ricerca sulla nostra emigrazione familiare; io mi sono messa in contatto con un mio parente in Australia, inviandogli via mail una serie di domande sulla sua esperienza.
Lui, Mario Damo, ha molto apprezzato questa attività scolastica e si è dimostrato entusiasta quando ha saputo che la sua testimonianza, sintetizzata dalla figlia Maria Magda, sarebbe stata pubblicata nel Giornale del nostro Istituto.
Mario Damo è nato il 7 luglio del 1924 a Villanova di Motta di Livenza.
La famiglia di Mario più  tardi andò ad abitare a Lorenzaga di Motta di Livenza.
Mario partì da Genova per l'Australia con la nave Flaminia nel 1955, diretto nello Stato del Queesland con un contratto di due stagioni per il taglio della canna da zucchero.
Il motivo che ha portato Mario ad emigrare probabilmente è stata la grande crisi che si protraeva in l'Italia dopo la seconda guerra mondiale. I giovani non trovavano lavoro, i componenti delle famiglie agricole erano numerosi, i raccolti provenienti dalle campagne non erano sufficienti per alleviare i bisogni delle famiglie dei coloni e i padroni erano molto esigenti nei loro confronti.
Mario racconta che in casa non mancava da vivere, ma c'era l’idea di un futuro incerto per i giovani; per esempio mancavano i quattrini per comperare un paio di scarpe, una giacca, o una bicicletta, che allora era l'unico mezzo per muoversi.
Quand’era in Italia, Mario aiutava nei lavori agricoli nel podere tenuto a mezzadria dai genitori e, prima ancora, dai nonni. Spesso veniva chiamato dal padrone o dal fattore ad aiutare nella sorveglianza alla casa del padrone, alla cantina, o andava con loro a far visita ai mezzadri.
Dopo i primi due anni trascorsi nel Queensland, Mario decise andare a Sydney e, poco più tardi, a Canberra. Lì,, dove tuttora vive, trovò lavoro nell'edilizia. Dopo qualche tempo, impadronitosi della lingua e acquisito il mestiere, si mise in proprio e lavorò nelle costruzioni edili fino al suo ritiro, dovuto all'età.
Dopo cinque anni di permanenza in Australia, si fece cittadino australiano.
Circa una dozzina di anni fa, Mario richiese la cittadinanza al governo italiano ed essa gli fu concessa, così ora possiede due cittadinanze: quella italiana (o europea) e quella australiana.
Al primo arrivo in Australia, in un mondo del tutto diverso dall'ambiente veneto lasciato alle spalle, lontano dai propri cari e dagli amici, Mario si sentiva molto spaesato ed è stato dunque importante sentirsi accolto, anche se, per la verità, con un po’ di freddezza.  Si sa che per lavorare nella canna da zucchero occorrono braccia forti; Mario le aveva e si è dato da fare subito. D'altronde il lavoro era pagato bene e il suo scopo era quello di fare un po` di fortuna per poi ritornare a casa, come racconta ora, quando saltuariamente  viene in Italia.
Ricorda tuttavia che gli emigranti erano visti in generale come degli intrusi: spesso venivano derisi perché  non capivano la lingua dei padroni, e tutte le scuse erano buone per rinfacciare loro che erano dei poveri grami, degli stings o beggars.
I ricordi di Mario relativi alla sua esperienza di emigrante sono molti e non tutti buoni. Di sicuro è stato aiutato dalla risolutezza, dalla caparbietà, dalla volontà di riuscire e dalla capacità di sorvolare sui malanni che gli capitavano.
Durante la sua permanenza a Canberra, sostenuto molto anche dalla moglie, si è dedicato a parecchie opere assistenziali: è stato il primo Presidente dell'Associazione “Trevisani nel Mondo”, carica che ha coperto per 25 anni; è rappresentante italiano al “Canberra Ethnic Council” e di altri gruppi e Associazioni assistenziali.
Mario è stato riconosciuto con varie onorificenze sia dal Governo italiano sia dal Governo australiano. La più importante è certamente la medaglia denominata “Onor Australia Medal”.

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