Incontri e riflessioni

Tuttavia sento ancora nelle orecchie la campanella ogni tanto

Scritto da Tommaso il 23 Settembre 2016.

Tuttavia sento ancora nelle orecchie la campanella ogni tanto

Così.
Potete dirlo... un lavoro certosino, quello di scegliere fra i mille il vinile da comprare. Alla fine ne ho preso uno degli Smiths; l'ultima canzone è Please Please Please Let Me Get What I Want. Sono contento.

È anche questo, scegliere i vinili. Anche, ad esempio, litigare per la coperta. E poi, insomma... c'è chi ha freddo alle gambe e chi direttamente al cervello. Consideriamo che mica è facile vivere in un mondo in cui il nuovo iphone sarà waterproof, resistente all'acqua, ma solo agli schizzi, e se gli facciamo il bagno si rompe lo stesso.

Bere dalla bottiglia? Credere nel destino? Insistere fino ad ottenere ciò che si vuole? Scrivere almeno un tema sulla libertà? Dire le bugie? Non l'abbiamo fatto una volta almeno, una volta almeno tutti quanti?

Cose da niente ormai. Cadere dalle scale, amare i gatti e odiare i padroni, tanto, come dice De Andrè, "per stupire mezz'ora basta un libro di storia", sorridere alla propria ragazza, portarla in giro in scooter, portarla in giro a piedi, portarla in giro in macchina, portarla in giro e basta, visitare i mercatini dell'usato, bere succhi di frutta alla pera, così, invidiare lo stronzo di turno per come è vestito, scrivere tanto per scrivere, scrivere tanto per vivere, così, anche questo, chiedere a Siri di farti ascoltare canzoni tristi e ritrovarti a piangere a letto come un cretino e non trovare il modo di dire che sì, anche Lei ha dei sentimenti, ed è brava a scegliere le canzoni, U2, Bon Iver, cose così, da non credere, così, da non credere vi dico, e pensare ogni tanto, sempre più spesso, spesso, alle scuole superiori e a quanto bello era non fare niente e preoccuparsi di come si era vestiti e preoccuparsi di come si era visti e preoccuparsi di come si era e basta.

Si era alle scuole superiori l'anno scorso in quinta superiore, si era e si viveva e ci si univa a poco a poco, tema a me caro questo più di altri, si era e basta, tutti assieme, anche stupidi a volte, e di certo, non ci sarà mai il testo che troverà il coraggio di dirvi cosa succede alle cene di classe, almeno non da parte mia, visto che in testa ho un casino e - non so se l'avete notato - scrivo cose sconnesse e testi di cui non si capisce nulla ma, almeno, suonano bene.

Ricordo, ora, come fosse ieri, i tre quattro cinque giorni post maturità e post voto di maturità in cui ci si sente persi. Senza niente da fare. Senza responsabilità. In quei momenti lì servono quei temi sulla libertà che ti fanno fare in prima e seconda (io mai fatti) e che tutti ci dimentichiamo. Li ricordo ogni tanto, quei giorni, dicendomi no, no, è bene che io sia un universitario e che sia finito tutto, ma so che il periodo più bello di sempre è morto.

Tuttavia sento ancora nelle orecchie la campanella ogni tanto. Pensavo... stasera mio nonno compie settantotto anni. Che abbia visto la seconda guerra mondiale e anche l'ultimo Harry Potter, mi fa un po' strano. Dove saremo noi, fra cinquant'anni? Perché Harry non sposa Hermione? Perché non sono già stato ammazzato anche io? Perché non si può più correre in moto per le strade? E ci sono cinquecento autovelox? Perché? Sono domande che ho smesso di pormi da tempo.

Da tempo ho smesso di raccontarmi le storie riguardo al fatto che sono cresciuto e ho delle responsabilità: devo accorciare le pause e diminuire i poteri e liquidare le responsabilità, che sia superbia, o no, non m'importa. Non penso mai prima di saltare, non mi aiuta pensarci su, salto e basta, ultimamente mi imbarco in avventure più grandi di me, nei sogni dico; ho sognato di andare in moto fino alle montagne e poi guardare il sole cadere, giù, fino al buio, il tutto con sottofondo musicale indipendente discutibilissimo e sentimenti casuali alternati. Non avrei voluto essere svegliato al presente per nulla al mondo, non c'era nessuno che mi teneva stretto, che mi diceva "ehi, svegliati" e tantomeno nessuno che diceva "lo stiamo perdendo".

Ero lì, semplicemente, ad aspettare una notte come un'altra di quelle che passo a ritornare da Bibione in moto, con l'aria in faccia e il freddo e i brividi, a pensare ad un modo facile per farla finire, una sbandata, una curva troppo larga... tutto può e poteva e potrà accadere. "Cos'é tutto questo pessimismo?" è la domanda che sento rivolgermi più spesso, e guardo, stralunato, chi me lo chiede, torvo. "Ma mi prendi in giro? Cos'è tutto questo pessimismo? Non ti senti afflitta anche tu? Non vivi nell'ingiustizia anche tu?" Chiedo. "Sì, hai ragione, la vita è ingiusta" convengono le migliaia di volti che affronto.


"No, no cara mia. La vita è giusta perché è ingiusta con tutti."
La carezza che mi hai fatto è uno spiraglio di luce nel buio di uno che lavora in un supermercato dalle nove alle ventiquattro, entra con la luce e esce con il buio e sta male: non finite le scuole superiori. Non finite le scuole superiori, mai, fatevi bocciare ogni anno, ascoltate me, non si capisce un cazzo della vita da grandi, bisogna fare le foto per le università i bollettini la benzina gli impegni le scadenze e i parenti. E ci si sente sempre più vecchi. Sempre più vecchi. Così.

Ti potrebbero interessare