Incontri e riflessioni

Stop all'indifferenza

Scritto da Valentina Pastorelli – 4 CL il 31 Marzo 2010.

“Ecco a voi un tornado di energia: Davide Mattiello…” .
E’ stato presentato cosi l’ospite, il protagonista della conferenza sulle mafie, tenutasi il 5
febbraio presso l’ITIS di Portogruaro. Capelli corti, tatuaggi, vestiti giovanili, sguardo
deciso, statura possente, voce imponente, linguaggio semplice; chi meglio di quest’uomo poteva
rivolgersi a un gruppo di circa cento adolescenti?
I responsabili di “LIBERA”, l’associazione antimafie, non poteva fare scelta migliore.
Dopo la presentazione generale è cominciata la vera e propria conferenza. I ragazzi sono intervenuti sporadicamente, in quanto i racconti di Mattiello erano tanto coinvolgenti quanto crudi e tristemente reali. Alla domanda: “Ma la mafia c’è anche al nord?” , Mattiello ha risposto con una grassa risata, dicendo che ce n’è ne molta di più di quello che ci si immagina, solo che qui, al nord, rispetto al sud, è più viscerale, più segreta e più silenziosa.
Ciò che non cambia tra nord e sud, per certi versi, è il comportamento della gente, il tipico “non vedo, non sento, non parlo” che rende possibile ai boss e ai collaboratori del regime del terrore di agire indisturbati.
Ciò che Mattiello ha voluto far capire durante le due ore di discussione era un unico concetto base: non rimanere indifferenti.
Per sostenere questa sua volontà, ha portato molti esempi spiazzanti; il più significativo e sconcertante è stato quello per cui negli ultimi quattro anni, nel comune di Vibo Valentia sono spariti una ventina di ragazzi. Spariti letteralmente, in quanto i corpi non sono stati trovati da nessuna parte; si continua a cercare per il quieto vivere del paese e dello Stato, ma in fondo si sa dove sono finiti quei corpi: sciolti nell’ acido.
Questa è una tipica e antica condanna per i cosiddetti “infami”, coloro che per aver tradito il “padrone” non sono degni neanche di essere nominati. Ma non basta la crudeltà di uccidere con un colpo di pistola o a coltellate; devono essere sciolti nell’ acido proprio per privarli anche dell’ultimo rito: il funerale. Eliminarli per sempre. Ed eliminarne pure il ricordo.
Parole dure, fredde, piene di rabbia; parole di chi queste cose le ha vissute in prima persona; parole di uno che ha deciso di mettere in gioco la propria vita per combattere queste raccapriccianti ingiustizie; parole di un uomo che chiede di essere aiutato e sostenuto in questa battaglia.
La due ore di conferenza si cono concluse con un invito di aiuto rivolto a tutti, perché tutti, nel loro piccolo, possono contribuire allo smantellamento graduale di questo orrore che in una società moderna del XXI secolo non ci dovrebbe essere, anzi, non dovrebbe essere nemmeno pensabile.

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