Spleen
Scritto da Uno, nessuno e centomila il 16 Dicembre 2011.
Il giorno era umido, greve; il cielo era pesante. Mi sentivo come se fossi in una serra: le vie respiratorie bloccate da un’aria che affannava il respiro.
Stavo camminando sola lungo quella stretta via che mi portava dove sapevo: più avanti procedevo, più andavo indietro nel tempo. In lontananza, il suono triste di un organetto: note lunghe e malinconiche mi penetravano e mi portavano ancora più indietro, in uno stato d’animo cupo, nero. Tutto conduceva a quello.
La mia mente partoriva elucubrazioni negative, passive nei confronti della vita, riluttanti alla quotidianità, tutte volte a rattristirmi e il perché io lo sapevo bene.
Non ero io, o forse sì. Sì.
Procedevo lungo la strada con quella musica a martellare il cervello, a fomentare i pensieri che mi assillavano, quando, ad un tratto, scoppiò in un boato il suono delle campane, rumorose, frastornanti, quasi volessero destarmi da quell’organetto che mi aveva soffiato la mente dal mio controllo, per farmi riacquistare la lucidità che avevo perso.