Incontri e riflessioni

Sarà così la nostra vecchiaia?

Scritto da Veronica Facciolati, Irene Solighetto, Giulia Biasin, Ilaria Trevisan, Valentina Rizzo: allieve di 4CS il 14 Maggio 2011.

Sarà così la nostra vecchiaia?
Ora mi trovo qui, seduta in questa sedia a dondolo, e il suo cullarmi mi porta a fantasticare.
Nel mio splendido terrazzo pieno di fiori primaverili colorati e profumati, ogni tanto si posa una farfalla; il profumo inebria i miei sensi, portando con sé sapori mediterranei.
La mia grande fortuna è l’aver ereditato questa favolosa villa di nonna Rita, che si affaccia sulla costiera ligure, dove trascorsi le più belle estati della mia gioiosa infanzia.
Oggi voglio restare in questo angolo di paradiso e riposarmi…

Ma cosa succede? Mi sento stanca, eppure ho la sensazione di aver dormito molto. Aprendo la finestra a fatica, le mie sensazioni si rivelano esatte: è già buio. Che strano, la mia pelle è rugosa e non riesco a camminare velocemente…

Vado in cucina per prendere un bicchiere di succo e, abbassandomi, noto di sfuggita il mio riflesso nell’acqua poco limpida in cui  si trovano i piatti del pranzo. Inizio sfiorando con l’indice le rughe leggere che contornano le  mie labbra  e poi passo lentamente a esaminare il resto del mio volto: le fossette accentuate delle guance, gli occhi spenti e un modesto paio di occhiali da vista, i capelli corti e bianchi, tenuti in ordine da un piccolo fermaglio, graziosi orecchini di corallo in pendant con la collana, la pelle del collo che, morbida, cade, la vestaglia larga e legata in vita, le pantofole… Scorro con lo sguardo su questo corpo che non riconosco più e penso: chi sono diventata? Nonostante questo fardello che mi assilla, riesco a dormire.

L’indomani mi alzo di buon’ora per guardare le notizie della prima edizione del telegiornale e, stranamente, ho voglia di pane inzuppato nel latte: la tipica colazione che faceva mia nonna. Eppure io amo mangiare i croissant appena sfornati con un bicchiere di succo alla pesca fresco, guardando il mio canale di musica preferito alla tv.

Mi vesto ed esco per la mia quotidiana corsa mattutina, ma, ahimè, che fatica! E’ da mesi che mi alleno e, fino a ieri mattina, il mio fisico sapeva reggere il ritmo; ora non riesco a mantenere un’andatura costante per più di 100 metri. Sento le gambe pesanti che iniziano a dolere e, così, decido di sedermi sulla panchina di fronte al parco. Mi guardo intorno e vedo un’edicola.
Penso di andare a prendere un giornale per rilassarmi mentre aspetto di riprendere le forze, ma dopo aver attraversato faticosamente la strada, incorro anche nella difficoltà di contare i soldi perché, sbadatamente, ho dimenticato gli occhiali da vista.

Ritorno a casa per prendere gli occhiali e poter così leggere il giornale; è già pomeriggio inoltrato. Mi siedo sulla mia poltrona preferita, quella rossa, e inizio a scorrere i titoli degli articoli di prima pagina. Mi soffermo sulla lettura di un pezzo che parla di una famiglia riunita dopo molti anni di separazione forzata e sento crescere in me una strana sensazione, quasi mai provata prima: mi risulta difficile inserirla in una categoria di sentimenti conosciuti. Continuo a leggere  e il sentimento pian piano prende forma in ciò che viene descritto con il nome di nostalgia. Sì, inizio a provare nostalgia: per i miei figli, per i miei nipoti che ora sono lontani ma torneranno domenica a farmi visita. Ne sono sicura e non aspetto altro. Stare con loro riempie le mie giornate, mi fa stare bene e mi fa sentire più giovane.

È domenica mattina e finalmente sono arrivati i miei figli, le nuore e i miei adorati nipotini. Decido di preparare il loro piatto preferito: le lasagne. Inizio subito a mettermi all’opera e i piccoli, appoggiati al tavolo con i gomiti, mi guardano chiedendo continuamente quando sarà pronto. Mi giro rispondendo loro con un sorriso: “Presto, amori miei!”. E infatti cerco di fare tutto senza perder  tempo, ma le mie mani non si muovono come dovrebbero. Ecco allora mia nuora Serena che, al mio fianco, mi aiuta nella preparazione. Mettiamo il pasticcio nel forno e andiamo a preparare la tavola, mentre mio figlio Ivan va a comprare il fritto misto nella trattoria qui vicino; mia nuora è stata molto gentile e, come ogni domenica, ha portato un buonissimo dolce di mele che gusteremo alla fine del pranzo.

E’ arrivato tardo pomeriggio e Ivan e Serena hanno deciso di andare a fare una passeggiata sul lungomare. Io vorrei accompagnarli ma, a causa dei dolori alle gambe, sono costretta a rinunciare. I miei nipotini, però - che cari! - vogliono restare a farmi compagnia rinunciando a un bel gelato, solo per restare con me il resto della giornata.  Non potrei essere più felice e davanti una bella tazza di tè caldo, accompagnato da biscottini allo zenzero, inizio a raccontare loro la mia infanzia.

Alla sera la mia famiglia torna a casa e vengono a farmi compagnia anche alcune care amiche “di gioco”. Eh sì, perché due sere a settimana ci troviamo per giocare a briscola; dopo le solite tre partite, arriva la fine della giornata. Saluto le mie amiche e mi preparo per dormire. Mi specchio ancora incredula di ciò che mi è accaduto valutando i contorni della mia nuova figura, cui inizio ad abituarmi. Vado a letto e, quando sto per addormentarmi, sento stranamente odore di caffè provenire dalla cucina. Dopo un attimo di smarrimento salto in piedi e corro a spegnere il gas… appena in tempo! Ma come ho fatto a essere così veloce? Non ho più dolori, ci vedo bene e ho voglia di croissant. Cosa succede? Corro in bagno per osservarmi allo specchio e la mia sorpresa è mista a una sensazione di incredula felicità: sono ancora giovane.

Ora ho capito: questo posto, ricco di ricordi legati a mia nonna, mi ha portato a sognare come sarà la mia vecchiaia.

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