Incontri e riflessioni

Matricola 834058

Scritto da Federica Cattelan, ex allieva il 20 Novembre 2010.

Cattelan Federica
Corso di laurea in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali
Esame di Storia dell’arte contemporanea
Esito: 28

Questo è quello che ho letto poco fa, con mia grande sorpresa e molta, molta soddisfazione.
Sono sorpresa perché qualche anno fa, dalla seconda media agli inizi del liceo, quando mi veniva chiesto cosa avrei voluto studiare da grande, ho sempre risposto ingenuamente ma di getto: “Storia dell’arte”.
Non sapevo come fosse strutturata l’Università, non sapevo che questa era solo una delle materie tra i corsi, non sapevo praticamente nulla delle facoltà. Nonostante ciò, continuavo a ripetere a tutti che amavo la storia dell’arte, ricevendo spessissimo risposte come “non è utile” o “fai qualcosa di più concreto!”.
Poi, per un po’, non ci ho più pensato, ma a settembre ho dovuto scegliere per forza: o il lavoro o lo studio.
Ricordo ancora quei giorni… 
Ho scartato subito l’opzione lavoro: in fondo, ho ancora voglia e bisogno di imparare, di scrivere, di sottolineare e di passare ore nel reparto cancelleria dei negozi. Sì: studio, d’accordo. Ma che tipo di studio?Mi sono guardata allo specchio, e mi sono vista “riempita” d’arte: l’arte del passato, quella contemporanea, i grandi impressionisti, la Pop art, l’arte povera, l’assurda arte dei dadaisti e…la MIA arte.
Sì, la mia. Anche se ora è abusata, la fotografia resta un’arte importante, che ha reso possibile la nascita dell’Impressionismo. A giugno ho vinto il primo premio di un concorso fotografico promosso dalla Fondazione di Venezia; il premio è quella macchina fotografica che oggi mi segue ovunque, con il suo peso (che porto con piacere) e la sua potenza. Ho imparato ad usarla, e sono stata catapultata su un vero set fotografico: le modelle vere, gli strumenti veri, le parole tecniche, e il riconoscimento più grande, che consiste nel sentirsi dire: “Sono davvero bellissime queste foto!”, oppure: “Posso farti da modella?”...E l’arte mi insegue ancora: studio in una città che è Arte per eccellenza e il primo esame della mia vita universitaria è un esame di arte, superato con un voto piuttosto buono. Allora funziona davvero la tattica di “guardarsi allo specchio”, proposta in un articolo del LogBelli!
Ora sono contenta: le cose da fare sono tante, ma sono psicologicamente preparata e “temprata” da interrogazioni di italiano e storia che, anche al liceo, non erano mica una passeggiata!
Non so se questa sia veramente la mia strada, ma voglio credere che lo sia, perché l’arte non è inutile e soprattutto non è morta: l’arte esiste, la bellezza è in ogni luogo e chiede di essere apprezzata. Non tutti lo capiscono, ma guardare un quadro di Degas o di Monet regala un’emozione irripetibile.
Adesso capisco cosa vuol dire fare veramente quello che si desidera, e io desidero vivere nell’arte.
Certo, il voto mi rende felice, ma io sono fiera di me perché sto facendo quello che desideravo da quando avevo 14 anni. Sto affrontando le difficoltà di essere una matricola pendolare, l’acqua alta, la pioggia, il freddo di quelle aule che contengono così tante storie e così tante persone sconosciute…
Forse anche questo significa diventare grandi!
(Però il liceo è il liceo, e pagherei oro per tornarci almeno per una settimana!)
“L’arte conserva negli uomini la gioia di vivere che la tragedia della storia distrugge.” (G. C. Argan)

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