Marta, Giulio e io che mi chiedo cos'è l'amore
Scritto da anonimo il 03 Marzo 2011.
Ragazzine di 15 anni che si vendono per sentirsi più grandi, ragazzine di 16 anni che si vendono per conquistare il ragazzo che sognavano da una vita, ragazze di 17 anni che regalano la loro verginità ad uno sgualdrino perchè ci credono, perchè lo fanno con il cuore, con l'anima, perchè lo amano.
La mia migliore amica una settimana fa mi ha mandato un messaggio: "Domani puoi entrare a scuola due ore dopo con me?". Con un sms chiedo una spiegazione a questa sua domanda così strana, così inaspettata... Non mi risponde.
Mezz'ora dopo, suona il campanello di casa. Sto studiando storia: avrò compito. Vedo mio cugino, 19 anni, arrivare verso di me spaventato, agitato, cupo. Mi cerca con gli occhi, ma lo sguardo è come assente. Mi dice che mi deve parlare. Avrà combinato una delle sue solite cavolate a scuola e vorrà confessarsi con me, come sempre. Nello studio c'è anche mio fratello che fa i compiti. Lo faccio uscire e Giulio, mio cugino, si appoggia al muro. Mi guarda, ma non spiaccica parola.
"Cosa succede?", chiedo. "Ero a casa mia con Marta, e...si è rotto". Mi metto le mani tra i capelli. Penso a Marta. So che era la sua “prima volta”. Conosco bene Marta, da tanti anni. Non è una ragazza che si lascia andare facilmente. Se ha voluto farlo, vuol dire che il suo cuore provava qualcosa di vero, per lui.
Ma conosco bene anche la storia fra questi due ragazzi. A lui basta il sesso, il divertimento. A lei no. Lei crede nell'amore profondo tra due persone, sogna da molto tempo di voler costruire qualcosa di serio con lui. E' da molti mesi che cerco di parlarle: "Lascialo stare, non vedi come ti tratta? E' mio cugino, sì, gli voglio un bene dell'anima, ma lo conosco. Non è per te! Non devi continuare questa storia! Lascialo perdere! Lo dico per il tuo bene: non voglio che poi ti ritrovi sola, una sera, a piangere e a rimpiangere il dono più più importante che una ragazza possiede nella sua essenza di donna". Quando le parlo, lei mi dice sempre che ho ragione, ma alla fine so che non ascolta i miei consigli, perchè mi ripete che solo il suo cuore sa cos'è giusto e cosa no.
Mentre mi scorrono nella memoria i ricordi delle chiacchierate con Marta, Giulio è ancora da me, in studio. Due parole tirate con la pinza e se ne torna a casa.
Io corro da mia madre per chiederle consiglio. Marta, Giulio, quel che è accaduto... E’ una cosa troppo pesante da tenere nel cuore. Mia madre mi dice di tranquillizzare Marta, di starle vicino come posso e di non lasciarla andare da sola all'ospedale, l'indomani.
Alla mattina mi sveglio, consapevole che la professoressa si sarebbe incavolata: aveva fissato un compito e io non ci sarò. Non importa. Andrò a spiegarle ciò che è accaduto e so che mi capirà. Sì, capirà, perchè, più della verifica, è importante che in un momento così difficile stia accanto alla mia migliore amica. Sono certa che la mia prof. sarà d’accordo. E poi Marta per me l’avrebbe fatto, ne sono sicura.
Scendo dalla corriera. Marta arriva con gli occhi rossi: ha l’aria di una che ha pianto tutta la notte. La abbraccio, le do un bacio sulla guancia. Non so trovare le parole...
Ci dirigiamo verso l'ospedale, dove c’è Giulio che ci aspetta. Saliamo in ascensore. Quinto piano, ginecologia. Lì ci fanno attendere per 45 minuti; Marta ed io sedute su una panca, Giulio in un'altra. "Vuole mantenere la distanza di sicurezza", mi sussurra lei. E’ triste.
Finalmente arriva un'infermiera, che dopo un'altra mezz’ora, fa accomodare i due ragazzi in ambulatorio per una visita urgente.
Ho le mani che mi sudano, sono davvero agitata. Alle 9:20 escono, lei con un sorriso finto.
Non so cosa si siano detti, là dentro...
Prende la cartella, usciamo dall'ospedale e ci dirigiamo verso la farmacia per acquistare la pillola del giorno dopo.
Giulio deve andare a scuola. Si dirige verso la stazione senza quasi neanche salutare, poi all’improvviso si gira e dice: "Marta, fammi sapere".
Fargli sapere? Sapere cosa? Come sta dopo un'esperienza così orribile, che non potrà più cancellare dalla mente? Come sta dopo aver perso la verginità con uno squallido come lui?
La prendo per mano e la accompagno a scuola. Mentre camminiamo, abbozza un mezzo sorriso, trattenendo le lacrime, e, fissando gli occhi sull’asfalto e con una voce che quasi non riconosco, mi dice sottovoce: "Non voglio parlarne con mia mamma: ciò che è accaduto ieri e oggi deve rimanere un segreto tra noi due... Non dire niente a nessuno, ti prego... Grazie di tutto, Anna. Per le cose che mi hai detto, per la delicatezza dei tuoi silenzi, per la mia mano che stai tenendo stretta alla tua, per il fatto che sei qui con me, ora...".