Incontri e riflessioni

La femme cachée

Scritto da Uno, nessuno e centomila il 19 Agosto 2011.

La femme cachée
Di solito i titoli degli articoli si scelgono alla fine, perché racchiudono l’essenza di ciò che si è appena scritto. Invece io parto proprio dal titolo: “la donna nascosta” o “che si nasconde”. Fondamentalmente è il participio passato del verbo francese “cacher” che significa nascondere, celare (poi ognuno interpreterà il titolo come meglio crede).
Era il tempo in cui raccoglievo materiale per la mia tesina: cercavo, cercavo ma non ero mai soddisfatta di ciò che trovavo. Testi espositivi, freddi, impersonali, che spiegavano, indubbiamente in modo chiaro, gli argomenti che mi interessavano; ma mancava qualcosa..
Un giorno allora chiesi aiuto alla mia professoressa di francese. Le domandai se avesse “qualcosa per me”, perché ero in cerca di “qualcosa”. Queste sono state le parole che ho usato.
Passarono giorni e il mio sospetto era che la prof. si fosse dimenticata di me, della mia richiesta. Un giorno, invece, la vidi arrivare con un libro dal titolo “La femme cachée”. Un testo di Colette, scrittrice francese vissuta a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Non capii perché mi avesse dato quel libro. Cosa c’entrava con la mia tesina? Lessi qualche pagina e sinceramente trovai la lettura complessa, perciò posai il testo sul comodino e rinviai il nostro incontro a data da destinarsi.
Passò ancora del tempo e, mentre eravamo in gita, la stessa insegnante che mi aveva portato il libro mi disse: “Allora? Hai guardato il libro che ti ho dato?”. In verità non sapevo che dire; mentire no di sicuro e quindi un po’ timidamente dissi che l’avevo messo da parte perché era troppo difficile. “Ma non serviva che lo leggessi!”, è stata la risposta. Allora, cosa dovevo fare?!
Continuò: “Mi avevi chiesto se avevo ‘qualcosa per te’. E’ per questo che ti ho portato “La femme cachée”: per darti qualcosa in più; per farti vedere, capire. Per illuminare la tua richiesta: la tua ricerca è ciò che sei”.
Fermi tutti. Cos’è questa esplosione? Sogno o son desta? In quel momento sono stata travolta da un vortice d’emozione. Una sensazione fortissima: il cuore che ha iniziato a battere velocissimo. Un’illuminazione. La mia illuminazione. La realtà.
Capii che lei aveva da offrirmi molto di più. Mi ha messo davanti a me stessa, a qualcosa che tenevo dentro e che avevo bisogno di liberare. Mi ha messo davanti l’Amore.
Uno specchio si sono rivelati i suoi occhi, perché mi ha aiutato a togliere il velo che mi copriva: sapevo di avere qualcosa che non riusciva ad uscire e che, in una camminata sotto il cielo spagnolo è esploso. È esploso… l’Amore.
Quel giorno non è cambiato il mondo, non sono cambiata io; i miei occhi, però, sono stati “s-velati”. Il mio cuore è tornato a battere con un ritmo conosciuto: quello della vita; e a vivere dell’essenza degli attimi che essa mi offre: l’Adesso. Cogliere tutto ciò che mi dona e aprirmi ad esso, senza paure.
Ho compreso che la realtà è disposta ad accettarti, ti regala ogni giorno qualcosa da portare insieme a te nel viaggio della vita. La cosa bella è che puoi accettare o meno quello che ti si presenta, senza avere timore di dire “No” a qualcosa che senti che non ti corrisponde; che senti che non può far parte di te.
So che non è facile tutto quello che ho scritto, e non pretendo nemmeno che tutti riescano a comprendere, ma sono sicura che qualche cuoricino riuscirà a cogliere la verità di queste parole. A queste persone auguro di far uscire colui o colei che “si nasconde”.
Ho voluto raccontare questa storia dopo che ho letto l’articolo de “La cinciallegra”, collegato a  quello di Rachele. Un filo rosso che ho scelto di continuare, per ribadire che “la vita è adesso”. Non è più ieri e non è ancora domani, ma adesso.
Scegli serenamente e ascolta cosa dice il tuo cuore!
Concludo con un aforisma di Herman Hesse: “Ho imparato a essere felice là dove sono. Ho imparato che ogni momento di ogni singolo giorno racchiude tutta la gioia, tutta la pace, tutti i fili di quella trama che chiamiamo vita. Il significato è riposto in ogni istante. Non c'è un altro modo per trovarlo. Percepiamo solo e soltanto ciò che permettiamo a noi stessi di percepire, tutti i giorni, un istante dopo l'altro”.

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