Il peso del mondo
Scritto da Filip Gavran il 29 Marzo 2010.
Sono qui, al centro di uno spazio non definito. Intorno a me ondeggiano veli e tende dei colori dell’iride. Sto percorrendo il mio sogno.
Allungo le mani, ma sfioro aria, non stoffa. Voglio spostarle, voglio vedere la luce che c’è dietro. Alla fine mi slancio in avanti, il mio peso fittizio si fa strada. Mi affaccio sul buio profondo, e mi spavento. Riesco a riaggrapparmi a quel velo che oscilla come l’auro-ra, e che non mi scivola più sotto le dita.
Di nuovo in salvo, mi accorgo che la luce proviene dall’interno.
Racimolo le parole, belle e preziose come fossero perle, che sulla propria superficie ri-flettono la mia luce. Con il filo ricavato dalla vita le dispongo in fila, e le inanello in collane ancor più splendenti: frasi che nascondono un enigma maggiore.
Poi lo spazio non definito si restringe, e lancio la mia creatura verso l’alto, fuori.
È un ciclo che si ripete, e ripete, e ripete...
Sono il cuore del caos, la pulsante sorgente di storie e verità irreali. Sono il centro in-fante dell’universo; il demiurgo di mondi impossibili, retti dal desiderio del mio sogno e dal potere delle mie parole. Sono la nuvola oscura che scaglia lampi di luce e forza sul suolo, e percuote ogni cosa con titanici boati di tuono. Sono Atlante e sostengo il cielo sopra la terra, e sento il peso di entrambi, bramosi di riunirsi.
Sono il cuore del caos: per me, niente interruzioni. Nessun settimo giorno per riposare.