Incontri e riflessioni

Il giovane Werther aveva gli occhi azzurri

Scritto da G.B. il 24 Febbraio 2013.

Il giovane Werther aveva gli occhi azzurri
Non è che la materia non mi piaccia, affatto. Solo che ogni tanto, quando la professoressa sta parlando da tre quarti d’ora buoni e sento che mi prende un leggero assopimento, è facile che la mia mente cominci a lasciar andare l’immaginazione a briglie sciolte. Scivolo leggermente sulla sedia, distendendo le gambe sotto il banco e inizio a fissare l’insegnante, senza però vederla. La sento parlare, ma non la ascolto. Mi arrivano solamente frammenti di ciò che sta spiegando:
“…il suicidio di Werther, dunque, sembrerebbe spinto principalmente da ragioni sentimentali: il giovane capisce che la sua illusione di potersi fidanzare con Lotte, la donna che ama, non potrà mai accadere e dunque non trova più un senso per il quale continuare a vivere. Questa però non è la sola motivazione che lo spinge a scegliere una decisione così drammatica e definitiva: egli infatti…".
Che tipo, quel Werther… suicidarsi perché la donna di cui è innamorato non ricambia i suoi sentimenti. Questo è davvero un amore senza limiti! Altro che gli uomini di oggi, quelli che appena cominciano a notare le prime rughe sul viso e si accorgono che sei un po’ ingrassata ti lasciano per un’altra più giovane e più magra. Chissà come sarebbe conoscere uno come Werther e farsi fare la corte da lui…
  
“Mia cara” Werther mi prende la mano e, con lo sguardo languido ed intenso, mi fissa negli occhi fino a che non sono io ad abbassarli, distogliendo lo sguardo. “Quello che provo per te non può essere un sentimento umano, no! Il fuoco che sento ardere in ogni centimetro del mio corpo e che si accende solamente quando mi trovo con te mi sta consumando. Tu lo sai come potrei spegnere questo incendio… vero? Lo sai?”.
Lo guardo nuovamente negli occhi e mi accorgo che sono azzurri, quasi trasparenti. Non ho mai visto occhi così in vita mia.
“No, Werther” rispondo, arrossendo leggermente “Come potrei?”.
“Te lo dico io, cara” riprende allora lui, stringendomi ancora di più la mano “Baciami. Baciami e tutto questo dolore, tutto questo fuoco si spegnerà immergendosi nella più dolce delle acque di sorgente. Le tue labbra saranno l’unguento per le mie ustioni e leniranno ogni sofferenza. Baciami, dunque, e sarò l’uomo più felice di questa Terra”.
Wow, quanto ardore. Peccato per quella giacca… non è brutta in sé, ma abbinata a quella camicia è proprio un pugno nell’occhio. Forse con il tempo ci si abitua…
Sospiro: “Werther, lo sai… non possiamo. Davvero, non possiamo stare insieme così. Mio padre…”.
“Tuo padre non può essere di ostacolo ad un amore così grande!” mi interrompe lui “Ciò che è finito non ha la possibilità di porre limiti all’infinito. E l’infinito siamo noi due, io e te soli”.
“Sì, ma, sai… non sei esattamente il suo modello di genero… lui vorrebbe uno un po’ più… un po’ più borghese, ecco”.
Werther mi lancia uno sguardo ferito e abbassa gli occhi. Mi lascia la mano e stringe a pugno le sue, assumendo un’espressione afflitta, come quella di un cane bastonato.
“E così” quasi sussurra “Tu mi stai rifiutando. La donna che ha dato luce al buio della mia giovinezza, che rappresenta per me l’inizio e la fine di ogni cosa finita ed infinita… mi rifiuta”.
Stringe i pugni con rabbia e chiude i suoi occhi azzurri. Mi fa pena, poverino. Forse dovrei dirgli qualcosa per rassicurarlo…
“Werther” gli dico allora posandogli una mano sulla spalla “Se ti va… possiamo rimanere amici”.
“Amici… che significa “amici”? Tu forse non l’hai ancora capito ma io ti sto davvero offrendo tutto me stesso. Non voglio le dorate vie di mezzo dei banali mortali, io voglio il dolore e le spine o l’ebbrezza estatica degli estremi. Voglio te… e se non posso averti fino in fondo, non ti avrò per nulla. Piuttosto che averti a metà, rinuncio al fatto che tu possa essere mia”.
“Mi dispiace, davvero. Sei un bravo ragazzo, ma… non avrebbe potuto funzionare tra noi. Non sei tu, sono io. Non ti merito. Forse così è meglio per tutti e due”.
Werther abbassa ancora di più il capo e assume un’espressione davvero addolorata. Io lo osservo impotente, non so cosa fare. Ad un certo punto comincia a singhiozzare e vedo che delle lacrime gli scendono giù per le guance.
Ah, no, un uomo che piange no! Ti prego!
“Su, Werther, non fare così…”. Gli do un’affettuosa pacca sulla spalla, sperando di rincuorarlo ancora un poco, ma lui continua a piangere. Gli faccio passare un braccio dietro alla schiena, cingendolo a me.
“Non c’è più speranza, non sarai mai mia” singhiozza “E a me non resta che una scelta da compiere. Solo una, nessun’altra”.
Si allontana da me e poi si raddrizza, fissandomi negli occhi. Molto lentamente porta la mano alla tasca e ne estrae una pistola dall’aria pericolosa.
Ma questo è completamente pazzo!
“Ehi… che vuoi fare??” gli domando, allarmata.
“Porrò fine alla mia esistenza, dato che la mia anima è morta. Respiro ancora, ma dentro di me non c’è più nulla di vivente. Addio, mia cara”.
“Ehi, ehi, ehi! Non serve prendersela così! Volevi solo un bacio, ecco, tieni!” gli poso un bacetto sulla guancia, tenendo sempre d’occhio la mano con la pistola “Hai avuto il bacio, ora sei contento? Dai, metti giù quella cosa!”.
Werther non sembra ascoltarmi. Chiude gli occhi, avvicina la pistola alla tempia…
  
“Hai intenzione di rispondermi o no?”
Una voce mi distrae dalle mie fantasticherie. Alzo lo sguardo e vedo che la professoressa si è avvicinata e mi sta fissando con sguardo truce. I miei compagni mi stanno osservando, alcuni si stanno godendo la scena.
“Scusi… qual era la domanda?” chiedo flebilmente, mentre mi accorgo che le guance stanno diventando color porpora.
“Ah, avevo ragione allora! Eri distratta! Si vedeva dalla cattedra che avevi lo sguardo perso nel vuoto? A cosa stavi pensando?”.
“Veramente… al Werther, prof”.
Risate soffocate tra i miei compagni di classe.
“Sì, sì certo. Non prendermi in giro. Per stavolta te la faccio passare, la prossima volta ti metto direttamente impreparato. Segui la lezione ora!”.

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