Incontri e riflessioni

Il freddo di aprile

Scritto da Iva Colak, ex 5DL il 24 Aprile 2020.

Il freddo di aprile
Quella sera indossavo un giubbino, forse troppo leggero per una semplice serata di marzo, perché, sapete com’è, le mezze stagioni non esistono più, dicono. Ma non importa, noi siamo giovani e ci piace combattere, anche contro il freddo.
Bevevo un caffè con Giulia, io macchiato e lei liscio; tutto era come sempre è stato. O almeno, così pensavamo noi. Ordiniamo un amaro, il solito montenegro con ghiaccio, perché senza è troppo forte e, anche se ci piace tutto ciò che è forte, noi in fondo non siamo così forti da poterlo sostenere. Parliamo della sua laurea imminente, pensiamo all’outfit ideale per una giornata così speciale e “per fortuna che viviamo nella stessa provincia, così potremo vederci ancora”. Usciamo per fumare una sigaretta, ho poco tabacco, ma per fortuna c’è Giulia, e in realtà non ho neanche un accendino, ma lei ha il bic rosso, che funziona solo se hai fortuna. Ma io di fortuna ne ho tanta, non vivo a Wuhan!
Non lo sapevo che la città di Wuhan fosse così vicina all’Italia, che in una notte sarei diventata cinese e, ahimè, non mi piace molto il mondo orientale. Peccato! Ma, per fortuna (ve l’avevo detto che avevo fortuna), sono una cinese poco più che ventenne e tanto a lasciarci la pelle sono solo gli anziani, dai settanta in su.
-Dai, fumiamo l’ultima che domani mi sveglio presto perché devo andare a lavoro! – mi dice Giulia
-Ma se il museo apre alle dieci! – le rispondo
- Sì, ma sono stanca –
Lo sapevo io, ma lo sapeva pure lei, che quella non sarebbe stata l’ultima, o, per lo meno, non l’ultima della serata. La convinco a cambiare bar, a bere l’ultimo montenegro, sempre con ghiaccio, anche a fine serata, e ci facciamo raggiungere da altre amiche. Il barista mantiene le distanze, dice che sono uscite delle nuove normative e noi ce la ridiamo. Lui non è bello da morire, ma giuro, fa morire dal ridere. Anche a Wuhan muoiono, ma non dal ridere. Ah, che strani ‘sti cinesi!
Beh, prima era un metro di distanza, e morivano solo in Cina, dopo poco ci siamo ritrovati ad andare al massimo a 200metri da casa, e morivano anche in Italia. All’inizio erano dieci, venti, cinquanta e non so come siamo arrivati così velocemente a cento, a mille a diecimila, a... Stavamo dando i numeri!
In quarantena fino al 3 Aprile, poi fino al 13 (come la serie tv che ho guardato per noia), e anche il presidente iniziava a dare i numeri. Nel frattempo unive.it non era più nella cronologia delle mie ricerche su Google e il primo posto lo occupava ilsole24ore, e mi faceva capire che non ero cinese, che i novecento morti erano in Italia e, non so come, perché avevano detto che morivano solo gli anziani, iniziavano a morire anche i giovani.
Il sapore dell’ultimo montenegro non lo ricordo più, ormai, e neanche se avessi finito il tabacco oppure no quella sera. Una cosa che ricordo è che andai a letto verso le tre, o tre e mezza, stessa ora forse in cui era finita la riunione dell' Eurogruppo dell’altro giorno. Non so, non ho capito se ricorreranno al Mes o all’ Eurobond, (e figuriamoci se l’hanno capito loro) ma sembra che gli olandesi siano degli stronzi quando non vendono marijuana e so per certo che mia nonna non può neanche più andare a messa e io non ho più un euro in tasca. Povera mia nonna e povera me! Sarebbe il mio anno da neolaureata, ma a quanto pare finirà da disoccupata. Ma per fortuna, e lo ripeto per l’ennesima volta che ho fortuna, mi arriveranno i seicento euro perché sono un lavoratore stagionale.
È aprile ormai e Giulia non l’ho ancora vista, però ho comprato il tabacco (sì, sono andata con l’autocertificazione!) e pure un accendino nuovo che funziona. I miei genitori e amici sono ancora a casa, nessun sintomo, nessun problema respiratorio. Di problemi però ce ne sono, molti altri, ma dicono sia meglio non pensarci perché in Italia sta arrivando la Nuova Primavera. Non capisco però perché a me sembri inverno, la notte dormo ancora col piumone.

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