I valori smarriti
Scritto da Alessandra Martina, 5CL il 30 Gennaio 2011.
Cos’è il “mal d’Africa”? Ecco la domanda che mi ha spinto ad andare in questo continente a me prima sconosciuto!
Avevo sentito tante belle parole da parte di chi c’era stato e proprio non capivo come fosse possibile affezionarsi a delle persone, standoci insieme una o due settimane al massimo!
Le condizioni di vita diverse si notano già all’aeroporto: lo stabile è fatiscente; all’uscita, ad aspettarci, ci sono dei mini pullman (come quelli degli “hyppie”, per capirci…) e tutti i bagagli vengono legati semplicemente, con delle corde, e caricati sul tettuccio.
Le strade sono in condizioni pessime: sono quasi sempre sterrate e manca completamente la segnaletica. Chi corre di più passa per primo.
Ovviamente il villaggio in cui ho prenotato la vacanza è bellissimo e la cosa che subito mi colpisce è che vi lavorano solo persone locali, impegnate in qualsiasi ruolo.
Onestamente i primi due giorni ero molto titubante ad uscire dal villaggio: avevo mille timori, come, ad esempio, che qualcuno potesse farmi del male o derubarmi. Mi sbagliavo! Ho conosciuto gente buona, generosa, senza malizia. Non credevo esistessero persone così!
La loro mentalità è diversissima rispetto alla nostra: mentre noi abbiamo l’idea fissa dei soldi, delle cose materiali, di sfoggiare abiti od oggetti di marca, loro, che sono davvero “poveri”, anche solo tramite un sorriso sanno regalare molta più gioia rispetto alla contentezza che possiamo provare una volta acquistato qualcosa che desideravamo da tempo.
Lì la vita costa davvero poco, se rapportata all’Italia: con 10 euro puoi tranquillamente vivere bene per una settimana o due, ma non credo che sia questo a determinare il diverso valore che attribuiamo al denaro!
Tra tutte le escursioni fatte, come quella alla fabbrica in cui si lavora il legno, alla città di Malindi, o il Safari, l’esperienza che ricordo con più tenerezza è stata uscire dal villaggio con i beach boys: i ragazzi che hanno dai dieci ai trent’anni e stanno sulla spiaggia a vendere qualsiasi cosa: dalle gite, ai safari, alle statuette, alle collanine…
Siamo andati nei villaggi vicini, dove vivevano anche questi ragazzi ed abbiamo portato con noi farina, caramelle, frutta, matite… E’ stato veramente commuovente vedere le mamme che piangevano dalla felicità e tutti i bimbi che giocavano “con la fantasia” dimostrando di divertirsi un sacco, pur non avendo i nostri complicati e costosi giochi occidentali.
Non credo di riuscire, a parole, a trasmettere la felicità che ho provato in quel momento, stando in mezzo a loro, ma confesso che nella mia vita mai mi è capitato di provare emozioni così forti.
Prima di andare lì, pensavo vivessero male; credevo che molti fossero malati per le scarse condizioni igieniche; che fossero tutti tristi. Non è così! Loro appaiono molto più felici di noi, probabilmente proprio perché conducono una vita semplice, senza l’affanno per le cose materiali, che sta ingabbiando la nostra società. Lì non si vive con frenesia o con l’ “ansia da prestazione” e il tempo è scandito semplicemente…dalla luce del sole.
L’Africa è un paradiso, e anche se lì non ci sono le comodità che abbiamo noi, le persone che ho avuto modo di conoscere mi sono parse, in realtà, più “ricche” di noi, perché hanno il cuore buono, sono altruiste e non ci pensano due volte ad aiutarti, se ti vedono in difficoltà!
Certamente non è tutto rose e fiori: la povertà esiste eccome e per vederla non serve nemmeno cercarla, perché ti si para di fronte nella sua crudezza. Ed è proprio grazie ai turisti che i “locali” riescono a vivere, a mangiare, a garantire un’istruzione ai propri figli…
Sapete una cosa? Quando sei lì, non c’è bisogno che qualcuno ti inviti a comprare medicine o alimenti per loro: ti viene spontaneo. E’ quasi un meccanismo naturale lasciargli medicine, vestiti, alimenti, qualsiasi cosa possa loro essere utile, prima di riprendere l’aereo per tornare a casa. Sono dignitosissimi e non chiedono nulla, e sarà forse per questo che, consapevole di avere ricevuto tanto dalla vita, senti, irrefrenabile, il desiderio di donare.
E così, vai in Africa e ti accorgi che lasci lì un pezzo del tuo cuore, perché riscopri dei valori che ormai credevi estinti.
Ecco come può accadere di affezionarsi tanto alle persone che incontri e che sai che non rivedrai mai più: perché sono sincere e non fingono di essere ciò che non sono. Ti accolgono nel loro mondo senza pretendere nulla in cambio.
E tu, forse senza renderti conto di come sia possibile, pur avendo lasciato lì un pezzetto del tuo cuore, a casa ti scopri con un cuore…più grande. Miracoli dell’Africa!