Incontri e riflessioni

I lager? Per qualcuno esistono solo nelle favole

Scritto da Sofia Vizzon – 5 AL il 31 Marzo 2010.

Possibile pensare ai lager nazisti come pura invenzione?
È quello che si domanda Marco Coslovich durante l'incontro tenutosi all'istituto “Itis-Leonardo da Vinci” di Portogruaro, in occasione del “Giorno della memoria” il 3 febbraio 2010.
Alla conferenza sono presenti studenti di varie scuole ed insegnanti; manca purtroppo Eno Mucchiutti, ex deportato politico dei lager nazisti, a causa di una indisposizione.
“Questa” afferma Coslovich “è l'ultima generazione che potrà ascoltare dal vivo le testimonianze degli ex-deportati”.

A causa della “decadenza biologica” e della distruzione di un gran quantitativo di prove da parte dei Nazisti, non esistono infatti documenti oggettivi che possano testimoniare la tragicità dei fatti accaduti.
Sono dunque sempre più numerosi -continua Coslovich- gli storici “negazionisti” o “relativisti”, che negano o sminuiscono la brutalità di tali esperienze.
Le testimonianze di cui siamo oggi in possesso talvolta non sono concordi tra loro, in quanto vicende personali; spesso si tratta di ricostruzioni verosimili, a causa della rimozione o del riadattamento dei ricordi, processo psicologico comune a chi ha subito forti traumi.
Molte sono le persone morte senza lasciare traccia e molte altre quelle che preferiscono custodire il segreto.
A ciò si aggiungono i tentativi di riabilitazione dei miti negativi e il disinteresse di chi non vuole sentire parlare di lager, foibe o gulag.
Sono sempre più diffusi, inoltre, atteggiamenti violenti ed estremisti quali razzismo, intolleranza e fanatismo culturale e religioso.
Il pericolo di sfociare in situazioni brutali, dimenticando quanto accaduto, si fa dunque sempre più vicino.
Eppure Eno Mucchiutti e Primo Levi ben descrivono la fame, il freddo, la morte, le botte ed anche il loro egoismo, la solitudine, la diffidenza ed il tentativo di “disumanizzarsi” per sopravvivere.
Perché pensare a tutto questo come ad un'invenzione? Come rimanere insensibili? Ma soprattutto: come si può dimenticare?
Bisognerebbe ricordare questi eventi, perché tali orrori non riaccadano, o almeno per un dovuto rispetto a chi quelle tragiche esperienze le ha vissute davvero.

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