Fattore "o tutto, o niente"
Scritto da Nada Fanotto, 3DL il 05 Gennaio 2016.

Quando, durante una calda mattina di maggio, dall’ultimo banco dell’ultima fila a destra, la timida Nada mi ha comunicato che era in procinto di partire per la Cina con Intercultura, in un primo momento ho pensato di non aver compreso bene…Sì perché lasciare famiglia, scuola e amici, a soli quindici anni e mezzo, per recarsi dall’altra parte del mondo mi sembrava un’impresa davvero titanica…
Ma così è stato: dopo aver sbaragliato moltissimi concorrenti (ma quanti sono gli studenti italiani così coraggiosi???) e superato ardue ed impegnative selezioni, Nada Fanotto dell’attuale 3DL, e dell’allora 2DL, ha vinto un viaggio studio di un anno con destinazione Shanghai-Cina.
Ormai Nada si trova lì dalla fine di agosto e, nonostante qualche iniziale momento di sconforto e disorientamento, si è perfettamente integrata, grazie anche al fatto che riesce già a comunicare in lingua. Sensibile ed attenta osservatrice della particolare realtà che la circonda, Nada ci ha voluto far dono delle preziose riflessioni che seguono. prof.ssa Debora Bossone
La Cina è un paese sterminato ed è difficile darne una definizione senza tener conto delle enormi differenze e contraddizioni che esso presenta. Questa è una nazione dai forti contrasti, di estremismi direi, nel senso che non esistono vie di mezzo, o è troppo o è troppo poco, o è bianco o è nero.
Camminando per una normalissima strada è comune vedere macchine di lusso affiancate da veicoli che non puoi che chiederti come facciano ad andare avanti, in quanto vecchi e decisamente fuori norma in tutto il resto del mondo, per lo meno in quello occidentale. Comune è anche camminare tra palazzi enormi e moderni e, a fianco, scorgere case fatiscenti, decadenti, simili a baracche per niente curate. Questo fattore "o tutto o niente" si rispecchia ovunque: nel cibo che a volte è insapore e a volte è così tanto saporito da diventare immangiabile, ma anche nelle persone i cui stili di vita sono a dir poco incomprensibili per noi, in quanto credo che questo popolo stia perdendo gli antichi valori propriamente legati all'ascolto di se stessi ed anche i propri sentimenti…
Quelle che vedo io infatti sono persone che vivono per lavorare o studiare trasformandosi in "semi-macchine" tanto da non ascoltare più i propri bisogni, tra i quali il più importante è sicuramente l'amore. Infatti, ancora oggi, in molte famiglie, sono i genitori a scegliere e approvare il compagno del proprio figlio, così come continuano ad essere estremamente presenti nella vita dei figli già adulti, prendendo anche importanti decisioni per loro. In Cina -si dice- un matrimonio non è tra due persone, bensì tra due famiglie.
Anche la dinamica familiare ai miei occhi è strana; se i figli ottengono dei buoni risultati scolastici i genitori non li elogiano per motivarli a dare di più. Non esistono abbracci o il tipo di affetto che noi siamo abituati a vedere in famiglia; l'affetto c'è ma viene semplicemente manifestato in maniera diversa, con gesti impliciti che noi occidentali facciamo fatica a cogliere.
Inoltre, il sistema scolastico è decisamente alla base della vita in Cina e non solo per gli studenti; la scuola è molto più importante che in Italia perché qui l’attività scolastica si trasforma in una vera e propria competizione: essendo moltissimi gli studenti, infatti, non c'è abbastanza posto nelle università, quindi solo i migliori ce la fanno. Il destino di una persona, a meno che questa non sia benestante e quindi si possa permettere di studiare all'estero, si basa sul tanto temuto "gao kao", ovvero il test finale che tutti gli studenti di 17° o di 18 anni devono sostenere prima di poter accedere all'università.
In base al punteggio ottenuto, un ragazzo sa se andrà in un'università di basso, medio o alto livello, oppure se non ci andrà. Il sistema scolastico del resto rispecchia ormai la nuova mentalità cinese, secondo la quale solo i migliori e chi lavora sodo eccellono, mentre gli altri vengono "emarginati".
Inoltre, tra la moltitudine di differenze che ci sono tra la cultura cinese e quella occidentale, mi ha colpito il loro modo di concepire il rispetto e il pudore, che a me sembra un po’ contorto, incomprensibile…
Per esempio, i giovani portano enorme rispetto per i più anziani ma, in generale, non esiste il concetto di rispetto verso il prossimo; è normale superare la fila, è normale parlare ad alta voce anche se qualcuno sta studiando, riposando, guardando un film al cinema o parlando al telefono ed è normale anche andare al cinema o al ristorante, sporcare tutto e non preoccuparsi perché tanto c'è qualcuno che pulirà per te.
Il senso del pudore poi è quasi inesistente: molte cose che fin da piccoli ci insegnano a non fare perché è maleducazione… in Cina sono semplicemente normali e non è raro entrare in un bagno pubblico e vedere gente che non chiude la porta.
D'altra parte invece è rarissimo vedere una ragazza e un ragazzo sotto i 18 anni abbracciarsi o semplicemente essere amici, in quanto a quest'età i due sessi vengono severamente e rigorosamente tenuti separati perché una relazione potrebbe distrarre i giovani dallo studio.
Tuttavia, una cosa che mi ha colpito fin dal primo giorno è la rigida disciplina che c'è qui, tale che si riesce ad obbligare tutti a rispettare le (loro) regole e lo si può notare dal fatto che la delinquenza è quasi inesistente.
Ormai la Cina è una potenza mondiale, cresciuta in fretta negli ultimi anni e, per arrivare dove è ora, ha sacrificato molto. L'importante posizione che essa occupa nello scacchiere mondiale e la sua economia in costante crescita hanno però, a mio modo di vedere, contribuito a modificare lentamente quei valori e quella cultura molto antichi che contraddistinguevano il popolo cinese. Infatti il principio più importante su cui si basa la cultura cinese è l'equilibrio tra lo Yin e lo Yang, secondo il quale non dovrebbero esistere gli eccessi, ma ciò che vedo io è proprio una cultura in cui gli eccessi trionfano, anche se credo sia questo che la rende così unica e speciale”.