Incontri e riflessioni

Fatica? Amore!

Scritto da Francesca il 29 Marzo 2010.

Ciao, Nonno!
Lo so che non potrai mai leggere questa lettera, ma volevo ringraziarti perché, soprattutto in questi ultimi mesi, mi hai fatto vedere con occhi diversi situazioni alle quali non avrei mai dato importanza e anche perché mi hai fatto capire che non tutti i sacrifici richiedono fatica.
    Era ormai da cinque mesi che per colpa di quello che chiamano ‘un brutto male’ eri costretto a rimanere immobile a letto, attaccato ad un respiratore e con lo sguardo fisso al soffitto. Non ti sei mai lamentato.


Dicevi che non sentivi dolore e l’ unica cosa che volevi era stare insieme alla tua famiglia.
    La mamma sapeva che avevi bisogno di essere assistito, ma purtroppo il suo lavoro non le permetteva di starti vicino tutti i giorni e quindi mi chiedeva se dopo scuola potevo venirti a trovare. E così, ogni giorno, dopo aver pranzato, inforcavo la bicicletta e venivo da te.
Trascorrevo tutto il pomeriggio seduta vicino al tuo letto con il libro appoggiato sulle gambe perché, come dicevi, il mio compito è studiare. Studiavo, ma il mio pensiero era rivolto a te.
    Sicuramente non capivi quello che ti ripetevo ad alta voce di scienze o di italiano, ma, nonostante ciò, stavi attento e non ti perdevi nessuna parola e quando mi vedevi stanca mi dicevi che era meglio fare una pausa e continuare a fare i compiti più tardi. Così, dopo aver chiuso il libro ed acceso la televisione, facevo fare una pausa anche a te, aiutandoti a bere un po’ di tè.
    Ogni volta che mi vedevi, anche se non riuscivi a parlare, mi facevi un bel sorriso e in questo modo riuscivi a nascondere il tuo dolore e la rabbia di rimanere fermo a letto 24 ore su 24, rinunciando a giocare a carte e ad andare al centro degli anziani come eri solito fare prima di star male.
Era come se, vedendo me e la mamma, riuscissi a lasciare alle spalle tutte queste sofferenze.
    Io, pur di farti felice e aiutare la mamma occupata nel suo lavoro, sono sempre venuta a trovarti, rinunciando talvolta ad uscire con le mie amiche o magari a starmene tranquilla e serena a casa, anche se ti confesso che certe volte ti consideravo un peso, perché invece di trascorrere la giornata con te volevo uscire e divertirmi.
    Solo oggi che sei venuto a mancare, ho capito che tutto quello che ti ho scritto fino ad ora è stato un sacrificio che non ha richiesto fatica.
Anzi, sai una cosa? ‘Sacrificio’ credo sia proprio la parola sbagliata.
    Era amore.

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