Incontri e riflessioni

Dovremmo imparare ad aprirci di più, a chiedere aiuto

Scritto da La Falca il 10 Dicembre 2014.

Dovremmo imparare ad aprirci di più, a chiedere aiuto

Era un lunedì mattina, ed era già, per me, un brutto periodo a causa della perdita di una persona cara, quando mi arrivò un messaggio. Ti avevano arrestato.

Il mondo, per me, si blocca, di nuovo. La paura di uscire, le notti che non riesco a dormire e nelle quali i pensieri mi assalgono. Mi pongo delle domande, alle quali non so dare una risposta. Mi accorgo che una notizia così in un momento così mi fa andare ancora di più in confusione. Ogni gradino mi sembra una montagna da scalare. Durante la giornata cerco di distrarmi, di non pensarci, ma basta poco per andare in tilt e iniziare a piangere. Le emozioni sono troppe, non si possono descrivere e ad ogni domanda che mi pongo le lacrime sono l’unica soluzione.

Non è sempre facile la vita, soprattutto quando le persone a te care iniziano ad andarsene. Ed è dura superare il dolore di un amico che se ne va da un giorno all’altro, all’improvviso. E sapere che si è stati una delle ultime persone a parlargli è ancora più dura da accettare. Avrei potuto dire, avrei potuto ascoltare, avrei potuto capire che qualcosa non andava...  E la cosa diventa più complicata quando ad una notizia terribile come questa si somma il fatto che uno dei tuoi più cari amici viene arrestato. Ed era quell’amico per il quale avevi fatto di tutto. Lo avevi aiutato con tutta te stessa e gli stavi vicino appena aveva bisogno e ti chiamava in lacrime. Nonostante tutto lui se ne è fregato di te e di tutti gli altri amici e ha deciso di fare di testa sua e di “farla finita”, in un certo senso. E’ difficile superare i problemi quando si è soli, ma lui non lo era. Lui non voleva affrontare il problema che aveva, ed è la cosa peggiore che può capitare ad una persona, perché nonostante ognuno dei tuoi amici tenti di aiutarti, tu non sei disposto ad accettare l’aiuto e ti lasci andare via. Non è egoismo il tuo, ma la paura di non poter continuare una vita un po’ più regolare rispetto a quella  che facevi prima. Forse te non ti sei reso conto che noi, i tuoi amici di sempre, eravamo tutti lì ad aiutarti, non volevi tornare a vivere due mesi in un centro di cura per la disintossicazione come l’anno scorso, non volevi vedere la malattia che piano piano prendeva tua madre e non volevi far del male al nipotino che cresceva… E' vero, i problemi erano, anzi sono tanti, ma la soluzione non è ri-cadere dentro i  vizi che annebbiano la mente per un po' ma ti imprigionano per sempre. La soluzione è farsi aiutare ad affrontare tutto quello che  capita a testa alta, e tutti noi sappiamo che ce la potevi fare. Invece no, ti sei lasciato trascinare, un po’ da tuo fratello, un po’ ti sentivi solo, ma soprattutto avevi paura di fare del male a noi. E il dolore che ci hai lasciato ora, che ti sei fatto arrestare, è più grande di quello che potevi farci restando tra di noi.
 
Il problema non è come certe cose accadono, ma perché. E io, personalmente, il perché non me lo so spiegare. Non posso neanche aiutarti come avevamo fatto l’anno scorso: ora sei rinchiuso in una cella e nessuno di noi ti verrà a trovare. Non è per egoismo, io credo, che ti sei isolato, ma per tutte le paure che stavi vivendo. Le paure però le viviamo anche noi, che siamo a casa e che ci troviamo al bar e tu non ci sei. Ad ogni uscita sembra strano non vederti, ed è tutto più strano anche perché non sappiamo fino a quando questa storia potrà andare avanti.
 
Questa volta sarà diverso, questa volta l’hai combinata grossa, caro G Nessuno di noi ora può aiutarti, e soprattutto hai perso la fiducia che riponevamo in te. Abbiamo paura di essere delusi di nuovo.
 
Intanto io rimango a chiedermi perché lo hai fatto, e senza dire niente a nessuno, senza aprirti, senza chiedere niente, allontanandoti da noi. Senza chiedere aiuto.

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