Dall'altra parte della strada
Scritto da Michele Grotto, 3BL il 26 Gennaio 2014.
“Una bella esperienza”. Queste sono le sue parole dopo il lungo viaggio. Questa è la sua risposta ai parenti e ai compaesani curiosi, che lo riempiono di domande. Niente di più e niente di meno. Tutto qui. Sì, certo, non è proprio una persona estroversa, anzi, è un tipo piuttosto taciturno. Non perché non abbia niente da dire ma forse perché se le vuole tenere per sé, le cose che pensa. Wow, come è possibile che dopo sei mesi di assenza non abbia la minima voglia di raccontare le esperienze fatte? Io avrei già raccontato ogni dettaglio del viaggio per almeno tre o quattro volte fino allo sfinimento dei miei poveri ascoltatori.
Beh, questo è mio zio Luciano. Luciano il fratello, lo zio, il figlio, l'allenatore di calcio, il lavoratore, il contadino, il religioso. Luciano il volontario. Esatto, il volontario. Questo è ciò che ha fatto ininterrottamente per gli ultimi sei mesi in Bolivia, dall'altra parte del mondo. Dopo anni e anni passati a lavorare nel centro per persone diversamente abili di Pordenone, ha deciso di mettere la ciliegina sulla torta della sua vita, passata ad aiutare il prossimo senza aspettarsi di avere nulla in cambio. Così, all'età di 61 anni, andato in pensione, ha deciso di volare oltre oceano per dedicarsi per l'ennesima volta ai più bisognosi.
Dopo insistenti domande, finalmente, mi dà una risposta diversa. Eccola.
“Pur non avendo i soldi per permettersi un tetto, la gente, laggiù, dedica la sua vita a divertirsi più che a cercare un lavoro. Loro sì che si godono la vita, se la godono meglio di noi. Poi, dopo essersi divertiti e aver festeggiato per qualcosa (festeggiano per ogni cosa gli capiti!), forse, si tirano su le maniche”.
Ma allora cosa serve passare sei mesi della tua vita a fare il lavoro di persone che potrebbero farlo tranquillamente? Mah, non riesco a capacitarmi, davvero. Allora tanto vale non fare volontariato. Non fraintedetemi, per carità. Quando qualcuno ha bisogno di aiuto sono il primo ad aiutarlo. Quello che voglio dire è che non serve a nulla fare il volontariato in questo modo, è uno spreco di tempo, uno spreco di energie. Allora invece di attraversare l'oceano Atlantico, perché non attraversare semplicemente la strada e aiutare il senzatetto che ha passato la notte al freddo o la famiglia che deve mantenere i due figli piccoli e non arriva a fine mese?