Crescita numerica, decadenza umana
Scritto da Michele Grotto il 07 Luglio 2016.

Ho ascoltato e letto numeri, come ogni volta. L'ennesima volta. Poi, però, ho lasciato perdere. Perché i numeri dicono tanto e dicono niente. I morti perdono nome e diventano cifre. E sprofondano nell'indifferenza, cadono, non si reggono. Proprio come i corpi senza vita di Dacca e Baghdad, proprio come i barconi nel mediterraneo e come l'Airbus dell'Egyptair. Forse con i numeri cerchiamo un'anestesia contro tutto questo sangue. Forse per stare in superficie. Magari a qualcuno va bene così. Per stare in superficie in un'era di "progresso" - a volte, troppe volte, un termine usato a sproposito - e di decadenza. Decadenza da un punto di vista umano.
I numeri sono un inutile tentativo di stare a galla, durante una decadenza che mi sembra sempre più ripida. Non mi riferisco solo alle grandi cose numericamente parlando: il sedicente Stato islamico, l'immigrazione, i morti, i morti e i morti. Penso anche alle piccole cose, segno di decadenza umana, che vengono fatte passare per insignificanti e meno degne di nota, quando invece non lo sono affatto. E lascio immaginare al lettore a cosa mi riferisco. E penso anche alle piccole grandi cose, al contrario simbolo di speranza di inversione di marcia, tralasciate dai giornali. Perché la gente non la legge, la "robaccia" positiva. Non fanno notizia le news positive. Fatico, infatti, a farmene venire in mente qualcuna in questo momento. E questo mi preoccupa, parecchio.