Cari professori...
Scritto da Iva il 19 Gennaio 2014.

Perché nessuno se ne accorge? Voglio dire, passiamo nove mesi a scuola, sei giorni a settimana, per cinque ore. Ci guardate in faccia ogni giorno, ci chiedete come va con lo studio, ci interrogate e per quanto alcuni professori ci capiscano, nessuno guarda mai oltre a ciò che gli appare.
Stiamo morendo dentro, cari professori. Lo sapete? Moriamo dentro perché viviamo in una società dove conta più ciò che appari di ciò che sei. Viviamo in una città dove se non sei vestito firmato e non hai un i-Phone, sei un poveretto. Viviamo delle situazioni familiari complicate e, sì: viviamo col dolore dentro.
Vorrei tanto che, per una volta, apriste gli occhi. Guardate in prima fila: vedrete una ragazza che sorride ma che a casa non fa altro che piangere. Guardate in terza, e troverete forse l'alunna più brava della classe o anche della scuola, che con la scusa della dieta non vuole smettere di perdere chili. Guardate in fondo. Troverete una ragazza che ha terribilmente bisogno di comprensione, di essere salvata.
Guardateli bene questi ragazzi e allora forse sì che noterete i graffi sulle braccia, gli occhi spenti, la loro paura. Paura di non essere abbastanza, di deludere i propri genitori, di restare soli. Perché è questo che siamo: una generazione impaurita che si trova in un mare di guai e non sa nuotare. Siamo gli studenti che vedete ogni giorno, abbiamo sempre la stessa faccia, sempre lo stesso sorriso, ma forse ogni giorno un problema nuovo. E voi? Voi fate, sì, il vostro lavoro: ci insegnate il tedesco, la storia dell'arte, la matematica... Ma chi si occupa di insegnarci come affrontare le vere difficoltà? Chi si è mai fermato un attimo a pensare se uno degli studenti ha dei problemi che vanno oltre a quei quattro scritti nel registro? Io me lo chiedo ogni giorno se uno dei miei compagni ce li ha. Me lo chiedo, se qualcuno di loro pensa che la sua vita faccia schifo, se piangano giornate intere per il loro fisico.
Aprite gli occhi: che senso hanno tutti i progetti sul fumo-fa-male, quando ci sono persone che non sanno neanche se arriveranno a domani? Credetemi: non ho così tanta paura delle sigarette che mi faranno venire forse un giorno un tumore, di quanta ne ho di non svegliarmi domani perché già oggi qualcosa è andato storto.
Perché vi comportate come se sotto sotto ridacchiaste, come se queste cose fossero solo favole? Siamo adulti, parliamo seriamente. Sono cose serie, le nostre. E sono segnali. L'autolesionismo non è una robetta e non lo sono nemmeno i disturbi alimentari.
Cari professori, vi invito a fare un giro nella mia testa. Tenetevi forte, perché vi farà paura: è quasi tutto buio, con mostri che divorano la mia autostima, la mia speranza e pian piano la mia vita.