Scritto da Cristiano Paluzzo Piccin, Classe 5AL
il 18 Marzo 2020.
Buongiorno cari compagni del Marco Belli.
Sono sicuro che molti di voi staranno rimpiangendo le noiose lezioni in classe, le infinite spiegazioni dei prof e le brevissime ricreazioni all’aperto con gli amici di sempre. Eh, già. Tutto questo, che per molti di noi giovani era un peso, si è rivelato essere (anche se lo è sempre stato) un diritto ed una libertà che colorava le nostre giornate di conoscenza, di sapere, ma soprattutto di risate. Ci accorgiamo oggi di quanto quel peso non sia altro che un punto fisso della nostra vita, che può sembrare noioso per la monotonia con cui si ripete, ma che, quando manca, si sente, eccome se si sente.
Scritto da Elisa D'Angelo, Classe 5AL
il 15 Marzo 2020.
Sono una ragazza di diciotto anni, sto ancora studiando, e la mia testa è ogni giorno colma di mille domande sul mondo in cui sto vivendo. Ce n'è una in particolare, però, che mi sorge ogni giorno, non appena leggo notizie su voi bracconieri, che uccidete animali a vostro piacimento, senza rispettare le regole. Ne vale davvero la pena?
Scritto da Prof.ssa Monica Imperatore
il 08 Marzo 2020.
8 marzo 2020
In seguito alla chiusura forzata delle scuole di queste settimane, una mia classe ha perso l’occasione di assistere ad uno spettacolo, dal titolo La scelta, sulla giovane Tina Anselmi, una figura femminile di rilievo per la storia italiana, ma quasi sconosciuta alle giovani generazioni. L’attività rientrava all’interno di un percorso tematico sulla storia delle donne nel Novecento.
Scuola chiusa, teatri chiusi: tutto perduto?
Scritto da Vari
il 21 Febbraio 2020.
È trascorso parecchio tempo dalla Giornata della Memoria, ma il viaggio interiore che lo spettacolo Storie di donne ebree ha fatto incominciare nelle menti e nei cuori dei giovani spettatori non si è concluso.
Ho il piacere di mandare in stampa 5 elaborati, immaginati come una lettera di un adolescente a una di quelle donne, di cui hanno toccato la vita per un momento, per il tempo di una finzione, per il tempo di un viaggio….
Prof.ssa M. Imperatore
LETTERA A LAURA GEIRINGER
Cara Laura,
ti chiamo col tuo nome, perché questa è la tua identità, non il numero di matricola 75676 tatuato sul tuo braccio. Non sei mai stata un numero, anche se posso immaginare che ogni giorno quel tatuaggio ti faccia ricordare il contrario. Com’è strano pensare che oggi i ragazzi si tatuino per avere dei propri simboli di riconoscimento e allora voi, ragazzi, non avete potuto scegliere ciò che vi rappresentava. Come non avete potuto scegliere di professare liberamente la vostra fede ed essere considerati una “razza diversa” … diversa da che cosa, poi? Talmente diversa che sui vestiti vi avevano fatto cucire una stella per riconoscervi e omologarvi.