È arrivata la fine. Un' altra. Ma quanti momenti di "fine" ho dovuto affrontare finora? La fine dell' asilo e il conseguente diploma, la fine delle elementari e le foto ricordo, la fine delle medie che chissà perché mi sembrava la fine di tutte le mie amicizie, la fine di rapporti con persone che amavo che hanno lasciato un buco incolmabile proprio sulla bocca dello stomaco. Ormai so che ogni fine è necessaria, che significa cambiamento e che porta con sé qualcosa di più grande (Hegel docet), ma siamo pronti per la fine? E soprattutto, siamo pronti per quello che verrà dopo? Non c'è tempo per le esitazioni, bisogna essere pronti, sì, senza incertezze. In bocca al lupo ai maturandi e a tutti quelli che hanno una fine fa affrontare. Ci vediamo dall' altra parte.
Il capodanno cinese, anche chiamato festa di primavera in quanto segna il passaggio alla primavera, è la festività più importante in Cina, paragonabile al Natale per noi.
Quest'anno il 25 dicembre ero a scuola come se fosse un giorno come gli altri, perché effettivamente per i cinesi lo è, ma in compenso ho avuto l'opportunità di festeggiare l'inizio del nuovo anno lunare. Durante questa festività un miliardo di persone si sposta da una parte all'altra della Cina per riunirsi ai parenti lontani, creando uno dei movimenti migratori più grandi al mondo. È frequente infatti che membri della stessa famiglia risiedano in città molto lontane tra loro e le persone anziane vivano in vecchi villaggi dispersi nelle campagne cinesi.
Penso che la moda legata alla voglia di apparire dei giovani sia un tema piuttosto complicato. Tutti sappiamo quanto noi ragazzi vogliamo apparire belli o disinvolti di fronte ad altre persone. Tutti sappiamo quanto facciamo spendere ai nostri genitori per comprare una maglietta o un pantalone che è alla moda, ma che tra neanche un anno non lo sarà più. Ma perché? Perché vogliamo comprare qualcosa solo perché tutti ce l'hanno, solo per essere alla moda?
Il pensiero è una di quelle cose che a quest'ora della notte,
quando sei troppo stanco per far altro
ma poco stanco per dormire, ti assale.
È infinito, rinchiuso nell'infinità della mente...
Piccolo, sottile, invisibile, veloce, impercettibile.
Urla e si muove, e cerca di trovare uno spiraglio di libertà.
Non lo controlli, non puoi.
La lunga depressione che mi separa dal genere di romanzi teen e young adult e le varie città di carta e colpa delle stelle sta avanzando a passi schifati nella mia vita adolescenziale ancora poco, riempiendo i buchi delle mie ambizioni catastrofiche e disordinate, invadendo giardini che non frequento e occhi che non chiudo perché, ironia o no, dormo poco. L'aumento della percezione - bella - che siamo così insignificanti, un passatempo infantile, disegna muri pieni di scritte che riguardano il vino, la vita e lo scudetto della Juve, tanto infantile che se mi chiedessero "quanti anni hai?" risponderei, ignaro di averne venti dopodomani, "diciassette". Diciassette centimetri di vita ho percorso, anzi diciotto, poi ho fatto la patente, poi diciannove, e ancora non ne ho avuto abbastanza di dire, io guardo, guardo, di dire "angi chiedimi cosa mi affligge" e lei: "cosa ti affligge?" ed io "il fatto che la vita sia un dono e non una condanna".
È arrivato il primo anno di liceo. Prima verifica, prima delusione, primo amore. Forse un po’ tutti troppo occupati a pensare “cinque anni non passeranno mai” per capire che stanno già passando. Dai quattordici ai diciannove senza accorgersene, e in mezzo l’immensità di ciò che è successo, di come siamo cambiati. Irriconoscibili.
È arrivato l’ultimo anno di liceo. Ultima interrogazione, ultimo lunedì di scuola, ultimo autobus da prendere. Forse un po’ tutti troppo ansiosi per gli esami per poter ricordare, o meglio per apprezzare davvero, tutto ciò che c’è stato prima di queste ultime volte.
Da novembre, il mercoledì, frequento il corso di teatro.
Mi è stato proposto dalla scuola e ho deciso di partecipare per provare una nuova esperienza.
L’ attività di teatro inizia alle ore quattordici e finisce alle sedici, si svolge presso la palestra dell’istituto “Luzzatto”. Vengo accompagnato dai miei genitori e, quando arrivo, trovo Alessandro, l’educatore, che mi aspetta. Sono già lì anche gli altri istruttori. Uno si chiama Stefano, è un attore che ha realizzato vari film in tv, è di statura media, simpatico, snello, ha i capelli grigi, parla tanto e fa battute divertenti. L’altra operatrice si chiama Martina, è giovane, ha i capelli neri, portamento dritto e voce allegra.
Altri studenti con cui faccio teatro sono Alex, un ragazzo simpatico, Ludovica, di statura media e piuttosto silenziosa, Edoardo, alto, simpatico e sorridente e, infine, c‘è Samuel, capelli neri e sempre allegro.
La nostra compagna di classe, Eleonora Brichese, è stata premiata come atleta dell’anno, per l’impegno ed i risultati raggiunti, da Johnny Minoia, vicepresidente della “Fondazione Caorle Città dello Sport”, durante la cena che si è tenuta giovedì 28 aprile 2016, organizzata dall’ “Associazione Festeggiamenti Sansonessa” in collaborazione con il Comune di Caorle.
Eleonora è impegnata nella stagione sportiva con l’associazione “Union Volley Jesolo” nel campionato under 18 e serie B2.
Brava, Eleonora!
I tuoi compagni di classe 3AU
Nella foto, al centro, Eleonora Brichese, ai lati i due allenatori, Arianna Guiotto e Stefano Polato.
I ragazzi di 3AU, nell'ambito del progetto
Di persone si tratta, proposto dall'Amministrazione del Comune di Portogruaro, hanno elaborato il tema relativo alla violenza di genere realizzando questa breve presentazione. Buona visione!
Prof.ssa C. Gallo