Scrivono i Prof

Cosa farò da grande?

Scritto da La cinciallegra il 13 Giugno 2010.

Ci siamo.
Le lezioni sono terminate e per gli studenti di quinta è ora di scegliere. Sì: è ora…ora e cioè adesso.
Chi non sarà ammesso all’esame dovrà scegliere se re-iscriversi o no (speriamo assolutamente di sì!); chi si sta preparando agli esami, augurandogli con tutto il cuore di superarli, dovrà scegliere “cosa farà da grande”.
Anche “non scegliere” è scegliere, prendere una decisione, porsi di fronte alla vita con un volto.
Quante attività, anche quest’anno, sono state dedicate dal nostro Istituto all’ “orientamento”!


La cinciallegra scorre con gli occhietti l’articolo del suo amico prof. Tre, proprio nella sezione del LogBelli denominata “orientamento” e trova indicazioni di siti utili, ma ricorda anche l’uscita a Job Orienta a Verona e poi incontri facoltativi presso l’Università di Venezia, Padova, Trieste, Udine; e conferenze; e l’incontro con gli ex-allievi; e quello con l’Università di Trieste, presso il Campus di Portogruaro; e poi quello con la Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano, e i questionari distribuiti e compilati nelle classi…
I questionari, somministrati a tanti studenti di quinta, non solo del Portogruarese, verranno elaborati da una ex allieva del nostro Istituto che sta per laurearsi in “Psicologia dello sviluppo” a Trieste e la/ci aiuteranno a comprendere in base a quali criteri si sceglie il proprio futuro. Scopo dell’indagine, capire come orientare meglio gli studenti.
E’ del 6 giugno un interessante (e per la verità anche un po’ inquietante) articolo di Anna Maria Sersale, pubblicato su “Il Messaggero”, dal titolo “ Università, sempre più abbandoni: 18 su 100 si fermano al primo anno”. I rettori degli atenei affermano: “La selezione avviene perché non possiamo mandare avanti tutti, ma molti fanno scelte sbagliate”.
Partiamo da quest’ultima affermazione, dunque, perché è quella che decisamente tocca più da vicino gli studenti che stanno terminando il liceo e che si trovano davanti al momento cruciale della “scelta”.
Che fare? Come muoversi nel labirinto di facoltà e di sedi universitarie?
Qualche consiglio.
Prendiamo un volatile a caso. Una…cinciallegra.
Ali per volare, occhi per vedere, “orecchie” per sentire, zampette per appoggiarsi al suolo, beccuccio per cinguettare e pure per cibarsi e gustare i sapori della vita, “penne” per…scrivere.
La cinciallegra, intorno ai diciott’anni, quando anche per lei, terminato il liceo classico, è arrivato il momento di scegliere, si è guardata allo specchio e si è vista “così”. Con queste caratteristiche, con questi doni. Fatte le sue riflessioni, ha deciso di iscriversi alla facoltà di Lettere. Credeva (ed aveva ragione!) che per valorizzare e mettere a frutto i propri talenti non avrebbe potuto pensare di ispezionare il fondo degli oceani (mica ha le branchie!) e neppure ipotizzare un lavoretto in Alaska. Il clima non le si confaceva.
Ecco, dunque, il primo consiglio ai maturandi che, oltre a prepararsi per l’esame, stanno pensando al “dopo”: osservatevi allo specchio e scrutate dentro di voi!
La prima cosa a cui guardare, infatti, sono le doti naturali, il temperamento, la predisposizione verso una cosa anziché un’altra: doni preziosi che, se fatti fruttare, potranno rendere lo studente di ora un adulto realizzato e felice e doni preziosi che possono/dovrebbero essere messi a servizio di qualcosa d’altro. “Vocazione” è proprio questo essere chiamati alla vita: ri-conoscere il nostro posto, partendo dalla conoscenza di ciò che siamo e di come siamo.
Non è un richiamo “esterno”, la vocazione: un’allucinazione, una vocina che se non sento mi legittima ad aspettarla, inerme e da “bamboccione”, per tutta la vita e, se la sento, autorizza chi mi sta vicino a farmi ricoverare d’urgenza al Centro di salute mentale!
La Vita ci chiama, ci indica il cammino “da dentro”, proprio donandoci le inclinazioni che abbiamo e che ci rendono “speciali”.
Certo, grazie alle zampette e al po’ di sale in zucca che si ritrova, la cinciallegra, tra un voletto e l’altro, sa però stare anche ben piantata a terra ed ha imparato nel tempo a non avere manie di grandezza. E’ vero che ha le ali e dunque tutte le carte in regola per sollevarsi da terra, ma ve la immaginate una cinciallegra che presuma di fare…l’aquila, solo perché, guardandosi allo specchio, un bel giorno ha scoperto di poter volare?
Intanto è miope e, mancandole l’acutezza dello sguardo caratteristica principe di un’aquila anche di serie zeta, già sarebbe un flop in partenza. Secondo: l’apertura d’ali, e la muscolatura, e la cassa toracica, e i polmoni, e la conformazione del becco di un’aquila che si rispetti sono lontanissimi da ali, muscoli, cassa toracica, polmoni, beccuccio da cinciallegra. Non c’è proprio storia!
Questo per dire, banalmente, che è necessario, anzi indispensabile, fare i conti con la realtà.
Per ciascuno ci sono circostanze oggettive, inevitabili, per cui non sempre si può fare ciò che si sogna. Penso, ad esempio, alla crisi economica che sta investendo tante famiglie e che magari non permette a “quello” studente, pur dotato, di iscriversi alla “Bocconi” o alla “Normale”, come desidererebbe.
Che fare? Piangersi addosso? Arrabbiarsi col mondo?
Chi può dire se la cinciallegra magari non avrebbe preferito, in cuor suo, un’altra scuola, in un altro paese, in un’altra regione…
E’ qui. Usa le sue ali per volare quando serve e le “penne” che ha in dotazione per…scrivere. Ha fatto i conti con le circostanze della vita che l’hanno portata qui e non in un altro posto ed è realizzata, ed è felice.
Le circostanze quindi vanno non solo accettate con una smorfia, ma…abbracciate grati e curiosi. Per vedere cosa ci aspetta. Sono esse stesse, sempre, bussola che orienta e vocazione che si compie, magari per strade im-previste e in-aspettate.
Il traguardo sarà bello da commuoversi. (Se non vi fidate della cinciallegra, leggete con gli occhi del cuore “Prima del viaggio”, poesia deliziosa di Eugenio Montale!)
Ultimo consiglio: il criterio con cui la società di oggi e la mentalità dominante abitua a guardare il futuro mette al centro il tornaconto, il denaro, la “posizione”, l’utilità, l’autorealizzazione, in una falsa idea di autonomia e di un io completo in se stesso. Maturità significa anche guardarsi attorno e capire “di cosa ha bisogno il mondo di cui faccio parte”, “come posso mettere a frutto i miei talenti, per contribuire a costruirne o a migliorarne un pezzettino”.
Allora sì, verificati tutti e tre questi aspetti (attitudini, circostanze e bisogni non solo propri ma della “comunità”), la scelta potrà dirsi consapevole e il percorso…un po’ meno faticoso.
Pare impossibile a sentirlo raccontare, perché è un’esperienza tutta da vivere: la bellezza del cammino incredibilmente corrispondere ad una vocazione che piano piano prende carne e si avvera.
Parola di…cinciallegra.

P.S. Non è la prima volta che le zampette della cinciallegra premono sulla tastiera del suo computerino le nove lettere di un termine che ai più sembrerà quantomeno obsoleto: “vocazione”.
A lei - ormai si è capito - questo termine piace moltissimo. Ma che conforto sapere che non è l’unica ad usarlo e che non è poi così fuori moda come qualcuno vorrebbe far credere!
Vincenzo Milanesi, rettore di Padova e presidente di Aquis, il club degli atenei virtuosi, usa la stessissima parola nell’articolo di Anna Maria Sersale sopra citato.
Non ci credete?
Libratevi in volo pure voi, per dare una controllatina: “Il Messaggero”, 6 giugno 2010.

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